Era domenica 13 ottobre quando si rifletteva in questi termini: è opportuno che si chiariscano alcuni concetti sull’operazione turca in Siria: innanzitutto è l’esatta replica, ma su maggior scala di quanto fatto lo scorso anno con “ramoscello d’ulivo”, tuttavia mentre “ramoscello d’ulivo” si prefiggeva unicamente di colpire PKK e curdi, negli ultimi giorni l’intento è quello di creare una vera e propria buffer zone in territorio siriano, peraltro in un’area contesa da decenni tra Iraq, Turchia e Siria appunto.
Chiarita la situazione è doveroso sottolineare quanto profonda sia l’ipocrisia nei confronti di Erdogan e della sua Turchia foraggiata, armata e resa una forza economica regionale grazie a quell’Occidente e a quella Lega araba che, se in televisione e sui social si stracciano le vesti, hanno favorito nell’ultimo quindicennio il fallimento di Iraq e Siria, la devastazione del tessuto sociale e delle classi dirigenti di queste aree riciclatesi nell’ISIS, hanno coperto in funzione anti russa il traffico del petrolio di contrabbando commerciato dallo Stato Islamico proprio attraverso la Turchia, finto di non vedere che il “glorioso” popolo curdo finanzia le sue guerre con uno tra i più vasti traffici di droga del pianeta ed in ultimo dimenticato che tra Mesopotamia e Balcani i turchi stanno conducendo una politica competitiva di infiltrazione nei domini morale e cognitivo proprio con i paesi della lega araba che, non più tardi di ieri, affrettandosi a cercare di reintegrare la Siria attraverso la sponsorizzazione di Libano, Algeria e sottobanco Egitto, si sono ulteriormente ed ipocritamente scandalizzati di un Erdogan favorevole ai terroristi de califfato, mostro politico, come detto, creato in laboratorio proprio da CIA e Lega araba con il beneplacito dei turchi stessi.
Concluderei questo ragionamento osservando due cose, in primis la questione curda è questione sub regionale elevata a problema globale per colpa dei troppi sopracitati attori, secondo, nelle relazioni internazionali come in fisica non esiste il vuoto ci sarà sempre qualcuno o qualcosa pronto ad occuparlo, il vuoto è la Siria, il qualcuno, o meglio uno dei qualcuno è la Turchia. Si spera nella chiarezza del concetto.
Poi se interessa sapere da che parte stare, in questo balletto stucchevole tra guelfi e ghibellini, io sto dalla parte dell’Italia che, se fosse una nazione seria, si ricorderebbe di avere un ruolo di potenza regionale nel mediterraneo proprio in competizione con l’espansionismo dei turchi e dell’intero maghreb, in nome di equilibri che potremmo definire ataviso e che potrebbero essere ristabiliti attraverso opportune attività economiche, diplomatiche e militare dai Balcani e dal mare nostrum che consentirebbero di imporre una volontà anche, ma non solo, in nome della pace e dell’equilibrio nell’area.
I fatti sembra abbiano sopravanzato di gran lunga la riflessione, in realtà confermano i patti bilaterali e sottobanco tra Turchia, Russia e USA, nonché l’inconsistenza della politica estera italiana tutta impegnata in improbabili embarghi sul commercio di armi con la Turchia, senza considerare che tale mercato è un mercato basato su contratti futures.
AP
Foto: Türk Silahlı Kuvvetleri