Uomini e conigli

(di Walter Raleigh)
16/12/19

È di questi giorni il battage mediatico circa la presenza di un’Unità navale italiana a Cipro. Non si riesce a fare a meno di sorridere circa il taglio conferito dai vari esperti; intendiamoci: tutto ciò che ha a che fare con il mondo militare italiano soffre di congenito e buonista pressapochismo, ed è volto ad accontentare una platea che, guidata dalle prime pagine dei catechistici quotidiani generalisti, galleggia senza deriva pronta ad ingollarsi la qualunque, alla stessa stregua del primo spumantino d’occasione che, dato il periodo, occhieggia dagli scaffali dei grandi magazzini. Purtroppo siamo in un Paese dalla memoria corta, più avvezzo in questo momento alla settimana bianca, all’andamento del campionato di calcio ed a monotematici sermoni vaticani.

Nel tritatutto del dimenticatoio italico giace sminuzzato il ricordo della Saipem 12000 appaltata dall’ENI, ed allontanata da navi militari turche mentre si apprestava ad eseguire prospezioni minerarie autorizzate dalle autorità cipriote (v.articolo); ancora fa capolino l’accordo stretto tra il governo libico (sic!) di Sarraj e la Turchia a favore della delinquenziale spartizione degli spazi marittimi mediterranei (v.articolo) che ha prodotto l’allontanamento dell’ambasciatore libico da parte di quei ragazzacci del governo Greco, che sembra aver capito quali rischi stia correndo la sua Nazione; ancora langue la notizia del rinvenimento di ingenti giacimenti gasiferi al largo delle acque Egiziane, Israeliane e Cipriote che, scoperti in gran parte dall’ENI, potrebbero tornare utili alla causa Italiana; ancora sale il sentore di bruciato delle bellicose dichiarazioni di Haftar, che non sarà capo di governo ma in Libia controlla il 90% del territorio.

A questo si aggiunge l’oscura (guarda caso per il pubblico italiota) ma non meno rilevante novità di un’impercettibile frizione tra Turchi ed Israeliani: non più tardi di 2 settimane fa la Bat Galim, appartenente alla Israel Oceanographic and Limnological Research, che stava eseguendo ricerche oceanografiche autorizzate dal legittimo governo cipriota, è stata allontanata da unità militari turche; gli Israeliani, di carattere meno buonista ed accondiscendente del nostro, non hanno tuttavia abbozzato, e hanno programmato proprio in questi giorni esercitazioni militari congiunte con i Ciprioti e con la stessa Bat Galim scortata da unità navali ed aeree con la Stella di Davide, nelle stesse zone oggetto di contesa. Come dire: i calci nel sedere i turchi li riservano solo verso gli imbelli; verso chi è pronto a difendere i suoi diritti con tutti i mezzi, ed anche con il necessario coraggio, i neo ottomani ci pensano su un attimo. Inutile stare (purtroppo) a specificare chi è l’imbelle.

Sento salire poco sommessamente la beota domanda corale: e a noi? Non mi stupisco: abituati alla glorificazione di sardine e panettoni, ed ipnotizzati da un’adolescente svedese che a 16 anni già blatera di sogni infranti (a 40 anni che farà?), siamo a distanze siderali da una brevissima ed amara serie di considerazioni: succubi di politiche estere pragmatiche e votate alla proiezione di potenza, abbiamo scelto in Libia un cavallo zoppo, peraltro mal visto dai suoi stessi connazionali, che non pago di crearci onde anomale di problemi, ha pensato bene di allearsi con un simpatico guerrafondaio che, tra Somalia, Gibuti, Kurdistan, Siria e Cipro e Saipem 12000, intende impadronirsi di un’area ricca di risorse energetiche che, per nostra inconsapevole fortuna, non possiede sul suo territorio; si, si tratta del presidente Erdogan che, tra un’invasione e l’altra, detiene un numero imprecisato di siriani da lasciar sciamare a suo piacimento sul territorio di un’Unione Europea che, più che porsi i perché della debacle della Brexit, preferisce dare del fesso troglodita ad un popolo che si è liberamente e ripetutamente espresso.

Torniamo nel nostro miserrimo cortiletto di casa, ormai troppo angusto anche per un battimuro; tra una boutade giornalistica, che ritiene sufficiente una Nave per far rispettare i diritti di una Nazione sovrana (oddio! l’ho detto!), Nave peraltro la cui prossima attività operativa prevede esercitazioni congiunte con unità che battono la stessa bandiera di quelle che hanno cacciato la Saipem 12000, e le affermazioni di un ministro in carica, che non capisce a che serva il PIL e che spinge, dopo la merendin tax, ad un abbandono del business petrolifero da parte dell’ENI, saremmo tentati di guardare a quella sorta di fenice diplomatica che è la Farnesina, che invece, dato che tutti dicono che ci sia ma dove sia nessun lo sa, tace, in linea con i precursori di altri recenti governi che, ecumenicamente, hanno ricevuto lo stesso Presidentissimo turco senza riuscire ad imporre la difesa dell’interesse nazionale.

Alzi la mano chi ha presenti gli interessi nazionali. Poche mani, eh? Me lo aspettavo, il prosecchino pre natalizio ha già fatto effetto.

Mentre un Paese pende dalle labbra di giovani ed ittico-sardineschi ricercatori e non si chiede con quali soldi ci si possano permettere di fatto campagne pre elettorali, e si straparla di bombe climatiche, un Paese di 22.000 kmq, Israele, più piccolo della Sicilia, potrebbe impartire una lezione di savoir faire internazionale ad uno di 300.000, noi, che non ha la più pallida idea di cosa possa e debba fare in una prospettiva politica di medio futuro (il lungo raggio, date le nostre miopi e pigri propensioni non ci appartiene). Diciamo che, in questo caso, l’inettitudine potrebbe fare il paio con una vergognosa mancanza di coraggio, dote che gli Israeliani invece sembra abbiano da vendere.

Ammettiamo che davvero Israele, supportato da Cipro che ha effettivamente consentito prospezioni minerarie, ottenga con una prova muscolare dei risultati utili per la propria causa, cosa dovremmo aspettarci qui, a parte gli Angelus antisemiti di chef in disarmo? Un desolante vuoto pneumatico ripieno di nulla, agitato da un frenetico immobilismo.

Buon Natale a tutti, dormite preoccupati: il grande Luigi Magni avrebbe detto, come nella sua Tosca: tremate lo stesso, cacateve addosso.

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