Lettera a Difesa Online in memoria del comandante Gianfranco Sbocchelli

22/01/18

Poco prima di Natale, ci ha lasciati il com.te Gianfranco Sbocchelli, un triestino DOC. Pilota militare alla 46^ Aerobrigata di Pisa nel 1966, entra in Alitalia nel 1967 dove percorre una lunga carriera professionale: navigatore, pilota, primo ufficiale, istruttore di volo ed infine comandante di lungo raggio su Boeing 747.

Ho avuto il piacere di conoscerlo all'aeroporto di Bresso dopo il suo pensionamento, quando veniva a volare col suo Pa18.
Certo il Pa18 non era il Boeing 747 ma la professionalità con cui continuava a volare la si riconosceva dalla sua meticolosità e precisione.

Ho ritenuto di scrivere al meglio questo ricordo rivolgendomi a chi lo conosceva da molti anni, quando era pilota alle prime armi all'Aeroclub di Ronchi dei Legionari, alla Scuola di Volo di Brindisi ed infine in linea, sui velivoli dell'Alitalia: Il comandante Fulvio Chianese.

Gianfranco Sbocchelli e Fulvio Chianese si sono conosciuti all'Aeroclub di Ronchi nel 1960 dove l'istruttore, un pilota del 1° e 4° Stormo Caccia fin dal 1930, era Raffaele Chianese, il padre di Fulvio.

Ma lascio la parola al Com.te Fulvio Chianese...

Renato Cortelletti

 

Gianfranco Sbocchelli nasce Trieste nel 1941 da una famiglia benestante, il padre ha la rappresentanza di una importante ditta che produce macchine per la lavorazione del legno.

A 17 anni, nel 1959, il padre gli paga il corso per il conseguimento del brevetto di pilota di 1° grado a Ronchi dei Legionari, all'Aeroclub Falco. Suo istruttore è mio padre, gia' pilota del 4° Stormo Caccia, rientrato da poco dalla Scuola di Volo di Galatina dove era stato istruttore su T-6, G-59 e Mustang.

Nel 1960-1961 conosco Gianfranco a Ronchi dove anch'io ho iniziato a volare. Aspiravo fare domanda per il corso A.U.P.C. (Allievi Ufficiali Piloti di Complemento) ma "non avevo l'età" e mio padre non voleva "firmare" (allora la maggiore età scattava a 21 anni).

Vengo a sapere da Gianfranco che l'Alitalia organizza dei corsi di pilotaggio a Brindisi. Lui ha già fatto la domanda per le selezioni. Ne parlo con mio padre e, se scelgo questa soluzione, è disponibile a concedermi la firma.

Nel mese di novembre del 1963, Gianfranco ed io ci rechiamo a Roma, superiamo le selezioni che comprendono un giorno di visite mediche all'Istituto di Medicina Legale dell'A.M. e due giorni al Centro Addestramento AZ per test e colloqui (su 600 aspiranti rimaniamo in 65). Torniamo a casa in attesa di inizio del corso previsto il 1° di febbraio 1964.

Alla fine di gennaio 1964 partiamo nuovamente per Roma, io con una vecchia fiat 500 e Franco con un'Alfa Spider: destinazione il Centro Addestramento dell'Alitalia. Prendiamo alloggio presso una famiglia a Ostia Lido, una cameretta in due.

A Fiumicino si inizia subito con il corso (la parte teorica) per il conseguimento del brevetto di 1°, 2°, 3° grado, ufficiale di rotta di 2^ classe e radiotelefonia in inglese più il corso MB-326. Ogni mese chi non supera gli esami "interni" viene esonerato. Dopo sei mesi rimaniamo una quarantina e partiamo per Brindisi. Veniamo alloggiati in caserma e ci assegnano le camerate dei sottufficiali mentre per la mensa utilizziamo quella degli ufficiali. Gli istruttori di volo provengono dalla Scuola dell'A.M. di Lecce (Galatina), sono assegnati in "prestito" all'Alitalia (diversi di loro poi vi rimarranno). 

Qualche anno prima l'Alitalia aveva stipulato un accordo con il capo di s.m. gen. Remondino (ex pilota del 4° Stormo di Gorizia) che prevedeva una collaborazione con la compagnia di bandiera. L'A.M. avrebbe fornito i piloti istruttori e messo a disposizione la base militare di Brindisi, l'Alitalia avrebbe acquistato gli MB-326 e provveduto alla loro manutenzione. Tutto ciò in quanto l'Alitalia aveva urgente bisogno di nuovi piloti che l'A.M. non poteva fornire per evitare di rimanire "sguarnita". L'accordo prevedeva inoltre che il superamento del corso sarebbe equivalso ad aver svolto il servizio militare. 

