"Il Kosovo resta una polveriera" (video)

(di Daniela Volpecina)
19/10/24

"Con la nostra missione abbiamo riportato la normalità in questo Paese ma il Kosovo resta una polveriera. Se andassimo via, sono certo che scoppierebbe nuovamente la guerra. La pace esistente è infatti solo apparente. Sarà necessario un cambio generazionale prima che le parti coinvolte possano dimenticare ciò che è successo durante il conflitto". Così il tenente colonnello Gianfranco Paglia, consigliere del ministro della Difesa, Guido Crosetto, rivolgendosi alle truppe impegnate in Kosovo, in occasione della visita istituzionale a ‘Villaggio Italia’, sede del Regional Command West (RC-W – Comando Regionale - Ovest) nei pressi della città di Pec/Peja. Una due giorni, organizzata in un momento di certo non facile alla luce dei conflitti in corso in Medioriente e in Ucraina, la cui eco fa sentire il suo peso inevitabilmente anche nei Balcani.

Ad ascoltare il tenente colonnello, medaglia al valore militare, in una sala gremita del "Nuovo cinema Paradiso", all’interno della base, ci sono i militari del 62esimo reggimento fanteria "Sicilia" della brigata Aosta e i carabinieri della MSU (Multinational Specialized Unit). Tra loro anche tanti giovanissimi uomini e donne, alle prese con la loro prima esperienza in un teatro operativo.

"Sono un soldato come voi, che cerca di fare il proprio dovere fino in fondo – ha detto nel suo intervento – quando vi guardo, vedo dei ragazzi motivati e ben addestrati, che credono in ciò che fanno. È la dimostrazione che la Difesa non manda all’estero gente non pronta. Siete un vanto per l’Italia e tutti devono sapere cosa fate qui". Poi il monito: "Dovete considerare l’addestramento un’assicurazione sulla vita perché è quello che davvero può fare la differenza in caso di pericolo". E in riferimento a quanto sta accadendo in Libano e agli attacchi dell’esercito israeliano alle basi Unifil, Paglia ha sentenziato: "Se ci fosse stata l’Italia in questa fase al comando della missione Onu, questi episodi non si sarebbero verificati. Non possiamo consentire agli israeliani di fare quello che vogliono".

Al suo fianco il colonnello Rocco Mundo, comandante del Regional Command West, che ha confermato quanto la situazione in Kosovo attualmente sia fragile e quindi solo in apparenza stabile: "Noi italiani siamo riusciti a guadagnarci la fiducia delle popolazioni locali – spiega – perché assicuriamo imparzialità e siamo vicini a tutte le comunità. Questo metodo ci consente di mantenere la stabilità nell’area di nostra responsabilità". Sotto il suo comando ci sono anche militari provenienti da Albania, Bulgaria, Croazia, Macedonia del Nord, Polonia, Turchia, Austria, Moldavia, Svizzera. Svolgono attività di controllo e pattugliamento del territorio per garantire libertà di movimento in tutto il Regional Command West ma anche una serie di progetti e iniziative finalizzate a incrementare il rapporto di fiducia tra i militari e le istituzioni locali, sindaci e scuole in primis. La visita istituzionale di Paglia al contingente italiano è coincisa con l’insediamento alla guida della Kfor, la Forza Nato in Kosovo, del generale Enrico Barduani, che ha sostituito il parigrado turco Ozkan Ulutas. L’11 ottobre il passaggio di consegne nell’ambito di una cerimonia ufficiale che si è svolta a Camp Film City, il quartier generale di Kfor a Pristina, in presenza del ministro della Difesa, Guido Crosetto.

Barduani è il 14esimo generale italiano al comando della missione Nato e il 29esimo capo di Kfor. La Forza Nato, che è in Kosovo dalla fine del conflitto nel 1999, agisce come terzo operatore di sicurezza in coordinamento con la polizia kosovara e con Eulex, la missione Ue sullo stato di diritto. Attualmente la missione Kfor è forte di oltre 4.600 militari provenienti da 29 Paesi, con il contingente italiano che è il più numeroso. E mentre il Governo italiano si interroga sul se e come modificare le regole di ingaggio per i peacekeeper in Libano, i militari impegnati nei Balcani analizzano i segnali che potrebbero portare nei prossimi mesi ad un possibile deterioramento della situazione.

Si guarda con attenzione alle elezioni parlamentari di febbraio, ma anche agli effetti e ai riflessi sul territorio kosovaro delle votazioni Usa. Che ci sia preoccupazione lo testimonia peraltro anche la decisione della Nato di incrementare la forza di KFOR con mille soldati in più.

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