Preti con le stellette

(di Gian Pio Garramone)
17/11/21

Nella mia esperienza al seguito dei militari di KFOR ho avuto la fortuna di saggiare il lavoro dei cappellani militari al seguito dei contingenti in teatro operativo.

Ma facciamo un piccolissimo accenno di cosa è l’ordinariato militare, e chi sono i cappellani militari in Italia. La costituzione Repubblicana all’art. 7 norma i rapporti tra Stato e Santa Sede. Il primo accordo tra Stato Italiano e Santa Sede fu il Concordato lateranense dell'11 febbraio 1929, in seguito con l’avvento della Repubblica tale accordo fu rivisto con legge 25 marzo 1985, n. 121.

Ai sensi del comma 2 dell'articolo 11 del citato Accordo l'assistenza spirituale al personale delle Forze armate è assicurata da ecclesiastici nominati dalle autorità italiane competenti. Al contempo il Codice dell'ordinamento militare all'articolo 1533 prevede che l'alta direzione del servizio di assistenza spirituale è demandata all'Ordinario militare per l'Italia, coadiuvato dal vicario generale militare, assimilati rispettivamente al grado di generale di corpo d'armata, di maggiore generale. Ultimo atto normativo che ha rivisto (al ribasso, a mio avviso) alcuni punti del precedente accordo è la legge 22 aprile 2021, n. 70.

Attualmente l’ordinariato militare è diretto da s.e rev.ma mons. Santo Marcianò, arcivescovo ordinario militare per l’Italia.

Andando oltre il freddo aspetto legislativo, qual è il ruolo di un prete con le stellette?

Sicuramente è facile capire che un cappellano militare cura tutta l’assistenza spirituale dei militari del reparto a cui viene assegnato. Ma c’è molto di più, e questo di più ho avuto modo di vederlo personalmente durante la permanenza in Kosovo, che mi ha dato l’opportunità e il piacere di conoscere don Fausto Amantea, il cappellano militare di “Villaggio Italia” sede del Regional Command – West di KFOR.

Don Fausto è un prete di lungo corso che prima di indossare la mimetica ha avuto grandi esperienze nel suo sacerdozio, trascorrendo anche un lungo periodo come missionario in Amazzonia.

Ad un certo punto della sua vita si presenta l’opportunità di testimoniare il suo ministero tra i militari, cioè tra quelle persone che non sono proprio il classico esempio di baciapile da sacrestia. Don Fausto accetta la sfida con uno slancio degno del militare più ardimentoso che lo porta, in breve tempo, ad accumulare ripetute missioni all’estero tra cui Afghanistan e Kosovo.

Il primo incontro avviene quasi per caso, durante il viaggio su un mezzo militare per andare all’inaugurazione, presieduta dal comandante generale di KFOR, di un orfanotrofio gestito da volontari italiani.

Durante il tragitto chiacchieriamo come se ci conoscessimo da anni, e tra le altre cose mi confida che lui la responsabilità di essere il sacerdote dei militari in missione la sente dentro, tanto da non prendersi mai il periodo di licenza previsto per i militari all’estero, che gli permetterebbe di tornare in Italia per qualche giorno e riabbracciare i suoi cari. Questa sua scelta, mi racconta, è dovuta al fatto che se un militare avesse bisogno di una parola di conforto o di comprensione e non lo trovasse in quei giorni di licenza, lui non se lo perdonerebbe mai.

Ulteriore segno di attaccamento alla divisa e al proprio ministero lo ho quando mi confida di devolvere praticamente tutta la sua diaria di missione a favore dei bisognosi locali, andando a sostenere iniziative umanitarie in giro per il Kosovo.

Un cappellano in missione ancor più che in patria non è solo un ministro di culto, bensì è un punto di riferimento, anche e soprattutto per un non credente, una via di mezzo tra un confidente, uno psicologo e un amico disinteressato sempre pronto ad ascoltarti. Il punto di forza di tutto questo risiede nel fatto che, per parlare con il cappellano, non c’è bisogno di nessuna gerarchia da seguire e nessuna formalità. Anche se il cappellano ha i gradi da ufficiale.

Al momento della mia partenza, salutandoci al bar della base gli chiedo un’ultima cosa: “Don Fausto se dovessi definire il tuo ufizio sacerdotale militare con una frase come lo definiresti?”

Don Fausto mi guarda e senza esitare, come se si aspettasse la mia domanda, mi risponde: “Presenza umile e quotidiana, servizio fedele ed operoso nelle e per le istituzioni, testimonianza viva felice e diretta di Cristo in mezzo ai militari, ascolto profondo ed attento degli aneliti del cuore con i fratelli con le stellette.”