Libano, ai confini della guerra. Cap.7: il parco della “Resistenza”

(di Alessandra Mulas, Giampiero de Luca)
02/05/16

Maroun al-Ras, è un villaggio nel sud del Libano ove a colpo d’occhio si può toccare il confine israeliano. Qui nel 2006 la guerra aveva distrutto quasi tutto, il paese fu occupato da Israele proprio perché roccaforte di Hezbollah e punto di lancio per gli attacchi missilistici. Oggi la zona è completamente ricostruita e su un’altura che domina l’ampia valle sottostante si può “scrutare” quasi sin dentro le case del nemico storico; proprio qui è stato costruito un grande parco di divertimenti con varie strutture riservate ai giochi e al ristoro dove le famiglie, soprattutto nel fine settimana, amano rifugiarsi per trascorrere delle ore a guardare oltre confine e sognare la “Palestina occupata”. Un’attrazione questa che richiama visitatori da tutto il Libano e sulla quale sventola, insieme a quella libanese, la bandiera iraniana, infatti il parco è anche chiamato Iran Garden dal nome del paese che ne ha finanziato la costruzione dedicata ai martiri di Maroun Al-Ras. Siamo arrivati sin qua per ammirare il panorama e intervistare una guardia Hezbollah che attualmente si occupa della protezione e sicurezza del parco, preferisce mantenere l’anonimato e ci chiede di non essere ripreso, ci parla della sua storia e dei suoi ricordi legati ad una guerra ancora troppo vicina per poter essere dimenticata.

Gli abitanti di Maroun al-Ras sfidano con orgoglio ogni giorno la sorte, perché tra i due contendenti non c’è mai stata una pace dichiarata ma solo un cessate il fuoco monitorato dalla presenza delle truppe delle Nazioni Unite. Il confine è solo una linea di demarcazione non ufficiale in cui Israele si è ritirato e dove troppo spesso capita di vedere truppe in manovra, o voli di ricognizione al limite (e anche oltre) che valicano gli spazi concordati. Forse anche per questo gli altoparlanti del parco fanno risuonare sulla vallata le musiche della Resistenza e le bandiere sventolano su tutte le strade a ricordare che quello è un territorio inviolabile sul quale tutti sono pronti a versare il proprio sangue per difenderlo.