Il 2 giugno di ogni anno in Italia si festeggia la Repubblica, cioè si festeggia la forma di Stato scelta dai cittadini con un referendum che, persino gli storici più imparziali definiscono quanto meno "dubbio", minori sono i dubbi dei costituzionalisti, ma si sa, la legge si applica per i nemici e si interpreta per gli amici.
Considerati i documenti di un passato non troppo remoto è fuor di dubbio che il 2 giugno celebri una rottura e non una riconciliazione, cosa che invece sarebbe possibile fare se si festeggiasse con pari solennità ed enfasi il 17 marzo (compleanno dell'Italia), ma quell’unità fu figlia della monarchia sabauda soggetta all’onta dell’alleanza con il fascismo, come se Umberto Biancamano avesse trasmesso ai pronipoti di 1000 anni più giovani il gene del collaborazionismo. Il 4 novembre (festa per la vittoria della 1^ guerra mondiale) in una situazione come quella odierna susciterebbe almeno qualche perplessità, anche perché c’è il rischio che qualcuno venga sfiorato dal dubbio che la pacifica Italia sia stata in grado di invadere un paese sovrano e poi li giù con le faziosità e i distinguo colmi di sincretismi. A questo punto ci si potrebbe orientate sul 25 dicembre, credo che per questa data non occorrano spiegazioni tra parentesi, ma anche in questo caso non sarei sicuro dell’unicità di intenti.
L'Italia è tuttavia un paese particolare, anche quando sceglie la data per festeggiare se stessa e così, dopo due anni di emergenza sanitaria, torna anche a far sfilare le sue Forze Armate, ma restano le migliaia di distinguo, tenendo a precisare che sono forze di pace persino in un mondo contemporaneo divorato dalla guerra e allora eccoli li a sfilare insieme ai fucili i pompieri, dopo le sciabole le crocerossine e chissà chi altro. Insomma, un evento divisivo ed annacquato, già sospeso da Pertini e Forlani negli anni '80, per nulla sentito da cittadini ormai narcotizzati dalla vuota propaganda di una politica contraria a concetti essenziali quali: sovranità, interesse nazionale, etica della cittadinanza.
La sfilata in se c'entra poco in questo ragionamento, i militari, come sempre si impegnano nel mostrarsi al meglio, consapevoli di essere una delle istituzioni solide e fedeli allo Stato, forse l'unica, ma è il resto del paese che in se porta le contraddizioni del 2 giugno, una nazione, l'Italia del XXI secolo, priva di dignità propria, un paese che ha saputo mantenere vive solo le conflittualità becere e partigiane di una politica delle fazioni contrapposte, mai in grado di trovare una sintesi, un accordo, un momento di condivisione.
È per questo io ripenserei la festa del 2 Giugno.
GdBN
Gentile lettore, nella patria dei condoni e viste le attuali condizioni del Paese, magari si potranno "sanare" le sue perplessità a posteriori con un nuovo evento storico di riferimento... Un 2 giugno 2023 o 2024 da celebrare per molti anni?
Andrea Cucco