Missione antipirateria Atalanta - Reportage a bordo di nave Euro, cap.1: “Spera in meglio e preparati al peggio”

(di Lia Pasqualina Stani)
19/09/16

“Marinaio per un giorno…marinaio per sempre”: è il messaggio che ho ricevuto quando, tramite email, è arrivata la conferma che la mia attività giornalistica in temporaneo imbarco a bordo di nave Euro è stata autorizzata.

“Spera in meglio e preparati al peggio”: un pensiero ricorrente durante i giorni prima della partenza. È svanito non appena ho raggiunto la fregata “Euro” nel porto di Salalah, in Oman.

Percorro la passerella molto velocemente e vengo accolta dal s.t.v. Alessandro Boggio Tomasaz, capo gestione patrimoniale ed ufficiale alla giustizia e disciplina. Nonostante il peso della mia valigia, sorridente, mi accompagna dal comandante c.f. Giuseppe Massimiliano Aletta che, sceso dalla plancia, mi dà il benvenuto in quadrato ufficiali con un gustoso caffè.

Sono “embedded” in una missione antipirateria.

Nave Euro dallo scorso 25 marzo 2016 opera al largo del Corno d’Africa. È inserita nella Task Force 465 della operazione Atalanta, la prima missione “navale” europea denominata EUNAVFOR Somalia.

La “European Naval Force” è da inquadrare nella Politica Europea di Sicurezza e Difesa (PESD), decisa con un’azione comune del Consiglio del 19 settembre 2008 (2008/749/PESC) adottata a termini del Titolo V del Trattato UE.

Sarà la Joint Action 2008/851/PESC a dar vita a questa operazione navale militare antipirateria, a guida europea, con adesione degli Stati membri della stessa UE.

Il mandato della missione prevede “in primis” di proteggere e scortare le navi del WFP (World Food Programme) che distribuiscono aiuti umanitari alle popolazioni somale sfollate. Proteggere se necessario altre navi per l’AMISOM (African Union Mission to Somalia). Sorvegliare le zone al largo della Somalia, incluse le acque territoriali ed interne, che sono a rischio per la sicurezza della navigazione marittima. Prendere le misure necessarie, incluso l’uso della forza, per prevenire e porre fine agli attacchi dei pirati e alla “armed robbery”. Arrestare, tenere in custodia i pirati in vista del loro trasferimento ad un tribunale appropriato. Monitorare le attività di pesca al largo delle coste somale. Tenere i contatti con gli Stati e le altre Forze Navali operanti nella Regione per proteggere il naviglio “vulnerabile” che transita proprio lungo le coste somale, il Mar Rosso, il Golfo di Aden e l’Oceano Indiano.

Per chi non lo ricordasse il 30 settembre 2015, nave Euro ha “scortato” verso il disarmo, nave Granatiere, la prima unità navale italiana dislocata, nel 2005, nelle acque del Golfo di Aden a protezione del naviglio nazionale su richiesta degli armatori italiani. Una coincidenza significativa che sottolinea il continuo e costante impegno della Marina Militare fin da quando il fenomeno della pirateria ha “infestato” le acque prospicienti le coste somale soffocando la libertà del commercio marittimo internazionale.

La Somalia dopo la caduta del governo di Siad Barre, è stata devastata da un’anarchia che ha tolto il respiro anche al governo transitorio restaurato nel 2007 che non riesce a garantire la sorveglianza delle rotte marittime lungo le sue coste.

Ci si è posto il problema di entrare nelle acque territoriali somale da parte delle navi da guerra straniere in funzione antipirateria e per la scorta alle navi del WFP. Secondo il diritto internazionale si può entrare nelle acque territoriali solo con il consenso dello Stato Costiero, consenso valido solo se il governo è effettivo. Con le Risoluzioni adottate dall’Onu si supplisce alla mancanza di effettività del TFG (Transitional Federal Government), ed in particolare con la 1814 e la 1851.

La fregata Euro rientra nel dispositivo delle navi militari gestito dall’IRTC (International Recommended Transit Corridor) coordinator, un compito assegnato a turno ai comandanti delle forze navali EU, NATO e CMF (Combined Maritime Forces).

L’IRTC è un vero e proprio corridoio di traffico in cui si garantisce sorveglianza e protezione ai mercantili che vi transitano.

Porto di Salalah, Oman

Nella sosta di appena due giorni, durante la mattinata, parte dell’equipaggio di nave Euro, oltre a svolgere il normale turno di guardia, viene anche impegnato nell’imbarco viveri, del materiale di pulizia e dell’olio per manutenzione mezzi.

Al rientro dalla franchigia e dopo le varie mense, tra cui quella di guardia e quella generale, in tarda serata, prima di disormeggiare dal porto, è indetta un’assemblea generale “pre-navigazione” sul ponte di volo.

Il comandante in seconda presenta il comandante, c.f. Giuseppe Massimiliano Aletta, all’equipaggio ordinatamente schierato: gli ufficiali alla sua sinistra, di fronte i reparti specialistici, tra cui i GOS, gli uomini della brigata marina San Marco, la componente aerea della Marina Militare, i sergenti e alla sua destra la truppa.

Il comandante, con piglio deciso ed affabile, informa l'equipaggio sulle attività previste dalla "Focused Operation Aether 11" che porterà nave Euro verso la regione nord della Somalia, ovvero il Puntland.

