Venerdì 16 marzo si è svolta presso la Base Addestramento Incursori (BAI) la consegna ufficiale del brevetto a sette neo incursori del 9° reggimento d’assalto paracadutisti Col Moschin. Dopo anni di duro addestramento, privazioni e fatiche fisiche ai limiti della sopportazione, quelli che una volta erano allievi del RAFOS hanno realizzato il loro sogno: fregiarsi della tanto bramata daga che li consacra “incursori del Nono”.
I vincitori di questa sfida sono sempre pochi rispetto al numero di aspiranti che si presenta alle selezioni, a conferma dell’estrema durezza che contraddistingue il percorso formativo per entrare a far parte dell’unico reparto di Forze Speciali dell’Esercito Italiano.
Nel corso del tempo questa cerimonia si è arricchita di nuove simbologie e tradizioni che si rifanno agli “avi” del Nono reparto, vale a dire gli Arditi di Giovanni Messe. Il cammino che ha portato il “Col Moschin” a riappropriarsi delle sue tradizioni è stato difficile poiché spesso ostacolato da stolte diffidenze verso simboli e motti che nessuno ha mai compreso fino in fondo.
Quest’anno il picchetto che ha presenziato all’alza bandiera, ha risposto agli ordini del comandante con il grido di “ARDITI” e dopo l’apposizione della patch sul braccio sinistro dei nuovi entrati è stato consegnato loro un pugnale il quale è stato sollevato al cielo come secoli prima fecero Ciro Scianna e i suoi fratelli in armi sull’Asolone o sul Fenilon.
Nel discorso del comandante di reggimento, il colonnello Giuliano Angelucci, ha ripreso lo spirito che animò le coraggiose scelte delle Fiamme Nere della Prima Guerra Mondiale che con “Me ne Frego” fronteggiarono impavidi il fuoco nemico. Parimenti, nel caso dei nuovi incursori, il “Me ne frego” è stata la risposta che questi giovani hanno dato alle avversità che man mano gli si sono parate davanti: fatica, sudore, dolore e momenti di sconforto. I nuovi arrivati però, non devono dimenticare che essere del Nono significa innanzitutto non smettere mai di apprendere giacché la loro carriera riserverà ancora degli ostacoli, ma avranno qualche strumento in più per affrontarli e una “banda di fratelli” su cui contare in caso di pericolo.
Il legame con la tradizione è rafforzato, ogni anno, grazie dalla presenza dell’ANIE (Associazione Nazionale Incursori Esercito) che riveste il ruolo di collante tra passato e presente del Nono reggimento. Non a caso il comandante Angelucci ha ricordato che tra i ranghi dell’associazione ci sono persone che la Base a Mare l’hanno scavata con le proprie mani, rubando la terra al mare, a prezzo di grandi sacrifici.
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