La Marina Militare nel periscopio dei magistrati potentini, ma a sparare inizia la carta stampata

25/04/16

E’ da un bel po di tempo che il periscopio della Procura di Potenza osserva attentamente alcune vicende della Marina Militare, ma è lo scorso 2 aprile che viene sparato il primo colpo a orologeria: il Corriere della Sera nella riedizione notturna ricompone i titoli di prima pagina: “Indagato De Giorgi, Capo di Stato Maggiore della Marina” (v. articolo). Il motivo però dell’indagine non viene specificato. Ma la notizia doveva essere ben mirata per giungere in tempo… Quello che si mormora è invece che il lunedi successivo si sarebbe dovuto discutere della nomina del nuovo capo della protezione civile dove l'ammiraglio De Giorgi era tra i nominativi possibili nella cerchia dei papabili.

I colpi contro il Capo della Marina arrivano tutti in successione scandita evocando fatti passati che lasciano immaginare come le notizie non nascano per puro caso, quasi ad obbedire ad una logica perversa, subdola e strumentale ordita da qualcuno che voleva mettere al Capo di Stato Maggiore della Marina il bastone tra le eliche. Sono infatti i media nazionali e locali a notificare al Capo di Stato Maggiore della Marina di essere indagato per traffico di influenze illecite e abuso di ufficio, e le notizie si susseguono a raffica sulla vicenda che coinvolge anche altri pezzi dello Stato.

Certo è che il finanziamento alla legge navale ha fatto balzare in aria qualche aspettativa diversa nel riparto delle risorse del dicastero della difesa , mentre questa operazione di finanziamento non poteva non favorire la collocazione in borsa di Fincantieri, azienda che deve realizzare i nuovi pattugliatori d’altura; per un altro versante sembra che i fastidi di rilancio dell’industria navale nazionale siano arrivati pure dai cugini alleati francesi. Infatti è noto come il contratto che Fincantieri avrebbe dovuto firmare in Qatar per la costruzione di fregate pe un valore di 5 miliardi di euro è stato sospeso dopo che le autorità francesi avevano richiamato le autorità di Doha per impedire che gli accordi diventassero operativi.

L’occasione ovviamente non può sfuggire a chi dietro le quinte vuole approfittare dell’attacco architettato ad hoc e cosi si sono mezzi nel mezzo i corvi e i delatori o comunque soggetti che si sono sentiti pestati i piedi visto che inevitabilmente ogni Alto dirigente operando scelte non puo’ non scontentare qualcuno . Ma non è questo il modo di aspirare a una invocata giustizia, sparando in qua e in la accuse infondate e travisate, imbottite di propaganda che non hanno colpito nessun bersaglio, ma che hanno dato una mano a infangare l’immagine della Marina Militare e di chi la dirige. Su questo dossier anonimo, (pubblicato da Repubblica e Corriere della Sera) che accusa il Capo di Stato Maggiore della Marina è stata presentata una denuncia per calunnia contro ignoti. Quanto al trasferimento dell’ammiraglio Camerini dalla Sicilia a La Spezia puo’ essere documentato che era stato ampiamente previsto e quindi fuori da ogni possibilità di abusi commessi dall’ammiraglio De Giorgi (v. articolo)

La legge è stata violata: Il Capo di Stato Maggiore della Marina ha appreso la notizia di essere iscritto nel registro degli indagati dalla stampa, ma non è questo il corretto iter previsto dalla legislazione penale . A chiarirci le idee è la Suprema Corte che afferma un principio troppo disatteso e sottaciuto dai mezzi di comunicazione mediatica in tema di segreto istruttorio. Le notizie che sono riportate nel registro generale delle notizie di reato, tenuto presso le cancellerie delle Procure sono segrete, ai fini e per gli effetti dell’art. 326 c.p., potendo essere rivelate soltanto a chi ne abbia il diritto e nel rispetto delle norme che ne regolano il diritto di accesso. Pertanto, il principio sancito dalla Corte di Cassazione (sentenza n. 44403 del 2015), afferma che integra il delitto di rivelazione di segreti d’ufficio la condotta del collaboratore di cancelleria che fornisca a terzi non autorizzati a riceverla, e senza rispettare la procedura prevista dall’art. 110 bis disp. att. c.p.p., in relazione all’art. 335, c.p.p., - secondo la quale la segreteria della procura può dare avvio alla richiesta di comunicazione delle iscrizioni contenute nel registro delle notizie di reato, solo dopo che il pubblico ministero vi abbia dato espressa risposta e, competendo allo stesso P.M. di verificare se sussistano specifiche esigenze che giustifichino la temporanea segretazione sulle iscrizioni .

E’ chiaro pertanto che tra i potenziali autori del delitto comminato in concorso possano essere chiamati anche i giornalisti che hanno divulgato le notizie di cronaca, sparando a zero sulla Marina Militare con tutte le conseguenze possibili e immaginabili sul piano mediatico e dell’opinione pubblica.