A Brindisi, in due cicli di circa sei mesi, completiamo e superiamo gli esami di volo ed alla fine rimaniamo solamente in 20 "superstiti"! Al corso precedente era andata molto peggio.

Nel mese di ottobre del 1965, viene a Brindisi il com.te Molinari, capo dell'addestramento di Fiumicino. Ci riuniscono tutti e venti in una saletta: i "piani" dell'Alitalia sono cambiati a causa di una crisi nel mondo dell'Aviazione, le assunzioni sono ritardate di tre mesi. Ma non basta: solo metà corso entrerà in linea tra tre mesi mentre l'altra metà presterà servizio in A.M. per un anno.

Franco è fra quest'ultimi e parte prima per Latina e poi per Pisa, alla 46^ Aerobrigata e dove vola sul C-119 come copilota. Rientra in Alitalia nei primi mesi del 1967.

In Alitalia, dopo il corso sul DC 8/43, Gianfranco è impiegato come navigatore, successivamente effettua la transizione sul DC8/62 e due anni più tardi è assegnato al DC9/30 come secondo pilota.

Supera il corso comando su DC9/30 nel settembre 1974. Transita poi sul MD80, sull'Airbus A300 ed infine sul Boeing 747.
Per un paio d'anni è anche istruttore alla Scuola di Volo dell'Alitalia ad Alghero dove vola su SF260, P166 e Cheyenne.

Termina la carriera in Alitalia al compimento dei 60 anni con all'attivo circa 20.000 ore di volo ma continua a volare su velivoli dell'Aviazione Generale per diversi anni ancora ed in diversi Paesi.

Nonostante avessimo trascorso lunghi periodi insieme, in Alitalia le nostre carriere hanno seguito strade diverse e ci incrociavamo raramente: eravamo quasi sempre su velivoli diversi. Solamente sull'A300 abbiamo volato insieme, sulle "Lagos", dove era previsto l'equipaggio "rinforzato".

Credo di essere uno dei pochi suoi colleghi, forse l'unico, che lo conosceva bene. Aveva un istinto innato per il volo ed era sempre tranquillo anche nelle situazioni più difficili. Non l'ho mai visto studiare ma superava sempre brillantemente gli esami.

Purtroppo solo la malattia l'ha visto perdente!

Fulvio Chianese

  

Una sera, non molto tempo fa, durante una cena Gianfranco, incalzato dalle domande di noi ragazzi, ricordava che quando finì di fare l'istruttore sul Cheyenne ad Alghero, ad alcuni suoi colleghi istruttori che provenivano dall'A.M. e non avevano esperienza del Volo di Linea, sconsigliò di passare direttamente dal Cheyenne all'A300 e alcuni non gli diedero retta: furono respinti al corso di abilitazione e rimessi sul DC9. L'A300 era un aereo che aveva alcune peculiarità, se si superava la velocità di crociera e si entrava in una virata di 30°, si potevano sentire "tintinnare" i bicchieri della prima classe, situata giusto dietro la cabina di pilotaggio, era il "buffet onset"!

Quando gli si chiedeva com'era il Boeing 747, rispondeva che, rispetto ad un MD 80, era più facile perfino nel rullaggio a terra. Questo ci lasciava sbigottiti perchè conoscevamo le enormi dimensioni del velivolo.

Ci raccontava che il 747 aveva il carrello principale "snodato" per ridurre il raggio delle curve durante il rullaggio. Una volta ci raccontò che durante un volo (se non ricordo male per Tokyo) sentì per radio un 747 dell Air France che volava 2000 piedi sopra di lui con la medesima destinazione ma più veloce. Avanzò leggermente le quattro manette dei motori e l'aereo raggiunse subito Mach 0.92, senza la minima vibrazione. Guadagnò quei pochi minuti che permise al Controllo del Traffico Aereo di metterlo avanti al 747 francese nella sequenza di avvicinamento a Tokio e farlo atterrare prima.

Su YouTube è possibile trovare un filmato del 1964  (pellicola 8 mm) girato da Sbocchelli e Chianese quando erano alla Scuola di Volo di Brindisi e volavano sull'MB326D (v.link). È un pezzo unico che documenta un periodo storico dell'Alitalia. 

Ora Gianfranco può finalmente volare nel blu dipinto di blu...!

Renato Cortelletti

(immagini fornite dal c.te Chianese. Nell'ultima foto, presa nel 2104, il V° corso 50 anni dopo)