Sembrava essere un sogno quando APC (All Progress Party) annunciava la scesa in campo del canditato Muhammadu Buhari (già presidente durante un regime militare negli anni '80) con l’aspettativa di rivalorizzare la Nigeria. Sin da subito si è intuito che il sogno si sarebbe trasformato in un incubo per imprenditori e investitori: economia del tutto ferma e assenza di strategie hanno portato a disagi sociali e malcontento nella popolazione. La stessa che aveva creduto in lui alle ultime elezioni, quando si proclamava paladino dell’anti-corruzione.
Con la lotta alla corruzione Buhari si è fatto amare dagli altri capo di Stato come Merkel, Macron, Renzi e in seguito Gentiloni. Nei primi sei mesi del suo incarico presidenziale ha viaggiato per rintracciare soldi illecitamente rubati e firmato accordi per il rientro di capitali. Ma nonostante abbia anche rafforzato e dato pieni poteri alla EFCC, equivalente della Guardia di Finanza, con a capo il super poliziotto Magu, e istituito un organo speciale sotto il controllo del Ministro della Giustizia, il Presidential Panel for the Recovery Asset, comandato da Obla, un altro super poliziotto, nemmeno una Naira (valuta nigeriana, ndr) è tornata in patria. È stato solo un mezzo di propaganda, perché la EFCC non ha ottenuto i risultati sperati, con agenti che si facevano corrompere per chiudere i casi, lasciando Magu a lavorare solo e senza mezzi rischiando anche la vita durante un tentativo di eliminarlo in cui è morta una guardia di sicurezza. Allo stesso tempo, Obla e il suo team di agenti speciali, non hanno neanche i fondi per pagare la benzina delle auto di servizio.
Una politica economica di preservazione che ha portato la Nigeria di Buhari a non essere più attraente per gli investitori stranieri con opportunità di sviluppo finanziario. Una politica economica disastrosa che ha favorito l’emigrazione verso l'Europa di molti giovani che non intravedono nessuna probabilità di lavoro.
La Nigeria conta una delle più alte riserve di petrolio, minerarie e agricole, il governo non ha saputo espanderle e sviluppare esportazioni che avrebbero potuto risanare buona parte dell’economia della nazione. Invece, nonostante le migliaia di inutili "autorità nazionali" istituite allo scopo, si continua a vendere solo localmente.
Buhari non ha solo fallito sul piano sociale, la sconfitta più grande è stata sul piano della sicurezza in cui ha investito ben poco in termini di risorse, non permettendo alle Agenzie e Forze Armate di approvvigionarsi adeguatamente per combattere terrorismo e criminalità. Un budget, già irrisorio, è stato limitato praticamente al pagamento di stipendi. Le attrezzature mancano di manutenzione, migliaia di veicoli e mezzi sono in disuso perché non si può comprare un semplice filtro della benzina, agenti sotto pagati e mal equipaggiati non hanno nemmeno l'apparenza “combat ready”.
L'Esercito nigeriano è oggi privo di risorse per combattere il terrorismo di Boko Haram, che ancora spadroneggia nel NordEst e continua a rapire intere scolaresche, sotto gli occhi di un presidente incapace e noncurante tanto da snobbare il problema e non recarsi in prima persona sul campo, come farebbe un vero Capo di Governo.
D'altronde, si è visto Buhari, preferire la compagnia di Naomi Campbell per l’inaugurazione del progetto multi miliardario di EKO Atlantic in Lagos anziché recarsi ai funerali dei 30 soldati morti mentre combattevano contro i terroristi... Come è stato assente nelle ultime stragi per mano dei nomadi Fulani (gruppo tribale a cui appartiene Buhari) che, nella transumanza del bestiame, sterminano villaggi interi se negano loro il passaggio sulle terre.
La Marina Militare è inadatta in termini di struttura ed equipaggiamento, per il controllo delle coste e delle migliaia di fiumi ove si sviluppa la ricchissima industria petrolifera, con conseguente sviluppo delle attività criminali come la pirateria, i sequestri di persona e il furto di petrolio che comporta anche la raffinazione illegale ed enormi danni per l’ambiente.
L'apparato dei Servizi di Intelligence, SSS, non è capace di sfruttare le fonti sul terreno (HUMINT) per prevenire gli attacchi terroristici che si sono evoluti ultimamente con l’uso di “suicide bombers” o di usare al meglio l’attrezzatura israeliana a disposizione per captare le comunicazioni tra i membri di Boko Haram.
Buhari si è circondato di un entourage senza alcuna capacità tecnica o di gestione amministrativa, che porta ad avere disservizi nel normale disbrigo delle pratiche più semplici: vengono "processate" solo se si paga e si corrompe!
Nulla è quindi cambiato e, nonostante le bellissime e promettenti parole, Buhari non è stato in grado di mantenere le promesse fatte durante la campagna elettorale.
La corruzione dilaga, la Nazione non si sviluppa e la popolazione soffre.
Nonostante tutti questi aspetti negativi, l’Unione Europea, nella sua mentalità perbenista, continua a credere in Buhari, tanto che la delegazione UE e tutti gli ambasciatori degli Stati Membri, hanno espresso pieno appoggio al presente governo nigeriano e sarebbero ben felici di supportare un'eventuale rielezione dello stesso. Un'Unione Europea ben contenta di accogliere le migliaia di immigrati nigeriani per favorire le centinaia di ONG che basano la propria economia sul mercato degli esseri umani?
Buhari, durante un recente convegno dell’APC, ha annunciato la sua ricandidatura alle presidenziali del 2019, dichiarando: "È IL POPOLO CHE ME LO CHIEDE!" Evidentemente Buhari non sa leggere i segnali del proprio popolo, affamato e stanco della sua disastrosa politica, e non vuole vedere il danno economico arrecato in questi anni dal suo governo.
I segnali sono ben diversi, da quelli interpretati da Buhari. Il popolo nigeriano rivuole indietro il “CHANGE”, il cambiamento tanto promesso: lo si vede con le tante campagne con hashtag del tipo BABAGIVECHANGEBACK o INotStandWithBuhari.
Sicuramente, la Nigeria necessita di un vero e sano cambiamento con persone oneste ma anche capaci. Le elezioni sono vicine e il partito di opposizione, PDP, è in attesa che il popolo si esprima democraticamente.
(immagini: Palazzo Chigi / U.S. Army/ web)