Libano: i 100 giorni della Granatieri

(di Stato Maggiore Esercito)
07/03/20

Libano del sud, missione UNIFIL, Sector West: 1750 chilometri quadrati è l'area dove opera una Joint Task Force italiana articolata sulla struttura della brigata Granatieri di Sardegna.

I peacekeeper italiani si muovono in un contesto internazionale dove UNIFIL si compone di 45 nazioni, il Sector West, al comando del generale di brigata Diego Filippo Fulco con le sue 15 nazioni e i suoi 3800 uomini è l’area di operazioni più vasta.

Sforzo principale è il controllo e la sicurezza della Blue Line, che nell’area di responsabilità si estende per circa 50 chilometri e comprende 8 delle 13 reservations areas, aree sottoposte tutt’oggi a dispute di frontiera tra Israele e il Libano.

Per assolvere il compito sono state svolte più di 25000 attività operative, circa 250 al giorno. Attività che non conoscono soluzione di continuità, diurne e notturne, non hanno limitazioni dettate dalla situazione meteorologica, spesso condotte assieme ai colleghi stranieri.

Oltre il 20% delle attività di pattugliamento nel settore viene condotto in stretto coordinamento con le Lebanese Armed Forces (LAF), con le quali coesistono rapporti operativi e addestrativi.
Più di 110, infatti, i corsi che sono stati condotti a supporto dell’esercito libanese. Diversi gli argomenti trattati: tecniche e procedure di pattugliamento motorizzato, pattugliamento appiedato, procedure di risposta ad un atto ostile, trattamento feriti ed evacuazione medica, procedure di counter-IED (Improvised Explosive Device), operazioni in ambiente urbano. Più di 2350 i soldati delle LAF che si sono confrontati e addestrati con i peacekeeper italiani nel solo periodo di servizio della brigata Granatieri.

Altro pilastro su cui si basa il lavoro dei militari del Sector West è quello del CIMIC, la cooperazione Civile-Militare. Moltissime, oltre 500 le attività sanitarie, 77 le donazioni, 20 le inaugurazioni di opere pubbliche e più di 230 attività con le municipalità; questi i numeri con cui si è reso reale e tangibile il supporto alla popolazione.

I risultati finora raggiunti contribuiscono a rafforzare l’immagine del soldato italiano: professionale, capace, preparato, ma soprattutto dotato di una innata empatia che gli permette di essere accettato e di valutare nel miglior modo possibile situazioni e circostanze. Caratteristica inestimabile in uno scenario operativo dai delicati equilibri come quello libanese.