Sciolte le righe, ogni componente dell’equipaggio si porta nelle proprie postazioni. Necessariamente prima di questo periodo di navigazione, è stato approntato in plancia un briefing di manovra, in cui il comandante Aletta ha descritto come effettuare la manovra di disormeggio dal porto di Salalah ai responsabili delle varie sezioni dell’unità navale: al capo servizio operazioni, al direttore di macchina e capo servizio sistema nave, all’ufficiale di guardia in plancia, all’ufficiale “navigator” ovvero l’ufficiale TLC o ufficiale di rotta, il nostromo come capo sezione di prora, il capo reparto armi come sezione di poppa e infine il capo reparto sonar come sezione dei centri.

Al termine del briefing, in attesa del “pilota” del porto di Salalah per coadiuvare il comandante Aletta - che rimane l’unico “titolare” e responsabile della manovra di disormeggio dell’unità dalla banchina - viene annunciato a tutto l’equipaggio, via R.O.C. ("Rete Ordini Collettivi", gli altoparlanti): “prepararsi ad assumere il ruolo manovra”.

Il comandante in seconda coordina via radio le varie sezioni dell’unità, per meglio approntarla al disormeggio. In plancia tutti i componenti della sezione del ruolo di manovra sono in postazione, dal timoniere al responsabile TLC. Così come sono pronti in COC (Centrale Operativa di Combattimento), in sala radio, in COP (Centrale Operativa di Propulsione) e le squadre di sicurezza a prora e poppa.

A prora e poppa tutte le operazioni tattiche di disormeggio sono coordinate dal nostromo che coadiuva i nocchieri.

In banchina è posizionata la gru per spostare lo “scalandrone” - che altro non è che la passerella in dotazione alla nave - dal porto di Salalah.

I rimorchiatori sono posizionati per “direzionare” in sicurezza nave Euro fuori da acque “ristrette”, data la presenza sia del vento che di un “dhow” (tradizionale barca a vela araba) verso poppa.

Alle 00.30 arriva a bordo il pilota del porto. Mentre la gru rimuove lo scalandrone, il comandante lo riceve in plancia. Il tempo di un rapido saluto e si portano verso l’aletta di plancia, dove avviene uno scambio di informazioni sulla manovra da effettuare, in un “conciso” inglese. Concordata la manovra, contemporaneamente, le varie sezioni di prora, poppa e dei centri si dichiarano pronte al disormeggio. La COP comunica “macchine pronte”, ovvero il via libera dei motori accesi.

Via R.O.C., si comunica un “si assume il ruolo manovra”. Il comandante Aletta inizia col primo comando in plancia: “a tutti, stiamo per disormeggiare”. Il capo servizio operazioni ripete il comando via radio a tutte le sezioni.

Il comandante comunica: “prora e poppa molla e rientra”. Viene ripetuto il comando dal capo servizio operazioni, ancora una volta, via radio a tutte le sezioni.

Un susseguirsi di comandi rapidi e precisi. Ogni movimento dell’unità in mare è per me quasi impercettibile, situata sull’aletta di plancia.

Gli ormeggiatori mollano i cavi dalle bitte, mentre il personale addetto alla sezione manovra di poppa e prora dell’unità, ovvero i nocchieri a prora e il personale del reparto armi a poppa, recuperano tutte le cime della nave.

Mentre il comandante, sull’aletta di plancia a destra, continua a dare i comandi alla sezione in plancia e a concordare con il pilota ogni opportuna manovra, nave Euro con l’aiuto dei rimorchiatori si allontana dalla banchina del porto.

In breve, in prossimità del canale di uscita del porto di Salalah, si avvicina la pilotina sottobordo per prelevare il pilota che attentamente scende dalla “biscaglina” della nave, per rientrare in porto.

Nave Euro supera l'uscita del porto con la boa rossa luminosa sulla dritta e la boa verde a sinistra. Gli addetti alla sezione di manovra, fuori dal canale di uscita dal porto, rassettano la zona di manovra e rientrano all’interno dell’unità.

Sono rimasta da sola per qualche minuto sull’aletta di plancia pensando a Mark Twain: quando diceva che “andare per mare è come essere in prigione con il rischio di annegare”. Ho fortemente voluto essere a bordo di nave Euro, in missione Atalanta. Nei prossimi giorni la vedrà impegnata in molte attività della Focused Operation Aether 11: dall’operazione di raccolta informativa sui gruppi di pirati ancora attivi lungo la costa, all’esercitazione di difesa da minaccia asimmetrica, alla mera scorta di un mercantile del World Food Program nell’IRTC (Internationally Recommended Transit Corridor), dei friendly approach e soprattutto ci sarà la visita del comandante della TF465, il commodoro Olandese René Luyckx, che incontrerà il comandante Aletta e il suo equipaggio. Uomini e donne che, instancabilmente, lontani dalle loro famiglie, contribuiscono a garantire la sicurezza dei mari e del traffico mercantile, impegnandosi in prima linea allo sviluppo e alla crescita delle comunità visitate durante le soste, con attività CIMIC (Cooperazione Civile-Militare).

In qualche modo farò parte dell’equipaggio di questa nave per un lungo periodo. Amo il mare ed essere in missione Atalanta è un’occasione unica quanto irripetibile. Spero di avere la saggezza di viverla al meglio. Credo che a volte la scelta migliore sia accettare il suggerimento di provare a vedere “da vicino” quello che accade.

Poter vivere e “osservare” la vita dietro le quinte di una nave della Marina Militare Italiana è un grande privilegio, perchè i veri marinai non si tirano mai indietro quando c’è un compito da portare a termine.

(continua)