Questa domenica mattina mi sono alzato di buon’ora per assistere alla Parata Militare per le celebrazioni dei 73 anni dalla proclamazione della Repubblica.
Nell’ultima settimana si sono alternate varie polemiche a causa del tema della Parata, ovvero l’inclusione; delle defezioni eccellenti – ex capi di stato maggiore in disaccordo con la politica del ministro Trenta -; nonché per i mancati inviti a politici di primo piano.
Arrivato in Via dei Fori Imperiali, mi accomodo sulla sedia (dove sono posizionati una bottiglietta d’acqua, una bandierina tricolore e il programma della Parata) e mi accingo a godermi l’evento.
Diciamo subito che la Parata - dopo l’arrivo del presidente della Repubblica Mattarella accompagnato dal ministro della Difesa Trenta - è inaugurata da una rappresentanza di sindaci delle città italiane, volti noti e meno noti (spicca in prima fila il sindaco di Palermo Leoluca Orlando) sfilano davanti alle tribune tra qualche applauso e molta indifferenza.
Dopo le bandiere di guerra delle Forze Armate e della Guardia di Finanza è la volta dei gonfaloni delle Regioni, delle Province e dei Comuni italiani, neanche fossimo al Palio di Siena.
Il doveroso tributo all’adesione incondizionata della Repubblica agli Organismi Internazionali viene espletato con il passaggio delle bandiere dell’ONU, della NATO e ovviamente dell’Unione Europea, tanto per ricordare agli italiani chi comanda.
Molto applaudito è il gruppo sportivo paralimpico della Difesa, con l’alfiere Gianfranco Paglia, ferito a Mogadiscio il 2 luglio 1993 nel corso della battaglia del check point Pasta e insignito della Medaglia d’oro al Valor Militare.
Visto che il tema della Parata è l’inclusione sfilano anche i dipendenti civili della Difesa, i quali rappresentano una parte numerica non indifferente delle Forze Armate (dato l’ormai diffuso concetto dual use sarà necessario insegnare a questi come maneggiare le armi).
Finalmente, dopo più di mezz’ora, cominciano a sfilare i reparti operativi (tanto per ricordare a tutti che comunque è pur sempre una Parata Militare), per la verità pochi e male assortiti.
Tra una compagnia di Granatieri di Sardegna e una compagnia (c’è scritto proprio così sul programma dato agli spettatori, evidentemente chi lo ha redatto non sapeva che in Cavalleria il livello organico corrispondente alla compagnia si chiama "squadrone") di Lancieri dell’8° reggimento di Montebello (ovviamente senza blindo CENTAURO, non si vuole certo far pensare alla guerra in una Parata Militare), spiccano gli Incursori del Nono reggimento Col Moschin, con il volto coperto e armati con un misto di carabine H&K 416, ARX-160A2 (con lanciagranate GLX-160) e Scar Mk-17, e i parà del 185° reggimento artiglieria paracadutisti della Folgore.
Con il III settore si assiste alla sfilata della Marina Militare, dopo la Scuola navale militare Morosini e l’Accademia di Livorno è il turno della compagnia della brigata marina San Marco (in cui si notano gli operatori della compagnia N.P. e gli sniper vestiti con i ghillie suit). Gli Incursori del GOI sono inseriti in una compagnia mista ed equipaggiati con la tuta da combattimento di colore verde (sono a volto scoperto quindi ancora non sono brevettati).
Mentre guardavo i marinai mi è sembrato che lo speaker della Parata dicesse che "la brigata San Marco ha una spiccata connotazione dual use, in quanto ha sviluppato numerose capacità negli interventi di protezione civile" (spero sia stato un colpo di sole!).
Con il IV settore è la volta dell’Aeronautica Militare, con compagnie miste di fucilieri del 9° e del 16° Stormo (sinceramente non ho notato Incursori del 17°).
Nel V settore, quello dove sfilano i Carabinieri, ho notato che gli Incursori del GIS erano in tenuta per gli interventi antiterrorismo in ambiente urbano, mentre nelle precedenti occasioni sfoggiavano la tenuta da combattimento impiegata in Afghanistan, nell’ambito della Task Force 45.
Il VI e VII settore vengono dedicati alla Guardia di Finanza e ai Corpi civili dello Stato, in quest’ultimo caso ho assistito alla sfilata (termine assai appropriato) di funzionari donna della Polizia di Stato in tailleur.
Tra gli ultimi la famosissima compagnia servizio civile universale, ragazzi volontari che (seguendo le parole del presidente del consiglio Conte, v.video) vanno in giro per il Mondo a parlare di pace, anche grazie ai soldi ricavati dal mancato acquisto di cinque fucili.
A chiudere definitivamente la Parata l’unico mezzo fatto sfilare appositamente oggi: una vettura del 1943 dei Vigili del Fuoco.
In verità altri mezzi si sono visti, come per esempio le spazzatrici dell’AMA incaricate di ripulire la strada dagli escrementi dopo il passaggio dei cavalli dei Corazzieri.
In conclusione, la mia alzataccia non è stata certo ripagata dallo spettacolo a cui ho assistito.
Una Parata Militare deve essere per definizione l’esposizione al pubblico della Potenza di una Nazione. Nel corso della Guerra Fredda l’URSS (e ancora adesso la Russia) faceva sfilare nella Parata del 9 maggio gli armamenti più moderni, come monito per la controparte.
La totale mancanza di armamenti pesanti e di veicoli (se il problema è l’eventuale danneggiamento dei monumenti, allora spostiamola da un’altra parte), nonché l’assenza di molte unità ha reso la Parata di quest’anno una palese dimostrazione di debolezza della Nazione.
Se il tema doveva essere l’inclusione perché non includere anche l’aspetto militare, invece di renderlo una parte del tutto.
Vorrà dire che dovrò aspettare il 14 luglio per vedere una Parata Militare come si deve, anche se sarà quella francese.
Foto: ministero della difesa / RAI / U.S. DoD