Il reato sussiste ancor di più poiché si versa in una fase di assoluta delicatezza, quale quella delle indagini preliminari, non potendosi consentire accesso a determinati dati a persona non autorizzata a riceverle.  La configurabilità del reato, è diretta in quanto è un reato di pericolo concreto che tutela il buon andamento della amministrazione, allorché la divulgazione della notizia sia anche soltanto suscettibile di arrecare pregiudizio a quest’ultima o ad un terzo. In questo caso l’amministrazione è quella della Difesa, cioè di una parte vitale per lo Stato

Il danno di immagine alla Forza Armata che opera con compiti cosi essenziali insostituibili e fondamentali per la sicurezza nazionale è stato ottenuto, senza pensare che in una situazione cosi delicata nessuno avrebbe dovuto e potuto sparare notizie che vegetano solo con le ipotesi. Ma le intenzioni probabilmente erano state già pianificate e strategicamente portate a termine.

COMPITI DELLA MARINA. La Marina Militare al pari delle altre Forze Armate ha come obiettivo prioritario la difesa dello Stato anche con il compito di operare al fine della realizzazione della pace e della sicurezza in conformità alle regole del diritto internazionale ed alle determinazioni delle organizzazioni internazionali delle quali l'Italia fa parte, nello spirito dell'articolo 11 della Costituzione , concorrendo altresì alla salvaguardia delle libere Istituzioni insieme alla difesa degli interessi vitali del Paese contro ogni possibile aggressione, al fine di salvaguardare l'integrità del territorio nazionale - la sicurezza e l'integrità delle vie di comunicazione, la sicurezza delle aree di sovranità nazionale e dei connazionali all'estero, ovunque siano minacciati; svolgendo sin anche compiti specifici in circostanze di pubblica calamità ed in altri casi di straordinaria necessità ed urgenza. Si aggiungono altresi compiti di difesa con la Nato. l’UE e l’ONU, gestione delle crisi internazionali, interventi alle più recenti forme di conflitto asimmetrico, con particolare riferimento al contrasto del terrorismo internazionale e della proliferazione delle armi di distruzione di massa. La Marina per aderire a questi molteplici compiti utilizza in via principale lo strumento navale, Navi nelle diverse configurazioni(pattugliatori, corvette, fregate, cacciatorpediniere ecc.) che per operare adeguatamente ci si aspetta devono essere in condizioni di prontezza operativa, impiegabilità ed efficienza.

Cosa deve fare quindi un Capo di Stato maggiore della Marina? Al pari di ogni buon datore di lavoro pubblico o privato che sia, nel perseguimento dei suoi legittimi obiettivi istituzionali o aziendali ci si aspetta deve procurarsi le necessarie risorse finanziarie, senza le quali le atre risorse non possono essere coinvolte nel processo produttivo di beni o servizi. In questo caso il prodotto finale è la sicurezza dello Stato.

Vediamo quali sono i compiti del Capo di stato maggiore della Marina. Desunti dal Decreto legislativo n.66 del 15 marzo 2010, Codice dell’ordinamento militare che all’art. 33 attribuisce ai Capi di Stato maggiore di Forza Armata i relativi compiti che consistono oltre al Comando di vertice della Forza Armata, nel proporre al Capo di Stato Maggiore della Difesa il programma relativo alle rispettive Forze Armate ai fini della predisposizione della pianificazione generale interforze (in forza dell’art 26) oltre alla responsabilità dell'organizzazione e dell'approntamento delle rispettive Forze armate.

Inoltre il Capo di Stato Maggiore della Marina come organo di vertice della componente marittima a Difesa dello Stato deve provvedere a fare in modo che la Forza Armata assolva a quanto prevede l'art.111 del citato Decreto 66 e cioè:

1. alla vigilanza a tutela degli interessi nazionali e delle vie di comunicazione marittime al di là del limite esterno del mare territoriale, ivi compreso il contrasto alla pirateria

2.al concorso ai fini di prevenzione e di contrasto del traffico dei migranti via mare, nelle acque internazionali, oltre che nell’ambito della cooperazione operativa tra gli Stati membri dell’Unione Europea, gestendo il necessario dispositivo di sorveglianza marittima integrata;

3.al concorso al contrasto al traffico di sostanze stupefacenti;

4.al servizio di rifornimento idrico delle isole minori.

Ma non è finita. Il Capo di Stato Maggiore della Marina in forza dell’art 115 del medesimo Decreto 66 deve provvedere a fare in modo di organizzare con la propria Forza Armata la vigilanza in mare come prevede la legge sulla Difesa del Mare, in quanto in caso di necessità può integrare il servizio di vigilanza e di soccorso in mare svolto dal Corpo delle capitanerie di porto. nonché la sorveglianza per la prevenzione degli inquinamenti delle acque marine da idrocarburi e dalle altre sostanze nocive nell'ambiente marino e l'accertamento delle infrazioni alle relative norme.

