Sociologicamente l’Italia è un Paese ricco di spunti; quanti studiano la storia e l’evoluzione dei Paesi al loro interno, nella Penisola trovano una tale massa di argomenti da dover sudare le classiche 7 camicie per riuscire a capirci qualcosa.
In tempi non troppo andati il Belpaese era apprezzato per la sua capacità di produrre commedie e melodie; ricchi inglesi abbandonavano le loro lande umide e grigie per approdare qui, dove sole, mare e joie de vivre hanno sempre fatto sentire, per le anime più elevate, il loro peso. Gli eletti, tornati poi nelle loro lande, riposta nell’album dei ricordi la meravigliosa vacanza, ricominciavano a guardare al concreto, lasciando gli italiani ai loro trastulli. Peccato che molto spesso la concretezza dei tristissimi nordici andasse a finire nelle lise ed italiche saccocce.
Tran tran passato? Beh, mica tanto... anche perché le saccocce sono rimaste le stesse.. più o meno. Solito piagnisteo neo latino? No... bisogno urgente di una presa di coscienza che tarda a prendere forma. Insomma, se una cosa accade ci sarà pure una responsabilità, o quanto meno una causa. E qui la colpa rimane solo ed esclusivamente a carico di un popolo che, alla faccia delle varie oleografie succedutesi nel tempo, è rimasto diviso, rancoroso, assolutamente incapace di guardare al futuro, vogliosamente avvolto nella coperta di una torpida ignoranza che, oltre a telefonini, macchine a la page e vacanze ad Ibiza (comprate con prestiti onerosissimi), non sa e non vuole andare.
La storia italiana, dal momento di una controversa unificazione, è carica di picchi che hanno visto l’esplosione incontenibile di collere sanguinose e comode acquiescenze. Il Risorgimento, analizzato con la calma dovuta al tempo trascorso, forse non è stato così splendente ed immacolato come lo si è immaginato da scolari. Appena unite, l’Italia del Sud ha scoperto il servizio di leva obbligatorio; quella del Nord, eccetto il Piemonte, ha preso atto di un deficit spaventoso, con un contorno di guerre ricorrenti e conseguenti lutti.
Tenuto conto di successive dittature e conflitti mondiali, come poteva formarsi un popolo sotto questi auspici? Così come è, con altrettanti deplorevoli picchi, un popolo che ha solo imparato a non trarre alcun insegnamento dalla storia, che non riesce ad accettare quanto avvenuto, che rifiuta aprioristicamente qualsiasi analisi o confronto, come ha imparato sulla sua pelle Giampaolo Pansa.
Quel che non sembra, ma è effettivamente ancora più deplorevole, è lo sgretolamento progressivo delle ultime istituzioni che, per loro stessa natura, avrebbero dovuto essere il collante per i cocci di un vaso sempre più incrinato: le Forze Armate.
L’Italia, quasi a voler fare un dispetto a chi ha inteso unirla, è una penisola, ovvero una lingua di terra protesa nel mare, in una posizione geografica peraltro così preziosa e particolare e purtuttavia mai compresa né valorizzata appieno dal governante di turno; l’Inghilterra, per quanto per alcuni perfida, la lezione l’ha imparata subito tanto da farsene maestra, insegnando al mondo come un’isola, in un contesto peraltro difficile, con una Marina preparata motivata ed agguerrita, potesse imporre un dominio globale. Per pura curiosità, su una carta geografica mettete vicino al Regno Unito colonie afro britanniche ed India, e poi sappiatemi dire.
Imperialisti? Colonialisti? Senza dubbio; come nota di colore a loro pregio va rammentato come siano stati superati dal piccolo Belgio, il cui Re Leopoldo il Congo se lo è tenuto quale proprietà personale.
Nazionalisti? Si, senz’altro; ma altrettanto francamente non sembra di sentire né dagli Champs Elysees né dal Trooping the Colour espressioni popolari dileggianti bandiere o valori nazionali.
Un noto scrittore italiano di romanzi storici, V.M. Manfredi, ha affermato che l’italiano è così perché viene da lontano; viene da chiedersi se, avendo viaggiato così tanto nella storia, non abbia perduto strada e bussola.
Abbiamo accennato alle Forze Armate; quale maggiore esempio (ideale) di coesione nazionale? Tanghete! Ecco la dolente nota.
La Marina dovrebbe essere l’Arma più vicina al sentire di un Paese immerso nel Mediterraneo. E invece no; del resto se i bambini delle italiche scuole elementari credono che il latte venga petalosamente prodotto da qualche macchina, perché i loro augusti genitori dovrebbero porsi il problema di come arrivino sulle (una volta) sacre sponde energia e risorse? Ma chissenefrega, basta che il calciomercato vada bene.
Ma, ancora peggio, è il dover ultimamente assistere alla reiterata assenza del massimo rappresentante militare (il capo di Stato Maggiore della Difesa), ad ogni evento di rilevanza navale. Il giuramento solenne di Livorno evidentemente non attrae, così come non risulta conturbante la consegna di una nuova Nave che, al di là dell’aspetto bellico in sé, tanto lavoro e stipendi ha assicurato a maestranze altrimenti destinate alla cassa integrazione.
Tutto ciò porta ad altre considerazioni, né degne né gratificanti. Il colore della divisa rimane fattore prevalente, e l’esperienza mussoliniana della grande portaerei protesa nel mare, con tutte le solenni randellate prese, poco ha insegnato; quel che si è inteso è che, probabilmente, il problema delle antipatie non risiedeva tanto in un passato capo di Stato Maggiore inviso per il suo modo di essere (probabilmente anche), ma in considerazioni di fondo che vogliono l’Arma Blu relegata ad un ruolo da povero comprimario.
Tutta colpa di quei cattivoni in azzurro? No, per amore di onestà dobbiamo dire di no. Molto spesso, chi è causa del suo male deve piangere sé stesso... o far piangere chi gli sta vicino o, peggio, sotto.
In un’ottica di contenimento della spesa, non ci si resi conto (davvero?) del folle depauperamento di personale e di preziose competenze tecniche, badando solo ad una autoreferenzialità tesa a giustificare nel proprio piccolo le carenze, con forme autoassolutorie prive di reale coscienza. Il personale è numericamente scarso, e quello che c’è è largamente demotivato, con picchi di defezioni che dovrebbero preoccupare. Perché un Ufficiale, dopo tutto quello che ha studiato, dovrebbe preferire Amazon? Al di là delle beghe da cortile, chi si sta realmente dando pensiero per un capitale umano sempre più esiguo? Oltre a burocratismi che sembrano richiamare alla memoria il Mel Brooks dei tempi d’oro, quello della “Pazza storia del mondo”, cosa si intende cambiare, oltre a continuare a fare affidamento sui più vecchi?
Come accaduto sul Titanic, mentre sui ponti superiori si continuava a ballare, in terza classe si moriva affogati, con il sottofondo di un immobilismo che, freneticamente, blocca qualsiasi anelito.
Foto: ministero della Difesa