Il Segretario del Consiglio Supremo per la Sicurezza Nazionale iraniana, ammiraglio Shamkhani, mette in guardia gli Stati Uniti da eventuali ulteriori azioni militari in Siria dirette contro le forze di Damasco.
La dichiarazione, riportata dall’agenzia di stampa Mehr (connessa al Teheran Times) segue quella americana secondo cui Washington sarebbe pronta a colpire pesantemente Assad, nel caso di “un ulteriore uso di armi chimiche”, ritenuto imminente dal Pentagono.
La CNN riporta in queste ore che le unità della US Navy che incrociano al largo della Siria, sono pronte e aspettano solo l’ordine dalla Casa Bianca per colpire qualunque obiettivo nel Paese arabo.
La posizione USA è stata considerata estremamente pericolosa anche dal Cremlino (dichiarazione del Ministro degli Esteri Lavrov e del suo vice Gatilov) soprattutto in considerazione del fatto che gruppi ribelli in possesso di armi non convenzionali, potrebbero essere spinti a farne uso per sollecitare l’intervento americano contro i siriani.
Shamkhani ha invitato il governo di Washington a coinvolgere l’OPAC (l’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche, con sede a L’Aia, attualmente diretta dal turco Üzümcü) per condurre le necessarie ispezioni nei siti di stoccaggio ritenuti sospetti.
Con riferimento all’attacco americano contro la base aerea siriana di Sharyat del 7 aprile scorso, l’alto ufficiale iraniano ricorda che fu proprio Washington ad opporsi alla richiesta di un’investigazione internazionale sull’uso delle armi chimiche a Khan Shaykhun (pretesto dell’attacco) perpetrata da Iran e Russia.
L’ammiraglio esprime preoccupazione per l’unilateralità delle mosse USA in Siria, che rischiano di incidere notevolmente sugli equilibri senza un adeguato calcolo delle conseguenze.
Shakhmani, ex capo della Marina dei Pasdaran, ex capo della Marina iraniana e soprattutto Ministro della Difesa per otto anni, è un personaggio di spicco nel panorama politico-militare di Teheran. Come Segretario del Consiglio Supremo per la Sicurezza Nazionale (formato da 13 figure di primo piano), ha grande incidenza sull’impostazione strategica della difesa nazionale, ma anche su tematiche sociali e politiche ad essa correlate. Ha ufficialmente il ruolo di negoziatore per tutti gli affari riguardanti la politica nucleare iraniana. Gode tra l’altro della stima del Presidente Rouhani e della Guida Suprema Khamenei, risultando attualmente fra i leader iraniani più influenti. Le sue dichiarazioni sono sempre considerate un buon rilevatore delle priorità e delle urgenze avvertite a Teheran.
La sensibile crescita geopolitica dell'Iran in Medio Oriente, trova nella crisi siriana la sua concretizzazione più evidente. Sponsor dell'asse sciita che dal Libano arriva al Golfo Persico attraverso l'Iraq, Teheran gode anche del riposizionamento di molti soggetti e del cambio di equilibri degli ultimi anni nella regione. A questo proposito basti pensare al presidente maronita libanese Aoun, leader di un cartello storicamente antisiriano, ma riavvicinatosi alla Siria (quindi ad Hezbollah e all'Iran), anche in seguito alla crescita sunnita e alla sua propaggine jihadista. O allo stesso ruolo di Baghdad, per anni obiettivo delle invettive e dei sogni espansionistici di Teheran, oggi tra le sue possibili maggiori alleate.
Sembrano molto lontani gli anni dell'ostracismo contro l'oscurantismo della prima Repubblica Islamica. Dalle cosiddette primavere arabe in poi, il Vicino Oriente ha perso i suoi assetti ed è in affanno nel tentativo di ritrovarli. Il tassello Siria ne è la probailmente la sintesi perfetta.
Nella fase finale della guerra siriana, cresce il numero delle grandi potenze coinvolte (compresi gli USA, da tempo ormai direttamente impegnati sul terreno) e soprattutto il loro peso relativo nella crisi. Ogni mossa non ponderata, proprio come suggerito da Ali Shakhmani, potrebbe indurre consueguenze non calcolabili.