Appare quindi lineare come a fronte di questi innumerevoli compiti essenziali ed esclusivi per la difesa dello Stato e dei suoi interessi nazionali, la Marina Militare abbia primariamente bisogno di adeguate risorse economiche che gli consentano di mantenere efficiente ed operativa la propria flotta, fatto assai ancora piu’ rilevante dove in periodo di restrizione economiche e di spending review assuma ancora di piu’ carattere di emergenza. Non puo’ quindi immaginarsi un comportamento inerte dal parte di chi ha queste responsabilità davanti alla sicurezza del Paese per sollecitare gli organi di governo a finanziare adeguatamente l’apparato militare navale che puo’ solo consentire il raggiungimento dei fini istituzionali .

Il ruolo svolto dal Capo di Stato Maggiore della Marina Militare Italiana. Deve essere anche posto in evidenza per come Il vertice della Marina abbia giocato un ruolo attivo per assolvere ai dettami di legge. Provenendo da una carriera operativa fino a ricoprire l’incarico di comandante della Squadra navale nonché delle Forze Marittime di Reazione rapida della Nato, l’amm. De Giorgi ha dato impulso riorganizzando profondamente la Forza Armata, razionalizzando Comandi, reparti e uffici, creando in economia un ufficio per la progettazione delle navi e per la prima volta nuclei di militari tecnici che si occupano delle manutenzione delle infrastrutture militari con risparmi di spesa di tutto rispetto che hanno influito positivamente sui capitoli di spesa relativi. Ma è sulla componente operativa navale che è stata data la grande la grande svolta con una flotta che ha visto crescere il numero di miglia percorse e con l’assegnazione di risorse finanziarie sufficienti per la costruzione di nuove navi per rimpiazzare le piu’ anziane evitando cosi di azzerare la flotta chiamata a un ruolo sempre piu’ centrale nel mediterraneo. Ovviamente Il fatto non è passato inosservato in ambiente militare interforze. Profondo moralizzatore della Forza Armata con tolleranza zero per chi non è degno di indossare l’uniforme, è stato insignito come «Militare dell’anno» dagli Stati uniti quando al comando del gruppo navale italiano aveva brillantemente condotto lo sbarco con anticipo di tempo, dei caschi blu italiani, Fanti di Marina e Lagunari dei reggimenti San Marco e Serenissima (Joint Landing Force Lebanon) alla frontiera tra Libano e Israele, con l'arrivo di 860 uomini alla base di Jabal Marun, In tempi recenti con la creazione dell’operazione ‘Mare Nostrum’ ha dato vita alla operazione di soccorso in mare, partita dopo che un barcone carico di profughi dalla Libia colò a picco nei pressi dell’Isola dei conigli il 3 ottobre 2013, Il Capo di Stato maggiore della Marina ha potuto portare in bilancio un salvataggio di oltre 150.000 vite umane.

In questa vicenda, solo dopo essere stato sentito dai giudici della Procura di Potenza, L’ammiraglio De Giorgi ha potuto conoscere puntualmente il reato in ipotesi per il quale è indagato: l’abuso di ufficio.

UNO SGUARDO AL DIRITTO. Normato all’art.323 del c.p., l’abuso di ufficio si verifica quando il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio, “nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazione di norme di legge o di regolamento,……., intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale”. Il bene giuridico protetto dall’art.323 è identificato nell’imparzialità, efficienza, buon andamento e trasparenza della Pubblica Amministrazione, ossia nella tutela dei principi cui deve conformarsi l’attività amministrativa richiamati anche dall’art. 97 della Costituzione, per perseguire gli interessi pubblici cui è preposta, senza avvantaggiare se stessa a danno dei consociati. E’ la suprema Corte ad affermare che Il reato va escluso, invece, quando l’obiettivo primario perseguito dall’agente è quello di soddisfare l’interesse pubblico (sent. n. 708/2003. Ciò comunque può valere solo se il fatto è commesso da colui cui era rimessa la cura dell’interesse pubblico e se il mezzo prescelto in concreto risulti essere stato l’unico in grado di realizzare tale interesse” (sent. n. 21165/2009).

Le opzioni del Capo di Stato Maggiore della Marina. In definitiva non ci sono dubbi, sulla plancia l’ammiraglio ha solo due tasti: 1 - vedere colare la flotta lentamente a picco passivamente, 2 - trovare le risorse per farla rimanere a galla. Sceglie la seconda dove l’interesse nazionale è dominante. Quindi ci chediamo se l’avere un atteggimento attivo per ammordenare la flotta navale militare e assolvere alla difesa dello Stato, richiedendo al parlamento di sbloccare i fondi necessari, potrebbe essere un comportamento che ipotizza un reato di abuso di ufficio L’esito sarà responso dei giudici , al termine dell’osservazione al periscopio, solo una profonda immersione investigativa porterà a galla la nuda verità, perché quella coperta dalla melma dei fondali diventa insidiosa e fa veramente paura per le conseguenze ingiuste che puo’ avere.

Valerio Arditi