La guerra in Ucraina ha visto la consacrazione del drone quale sistema d’arma fondamentale ed irrinunciabile del campo di battaglia. Utilizzati per la ricognizione a lungo raggio già nella guerra del Vietnam da parte statunitense, i droni o velivoli teleguidati senza pilota, come erano all’epoca conosciuti, hanno avuto il primo vasto impiego anche in campo tattico nel corso della guerra in Libano del 1982 da parte israeliana nella sorveglianza del campo di battaglia, acquisizione obiettivi e guerra elettronica. Nel recente conflitto in Nagorno-Karabakh (e prima ancora in Siria e Libia) si sono affermati pure i droni killer o loitering munition, il cui spiegamento su vasta scala è stato determinante per la vittoria azera.
L’Esercito italiano vanta una certa tradizione di impiego di droni, in quanto già negli anni Sessanta del secolo scorso erano in servizio nella brigata missili “Aquileia” i Canadair CL-89 da ricognizione fotografica con traiettoria di volo fissa pre-programmata e portata di oltre 100 km. Attualmente la componente droni è concentrata nella brigata di informazioni tattiche dell’Arma delle trasmissioni.
In base all’esperienza del conflitto in Ucraina, ogni reggimento di manovra (fanteria e cavalleria) dovrebbe disporre di un plotone da ricognizione dotato di blindati Lince da esplorazione ravvicinata e di droni a corta portata per l’osservazione e l’acquisizione obiettivi. A livello di brigata dovrebbe essere costituito un reggimento dotato di droni a media portata e di droni killer in grado di operare a fianco del reggimento di artiglieria da 155 da supporto diretto o decentrato all’occorrenza per batteria ai reggimenti di manovra. Il livello di divisione/corpo d’armata dovrebbe disporre di una grande unità elementare di artiglieria destinata al supporto di fuoco generale per individuare e colpire obiettivi a grande distanza. Tale grande unità dovrebbe ricalcare la formazione della 3^ brigata missili “Aquileia” del tempo della guerra fredda.
Costituita per l’impiego in via prioritaria del munizionamento nucleare, tale brigata era dotata nel suo ultimo organico di: reparto comando, gruppo missili superficie-superficie Lance con gittata di oltre 100 km, 2 gruppi di artiglieria semovente da 203/39, reparto di fanteria a livello di battaglione per la difesa vicina degli schieramenti, battaglione genio, battaglione trasmissioni, gruppo droni da ricognizione, gruppo squadroni elicotteri, reparto specialisti, gruppo acquisizione obiettivi (forze per operazioni speciali), battaglione logistico.
Si tratterebbe ora di replicare tale formazione aggiornandola con l’assegnazione di un reggimento MLRS, di due gruppi semoventi da 155/45 sparanti munizionamento Vulcano, un reggimento droni pesanti da ricognizione e acquisizione obiettivi a lungo raggio (eventualmente armati di missili e bombe guidate), un reggimento di droni killer a lunga portata e reparti di sostegno, quali paracadutisti da infiltrare dietro le linee nemiche per l’acquisizione e tracciamento laser degli obiettivi, radar per la sorveglianza del campo di battaglia, sistemi controaerei e contro droni, elicotteri d’attacco, ecc.
Tale grande unità dovrebbe appartenere all’Arma di artiglieria, al fine di ridurre i tempi di intervento tra l’individuazione di un bersaglio ed il lancio di munizioni per eliminarlo.
F.C.