Missione antipirateria Atalanta - Reportage a bordo di nave Euro, cap.3: rifornimento nelle acque del Mare Arabico

(di Lia Pasqualina Stani)
06/10/16

“I tre grandi elementi essenziali alla felicità, in questa vita sono qualcosa da fare, qualcosa da amare e qualcosa da sperare” (Joseph Addison).

Ore 05.00: non ho aspettato che chiamassero via ROC (Rete Ordini Collettivi, gli “altoparlanti”) la sveglia generale. Mezz’ora ed ero già in quadrato ufficiali per fare colazione. Mentre ero nel riposto a prepararmi il mio caffè, è arrivato don Paolo Solidoro, il cappellano di bordo. Sorridente, con la sua voce squillante, mi ha salutato e poi chiesto se avessi programmato già la mia giornata. Ho capito subito cosa volesse chiedermi: dovevamo sistemare i cartoni per l’attività CIMIC prevista per la sosta di nave Euro a Gibuti. Non ho esitato. Ho solo aspettato che don Paolo, finita la colazione, potesse cambiarsi dopo la sua corsa mattutina sul ponte di volo.

Disciplina e discernimento sono due caratteristiche essenziali che contraddistinguono don Paolo come sacerdote, ed anche come uomo.

Inizia il suo percorso da cappellano militare, per amore dei suoi fratelli (anche loro militari) e per sua sorella Martina, deceduta in un incidente stradale mentre si recava al lavoro. Era in Finanza.

Quando sono andata da don Paolo ho visto che aveva tirato già fuori degli enormi sacchi neri contenenti vestiti, scarpe, giocattoli e cartoni con cibo, farmaci, penne, quaderni e non solo. Forse non sarebbe bastata tutta la mattinata. Ma don Paolo è un sacerdote, è anche un ufficiale della Marina Militare. Non è il grado che fa il sacerdote. Lui non è un tipo autoritario. È un po' "pignolo", come lui stesso si definisce. Don Paolo sa davvero sempre cosa fare e lo fa serenamente.

Mi ha spiegato in pochi minuti come catalogare ogni cartone e come riempirli. Ho avvertito in lui un entusiasmo smisurato quando mi ha detto che non vedeva l’ora di ritornare a Gibuti. Per lui l’attività CIMIC (civil miitary cooperation), che serve ad aiutare la ricostruzione ed a supportare le popolazioni locali, rappresenta un punto di forza nella missione Atalanta.

Parlandomi di suor Valeria - 85 anni - anche lei salentina, suora missionaria a Gibuti da circa 50 anni, mi ha immediatamente raccontato dei bambini che vivono presso l’orfanotrofio. Bambini poveri che vivono nella e della povertà. Bambini che regalano gioia. Durante la prima visita, fatta da una parte dell’equipaggio di Nave Euro e dal comandante, Giuseppe M. Aletta, don Paolo ricorda l’accoglienza festosa ricevuta. Visita che li ha visti impegnati “praticamente” nella ristrutturazione di una parte degli edifici, nel sistemare alcuni quadri elettrici, dei PC, rifare una parte della pavimentazione etc.

Inoltre don Paolo racconta che si sono anche autofinanziati per poter comprare per queste strutture, medicinali, 2 sedie a rotelle per i bambini disabili e un carrello per portare il cibo dalla cucina alla mensa.

Mi ha azzittito, quando gli ho chiesto delle sue precedenti missioni. Ha abbassato improvvisamente lo sguardo, per nascondere gli occhi lucidi. Ha schiarito la voce ed ha proseguito nel racconto. I “suoi ragazzi” appartenevano al 9° reggimento alpini Aquila. Era il 2010. Reduci dal terremoto, molti di loro sono partiti per l’Afganistan con un bagaglio pieno di paure, incertezze e sconforto. Ma non senza il coraggio. Undici di loro hanno perso la vita in quell’anno. Ha elencato nomi, cognomi, età, città di origine, sogni e progetti di quegli uomini.

Ho davvero i brividi. Il racconto di don Paolo è essenziale. Quando mi racconta del ritorno in patria con le salme a bordo del C130 diretto all’aeroporto di Ciampino, mi commuove. Ha “riaccompagnato” i suoi ragazzi in Patria, in silenzio, seduto accanto ai loro feretri. Ha pregato affinché i loro familiari accettassero quel dolore incomprensibile, quel distacco dai loro cari.

Via ROC viene annunciata la mensa guardia. Abbiamo chiuso parte degli scatoloni.

“Quando cominci un lavoro, quello che conta è farlo fino in fondo, e bene” (Margaret Thatcher)

L’equipaggio di nave Euro, il suo lavoro sa farlo bene quando deve iniziare anche, un’ordinaria operazione di rifornimento di gasolio in mare. Soprattutto quando non si vuole rischiare di ritardare l’operatività nella missione Atalanta, ed è necessario fare il “pieno” di gasolio in pieno mare.

