Continua il progresso delle Forze Armate siriane in direzione del Governatorato di Raqqa. Mentre i paracadutisti della Guardia Repubblicana tengono il fronte a sud est verso l’Iraq nella regione di Deir ez-Zur, le forze che nei giorni scorsi erano avanzate lungo la strada 42, hanno cominciato a stringere (anche se lentamente) verso l’Eufrate. Mancherebbero poche decine di km alla conquista della principale strada di rifornimento di petrolio del Califfato.
Sembrerebbe prossima la corsa finale alla conquista della cosiddetta capitale dello Stato Islamico. E sembra che tutti lo abbiano capito. in base alle dichiarazioni ufficiali, le forze alleate della coalizione a guida USA, vale a dire Arabia Saudita e soprattutto Turchia, continuano a mandare segnali per partecipare alla riconquista della città simbolo dell’ISIS.
È evidente che se lo Stato Islamico e le fazioni islamiste ad esso collegate venissero cacciate dalla Siria solo da forze governative (appoggiate da russi, Hezbollah e sciiti paramilitari iracheni), il futuro della Siria escluderebbe successivi interventi di “pacificazione” stranieri. In altre parole se sarà Damasco a riconquistare tutti i territori sotto la sovranità siriana riconosciuta prima della guerra, verrebbero regolati i conti con chi ha avuto un ruolo quantomeno nebuloso con le fazioni jihadiste. In questo senso i rapporti tra Damasco e la terna Ankara-Riad-Washington sono tutti da immaginare.
A questo proposito la situazione sfiora il grottesco. Fonti media arabe sostengono che quel che rimane dei terroristi dell’FSA (Free Syrian Army) stiano impiegando sistemi controcarro TOW di fabbricazione americana contro veicoli corazzati curdi (milizie YPG) impegnati nell’avanzata da est verso Aleppo. Al loro fianco ci sarebbero, come noto, i miliziani legati ad Al Nusra, appoggiati direttamente dalla Turchia.
Le stesse armi sarebbero cadute in mano a gruppi jihadisti come Ahrar Al-Sham attraverso canali sauditi (il passaggio avverrebbe dal territorio iracheno). Avendo i curdi delle YPG analoghi sistemi per contatti diretti con Washington, sembra che alla periferia nordorientale di Aleppo ci siano pesantissimi scontri fra fazioni con lo stesso tipo di armi.
Paradossi a parte, la situazione sul terreno è in rapida evoluzione.
Le unità speciali Qawat Al Nimr (Forze Tigre) comandate dal generale Suheil Al Hassan avrebbero preso l’area della Centrale elettrica a est di Aleppo tagliando un'altra fetta di collegamenti diretti fra il nord della Siria e Raqqa.
L’obiettivo è evitare che arrivino rinforzi freschi pro ISIS (o milizie alleate) attraverso la Turchia. Sarebbe in corso infatti l’accerchiamento di Anadan da parte dell’esercito siriano (supportato da Hezbollah), 12 km a nord ovest di Aleppo sulla strada che porta in Anatolia.
A quanto pare però, fonti non confermate danno per entrati dal confine con la Turchia a nord di Azaz (non controllato dall’esercito di Damasco) 500 miliziani pesantemente armati pronti a combattere i curdi e impedire la caduta della stessa Azaz. Nel giro di una settimana si parla di quasi 1000 uomini affluiti nella zona dei combattimenti.
Sul fronte di Latakia la 103a Brigata Commando della Guardia Repubblicana ha preso Kinsibba nella giornata di ieri. I terroristi di Al Nusra, dell’FSA e di Ahrar Al-Sham sarebbero in fuga. La vittoria aprirebbe la strada verso Jisr al-Shughur, centro strategico nella regione di Idlib. Continuiamo a dare informazioni da tutti i fronti che confermerebbero il mese nero per il Califfato e per tutta la galassia di gruppi islamisti che gli gravitano intorno.
Intanto il vice primo ministro turco Akdogan dichiara che la Turchia insisterà per avere una zona cuscinetto di 10 km interna al territorio siriano, comprensiva della stessa cittadina di Azaz “al fine di non modificare gli equilibri demografici dell’area”. Inutile dire che Damasco considera irricevibili tali dichiarazioni.
Il disagio turco per l’andamento della guerra a nord (che prevalga l’esercito siriano o le milizie curde, per Ankara sarebbe una disfatta lo stesso) è dovuto anche al flusso di profughi che si potrebbero ammassare ai confini. A questo si sovrappone la confusione generale per la guerra, che non essendo eterna a qualcuno presto o tardi chiederà il conto.
Intanto, secondo un report di Al Jazeera, sarebbero in partenza i primi convogli umanitari delle Nazioni Unite tra mille polemiche. I primi 80 veicoli sarebbero partiti da Damasco per Moadimayet al Sham Zabadani e Madaya, in mano ai terroristi ma assediate dalle forze governative.
(Foto: القوات المسلحه السورية)
Leggi anche:
L'esercito attacca il petrolio del Califfato