Se paragonate alle sobrie uniformi dell’esercito israeliano, le desertiche MARPAT dei marines americani del 2° battaglione, 6° reggimento della 26th Marine Expeditionary Unit sembrano fin troppo colorate. Eppure in una calda giornata di marzo, in pieno deserto, il mimetismo americano è perfetto per confondersi con l’ambiente circostante.
I corpulenti ragazzi americani, la cui stazza è certamente superiore a quella dei militari locali, sono giunti in Israele per partecipare all’esercitazione Juniper Cobra 2018. A dar loro il benvenuto hanno trovato i soldati dell’Egoz (unità 621), specializzati nella ricognizione e nella guerriglia urbana: nonostante la giovane età, ognuno di essi vanta un’esperienza sul campo da far impallidire qualsiasi marine.
Dall’anno della sua formazione, il 1995, L’unità Egoz è da sempre in prima linea per contrastare i militanti di Hezbollah le cui capacità di combattimento somigliano sempre di più a quelle di un esercito ben organizzato. Di sicuro per i marines – molti dei quali al debutto in territorio straniero – non c’è scuola migliore di quella israeliana per affinare le tecniche di combattimento in aree urbane, peraltro già sperimentate dai più anziani nel corso del conflitto iracheno.
I marines sbarcati i primi di marzo dalla USS Iwo Jima (LHD 7) hanno dispiegato mezzi e dotazioni di alto livello, mentre il loro equipaggiamento individuale li faceva somigliare a possenti macchine da guerra. Se messi a confronto, gli esili soldati israeliani ricordavano tanti piccoli Davide pronti a fronteggiare Golia: vestiti con una buffetteria essenziale ma pratica e con strumenti tecnologici ridotti al minimo, per i commando dell’Egoz quello che più conta è l’esperienza, l’agilità, ma soprattutto l’affiatamento reciproco. Per muoversi velocemente tra le mura di un palazzo, per scavalcare finestre o infilarsi in cunicoli provocati dalle macerie le dotazioni dei marines sarebbero d’impaccio.
Per molte unità delle IDF, abituate ad operare all’interno del territorio nemico, la prestanza fisica è un elemento secondario e in certi casi penalizzante, soprattutto per gli operatori che devono agire sotto copertura. Ai muscoli viene preferita la capacità di resistenza fisica e psicologica poiché i militari delle IDF hanno cicli operativi decisamente ravvicinati che li sottopongono ad uno stress fuori misura. Al fragore delle raffiche di armi pesanti, le IDF prediligono la precisione delle armi leggere poiché sono spesso obbligate a combattere in ambienti densamente popolati laddove una potenza di fuoco esagerata risulterebbe pericolosa oltreché inutile.
Le diverse simulazioni svoltesi al “National Urban Training Center” hanno comprovato che, malgrado il loro aspetto poco sofisticato, gli israeliani rimangono tra le forze combattenti migliori al mondo, soprattutto quando si tratta di operare in ambenti insidiosi come i centri urbani.
Il combattimento ravvicinato in aree ristrette è stato solo uno dei momenti dell’esercitazione Juniper Cobra 2018 che – giunta alla sua seconda edizione – esprime un modello ideale di operazione congiunta tra IDF e forze armate americane dell’European Command (EUCOM). “Juniper Cobra 2018 proved to be an incredibly challenging and realistic scenario, requiring trust, communication and collaboration with our Israeli partners,” ha spiegato il generale Richard M. Clark dell’Air Force, “The relationships built over the last two weeks help bolster our interoperability and pave the path for future engagements and exercises”1.
I due schieramenti si sono confrontati in particolar modo sull’impiego della difesa aerea missilistica (Joint Anti Missile Operation) che ha visto protagoniste la U.S. Air Force e l’Aerial Defense Division della IAF. “We fight side by side for these values while protecting Israel from missile threats" – ha dichiarato il brig. gen. Tzvika Haimovich, comandante della divisione di Difesa Aerea israeliana –"The threat we face is more challenging than ever as a result of the number of theatres, the variety of threats and the enemy's technological development. I whole-heartedly believe that the mission of aerial defense is in good hands, and this exercise confirms that belief”2.
Il territorio israeliano è il bersaglio dei missili a medio raggio sparati da Hezbollah che, come enunciato in precedenza, dispone di un comparto militare in continuo miglioramento.
Nella base aerea di Hatzor l’aviazione di Tel Aviv ha testato con successo l’efficacia del sistema difensivo Iron Dome, unitamente all’impiego dei Patriot e degli Arrow 2 e 3. Il brigadiere generale Haimovich ha infine sottolineato come la divisione di Difesa Aerea sia l’unica nelle IDF a prevedere, come obiettivo principale, la cooperazione con le forze internazionali al fine di utilizzare tutti i dispositivi missilistici utili per la propria difesa.
2http://www.israeldefense.co.il/en/node/33447
(foto: U.S. Marine Corps / U.S. DoD)