Il rifornimento RAS (Replenishment At Sea) è un’operazione navale di rifornimento di gasolio F76, che richiede non solo addestramento e preparazione professionale, ma anche capacità cinematica nella conduzione della nave e costante attenzione. Non bisogna trascurare neanche le condizioni meteorologiche.

Concordato il giorno, l’ora e il punto di rendez-vous nelle acque del Golfo di Aden, Nave Euro ha imbarcato il combustibile in due giornate programmate nel corso della Focused Operation Aether 11, da due navi logistiche statunitensi: la USNS John Ericsson e la USNS Laramie. La procedura di rifornimento non cambia.

Dall’aletta del lato destro della plancia ho seguito l’arrivo della John Ericsson: ho guardato incuriosita il movimento del mare ai lati della nave. Onde lunghe e profonde. Rapidamente ha fiancheggiato” Nave Euro. La sua stazza ha fatto ombra alla nave.

A tutto l’equipaggio è stato annunciato il prepararsi ad assumere il ruolo RAS. Abbiamo indossato i DPI (Dispositivi di Protezione Individuale).

Tutto il personale addetto, compreso il “palettista” (nostromo) si è posizionato per preparare l’attrezzatura di rifornimento.

Con il movimento delle palette segnaletiche comunicherà in ogni preciso istante la procedura di pompaggio del carburante.

Prima che inizi il rifornimento carburante laterale, il comandante Aletta, dalla plancia, inizia a dirigere la manovra di affiancamento laterale alla rifornitrice statunitense.

Nave Euro, viene collocata ad una certa distanza dalla poppa della rifornitrice, sul lato sinistro della Ericsson.

Le due navi, sono ad una distanza “fissa” non superiore ai 40 m l’una dall’altra per procedere parallele e facilitare l’attività.

L’operazione di rifornimento è rapida ed efficace, richiede poche ore. Si procede con il “collegamento” del sistema di cavi che permetterà il rifornimento.

Il caldo nelle acque del mare arabico è soffocante, c’è molta umidità.

Dalla rifornitrice statunitense, si “spara” con il lancia sagole, sia verso il centro di sinistra che verso la prora di Euro, il sacchetto contenente la sagola (la cima di una corda).

Quando i sacchetti contenenti le sagole arrivano su nave Euro, il personale posizionato a prora, lega la sagola dell’’Ericsson alla sagola distanziometrica di Nave Euro. Dalla nave rifornitrice si provvede a recuperare la sagola portando a bordo lo “zero” della sagola distanziometrica (cima di una corda che indica la distanza) da Nave Euro.

Viene legata ad una draglia (cavo teso sul ponte della nave) in modo che lo zero sia a filo della paratia laterale della rifornitrice.

Il sacchetto arriva al centro del lato sinistro della fregata Euro. Con la stessa procedura viene legato ad una “messaggera” (un altro cavo di manovra) che dall'Euro viene passato alla rifornitrice statunitense. A questo si lega il cavo portante del rifornimento, che sarà reinviato su Nave Euro; si procede al tensionamento di questo cavo portante su cui, dalla nave rifornitrice transita il Probe (parte terminale del tubo di rifornimento della rifornitrice) che viene “incocciato” nella “campana” (parte del tubo di ingresso delle casse di rifornimento) di Nave Euro.

Inizia il pompaggio del gasolio F76 nelle casse della fregata italiana. L’odore del gasolio è intenso.

Durante il rifornimento il comandante, affiancato dal suo team di plancia, continua ad impartire i comandi per mantenere la posizione parallela alla distanza stabilita, sempre sul lato sinistro del rifornimento.

Dall’aletta di plancia ci accorgiamo che un pesce martello è tra le due navi. Di piccole dimensioni. Si notano gli occhi all’estremità dell’estensione. Questo pesce ha una vista a 360°. Non si allontana per tutto il tempo dell’attività. Il rifornimento intanto procede.

Dopo circa due ore e mezza, effettuate le sonde delle casse gasolio, la Centrale Operativa di Piattaforma /COP), comunica con la stazione di rifornimento, dove si trova il personale dei centri che manovra accanto al Probe. Può iniziare la procedura di sgancio.

Prima di salutarsi, tra gli equipaggi delle due navi, avviene un consueto scambi di doni, come da tradizione marinaresca.

Dopo i saluti, mentre la Ericsson vira a sinistra allontanandosi, la fregata Euro, impegnata ormai da mesi nella missione Atalanta, riprende la sua rotta di pattugliamento nelle acque del mare arabico.