Gentile direttore, ho letto il discorso pronunciato dal generale Masiello al 40mo dei Lagunari e, rammentando di aver letto il Comunicato Stampa dell'Esercito (risale al 25 giugno, non siete stati esattamente "tempestivi"), sono andato a rivederlo.
Il Generale di Corpo d'Armata Carmine Masiello, salutando gli ospiti e i reparti schierati, ha formulato a tutti i Lagunari il suo personale riconoscimento evidenziando che “adattarsi alle esigenze che lo scenario geostrategico attuale impone è molto più complicato che pensare a come affrontare le sfide e le opportunità del futuro. In questo caso" – ha proseguito il Capo di SME – “servono risultati, ogni settimana, perché noi, ve lo ricordo, siamo l'Esercito e in caso di crisi, come sempre nel passato, i nostri concittadini guarderanno a noi. Tutti devono mettersi in gioco ed essere artefici di nuove, continue e creative soluzioni e alternative, a partire dall'impegno nel contenere e superare la fitta patina di burocrazia, che ci impedisce di andare alla velocità che dobbiamo. Lagunari, a voi che portate il basco verde, come il colore della vostra amata laguna di Venezia, simbolo di fratellanza e di spirito di corpo, chiedo di continuare a "infrangere come lo scoglio e travolgere come l'onda" tutte le sfide che il futuro ci riserva. E sono tante."
Sono sbigottito! La discrepanza tra il comunicato ufficiale e il discorso effettivo (SCHIETTO E CORAGGIOSO) del capo di stato maggiore dell'Esercito solleva interrogativi sull'eventualità di una vera e propria censura: sembra ridurre significativamente la complessità e la ricchezza di quanto esposto pubblicamente.
Il signor generale ha chiaramente affrontato il tema della guerra, parlando della necessità di prepararsi seriamente e coscienziosamente a scenari che vedono la presenza di "unità corazzate, di campi minati, di rotoli di filo spinato, di trincee. Tutte cose che pensavamo relegate nei libri di storia, alla prima guerra mondiale." Ha insomma sottolineato come la guerra sia una realtà con cui dobbiamo fare i conti, in contrasto con il passato recente dominato da "operazioni di supporto alla pace".
Questi riferimenti sono elementi centrali del discorso del generale! Tuttavia, nel comunicato ufficiale, sembrano essere stati omessi dando spazio solo a messaggi generici...
Perché sono stati eliminati? È stata una scelta strategica per evitare di allarmare l'opinione pubblica? Oppure c'è stata una volontà deliberata di censurare parti del discorso considerate troppo controverse o sensibili?
Questa mancanza di trasparenza solleva preoccupazioni sulla genuinità e completezza della comunicazione ufficiale dell'Esercito e sulla capacità del pubblico di ricevere informazioni cruciali su tematiche di grande rilevanza nazionale e internazionale.
L'iniziativa di riduzione della burocrazia attraverso una casella di posta dedicata è poi stata totalmente omessa.
Si potrebbe ipotizzare che il comunicato sia stato deliberatamente depurato di contenuti potenzialmente scomodi o controversi, sia per evitare un eccessivo allarmismo sia per mantenere un messaggio più controllato e istituzionale.
La responsabilità sarà da imputare alla Forza Armata o, salendo di grado, alla Difesa?
Questa ipotesi di censura merita un approfondimento: è stata una scelta comunicativa strategica o c'è stata un'intenzione di nascondere parte del messaggio del generale Masiello al pubblico?
La risposta a questa domanda è cruciale per comprendere meglio le dinamiche interne alla comunicazione e il livello di trasparenza effettivamente praticato in via XX Settembre.
Sorgono infine preoccupazioni anche riguardo alla prossima nomina del capo di stato maggiore della Difesa: serve un uomo di polso che dice - o almeno "prova a dire" - le cose come stanno o serve un utile "pupazzo"?
Lettera firmata
Gentile lettore, innazitutto mi scuso per il ritardo nella pubblicazione: la trascrizione era stata tempestiva ma - tra le oltre cento email quotidiane ricevute (spam compresi) - è sfuggita. Ringraziando ancora l'ottima collega Lieta Zanatta che ha sbobinato l'intervento, dopo essermi cosparso il capo di cenere, ridico "meglio tardi che mai...".
Rivedendo i testi effettivamente una certa discrepanza si nota, tuttavia voglio spezzare una lancia a favore della pubblica informazione dell'Esercito.
Per prima cosa ritengo assai arduo ridurre un simile discorso a poche righe senza rischiare di allarmare un gregge di pecore politiche che, di fronte alla minaccia imminente di lupi, pensa solo a screditare il cane pastore di turno per farne nominare un altro, piuttosto che riparare il recinto!
Secondo, quella militare è una gerarchia: siamo sicuri che, se censura c'è stata, sia avvenuta a livello Esercito e non più in alto? Siamo sicuri che non si debba "tirare lo sciacquone" altrove? Non lo sapremo mai finché, tardivamente e drammaticamente, qualcuno dovrà assumersi domani la responsabilità delle scelte di oggi.
Mi sento un "disco rotto" ma in una Repubblica democratica come quella (ZAK!) transalpina, ogni giovedì pomeriggio da cittadini potremmo sciogliere ogni interrogativo durante una delle regolari e libere conferenze stampa della Difesa. Nella "democrazia" de noantri dovremo tenerci il dubbio.
Se lei ha ragione ed un capo dell'Esercito è stato censurato vorrà dire che, come ai tempi della leva, toccherà tornare al "Muti e rassegnati!"? Per Difesa Online sarà davvero dura, se non impossibile.
Andrea Cucco