Viviamo, credo, in uno dei periodi storici più paradossali e oserei dire bigotti degli ultimi secoli. Sembriamo inorriditi che ad una aggressione armata si possa rispondere con una rappresaglia un isolamento duro con una reazione, se è il caso, anche più intensa dell’atto stesso che l’ha causata.
Ma perché tutto questo? Perché non si ha più il diritto di provare il sentimento di doversi o dover “vendicare”?
Siamo entrati nel mood che si deve sempre saper reagire in modo composto, quasi soft, per dimostrare di essere dalla parte della ragione, di essere la parte civile del mondo o forse perché realmente non si ha il coraggio di iniziare un qualcosa che poi richiede coraggio e risolutezza per essere portato a termine.
Quindi forse la domanda giusta sarebbe ma perché siamo diventati codardi? Sentimenti come "altruismo, coraggio, altissimo senso del dovere e saldezza d'animo" (volutamente presi dalle motivazioni finali alla MDVM di un vostro recente intervistato) dove li abbiamo persi?
Siamo la società che sembra aver forza solo per combattere per un social like, ma ci giriamo di fronte a soprusi o aggressioni già nel nostro piccolo quotidiano. Siamo così ridicoli che pensiamo che le guerre si fermino con la condivisione di un post, con la firma della petizione online di turno, perché neanche a firmare di persona andiamo.
Ed allora come possiamo permetterci di giudicare chi decide di combattere, ma di combattere nel significato vero della parola, mettendo fronte al nemico se stessi, corpo anima ed arma. E sì arma perché è maledettamente vero che certe battaglie per i propri diritti si devono combattere con le armi, con la risolutezza ed il coraggio.
Sicuramente queste parole indigneranno, forse ad andar bene potrei essere definito “guerrafondaio”, ma senza andar via lontano nella storia, pensiamo ai nostri nonni o bisnonni, loro hanno messo corpo, anima ed arma, eppure non sono mostri guerrafondai.
Noi ad appena due generazioni abbiamo abbracciato totalmente la nostra confort zone e facciamo l’impossibile per non uscirne.
Quanto è drammaticamente attuale la Vostra domanda: “E quando toccherà a noi?”.
Saluti da un assiduo lettore
Luigi Scirocco
Gentile Luigi, apprezzo molto quanto espresso e lo condivido integralmente. Ringrazio soprattutto per la riflessione ed i tanti "perché" contenuti nella lettera.
Osservando un popolo diviso e deriso, la cui maggioranza ha da tempo smesso di andare a votare persino "turandosi il naso", la risposta corretta è probabilmente una sola: siamo stati truffati.
I molti beneficiari (non per forza "autori") del raggiro si possono identificare senza troppe difficoltà. Quello che lascia filtrare un filo di speranza per il futuro è che sono oggi minoranza.
Storditi (quasi assuefatti e "dipendenti") dall'ipocrisia, dal mood che ha ben indicato, dalle censure o dalla disinformazione, e dal "politicamente corretto"... dovremo presto tutti aprire gli occhi ed alzare - finalmente - lo sguardo dai nostri piedi.
Sarà un gran giorno!
Andrea Cucco