Torniamo nello Yemen, dove la guerra imperversa. Fonti diverse confermano che la coalizione araba a guida saudita sarebbe in gravi difficoltà e continuerebbe a perdere terreno a sud della capitale San’a, attualmente in mano ai fedeli dell’ex Presidente sciita Saleh.
La stampa locale yemenita confermerebbe il lancio di un altro Qahir-1 contro la base aerea saudita di Beir Al-Mizariq, situata nella regione di Al Jawf, al confine con l’Arabia. Il lancio avrebbe provocato danni ingenti e numerosi morti tra soldati e mercenari di Riad.
Il Qahir-1 è un SAM 2 russo trasformato in missile superficie/superficie e modificato per arrivare ad una gittata di 250 km. Nel mese di dicembre 2015 il tiro al bersaglio degli yemeniti antigovernativi contro le forze panarabe guidate da Riad sarebbe diventata un’abitudine con risultati micidiali.
Mentre la stampa locale continua a fornire numeri altissimi di morti civili provocati dai bombardamenti indiscriminati delle forze reali saudite, continuano ad avanzare a sud verso Taiz le milizie ribelli Houti, alleate di Saleh in funzione anti sunnita e anti Presidente Hadi.
Visto l’andamento della guerra che sta costando all’Arabia Saudita oltre che in uomini e mezzi anche in termini di credibilità militare, la notizia più importante dal punto di vista geopolitico è l’alleanza militare fra AQAP, Al Qaeda nella penisola arabica, e le forze sunnite fedeli al Presidente Hadi. La BBC avrebbe confermato.
La notizia assume un peso enorme perché apparentemente sposta sul piano confessionale gli equilibri militari e politici interni allo Yemen: sciiti (fedeli di Saleh e miliziani Houti) da una parte trincerati a San’a e nell’ovest del Paese; sunniti (fedeli di Hadi e coalizione araba guidata dai sauditi) dall’altra.
Due sono i dati che emergono:
- la sempre maggiore leadership di Riad tra i sunniti non solo del Medio Oriente
- la connessione fra jihadismo sunnita e forze armate di Paesi arabi
Riguardo al primo punto Difesa Online già da mesi approfondisce temi che evidenziano la crescita geopolitica dell’Arabia Saudita e la sua sempre maggiore aggressività politica e militare.
Il secondo dato è invece più inquietante e seppure non del tutto nuovo, rappresenta la vera grande minaccia non solo per il Vicino Oriente.
Esperienze di connessioni fra sauditi e jhadisti sunniti, sono già ampiamente provate in Siria. Più volte abbiamo parlato delle interazioni non solo con Al Nusra, Jaysh al-Islām, Ahrar ash-Sham, Jaysh Al-Fatah ma addirittura con lo Stato Islamico.
La novità è Al Qaeda (il suo sottogruppo Ansar al Sharia per l’esattezza) che nello Yemen è ancora molto forte, al punto da poter ambire ad amministrare un’intera regione (Taiz).
C’è da dire che gli orientamenti religiosi stanno cambiando l’ordine di molte alleanze in Medio Oriente. Basti pensare che la popolarità di Hezbollah, per anni ritenuto il baluardo arabo contro Israele anche dai musulmani sunniti, è sensibilmente crollata proprio tra i sunniti da quando è diventato macroscopico l’appoggio al governo di Assad (sciita) nella guerra siriana.
Altrettanto evidente tuttavia è il dubbio che la fede rimanga un orpello dietro cui si intrecciano interessi politici: la stessa alleanza strumentale tra truppe yemenite fedeli a Saleh e milizie Houti lo dimostra, dopo anni di rivalità e repressione.
Rimane comunque da capire quale sia il disegno saudita e degli altri Paesi arabi nell’alleanza con Al Qaeda. Un nemico comune non sembra una ragione sufficiente. I riflessi di una politica ciechi stavolta, potrebbero avere riflessi su larghissima scala.
(Foto: Althawra)