Anche per le donne in uniforme appartenenti al comparto sicurezza e difesa oggi si celebra la Giornata internazionale della donna. L’origine di questa ricorrenza risale per la prima volta nel febbraio del 1909 negli Stati Uniti su iniziativa del Partito socialista americano, senza che però siano emerse le motivazioni che puntarono alla scelta di quella data. Di fatto sino al 1921 ogni Stato stabili giorni diversi per la celebrazione della ricorrenza, fino a quando nel corso della 2° conferenza delle donne comuniste russe a Mosca nel 1921 viene confermata come unica data per le celebrazioni l’8 marzo a memoria della manifestazione del 1917 contro lo zarismo delle donne di San Pietroburgo.
In altri Stati si fa invece riferimento ad un infortunio sul lavoro in cui alcune operaie americane, persero la vita a causa di un incendio nel 1857, perché rinchiuse dentro la fabbrica dal datore di lavoro che voleva impedirgli che partecipassero a uno sciopero, In Italia e altri Stati si è accettato di ricordare un rogo in una fabbrica di camicie a New York, del 1911 nel quale persero la vita 134 donne.
Fra gli alleati della Alleanza Atlantica siamo stati gli ultimi a reclutare le donne dal 2000 equiparandole ai compiti dedicati tradizionalmente all'uomo ed impiegandole in prima linea nelle missioni internazionali. In definitiva il cambiamento è avvenuto proprio dal 2000, quando il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite adottò la Risoluzione 1325 su 'Donne, Pace e Sicurezza' che, per la prima volta, riconosceva la specificità del ruolo e dell'esperienza delle donne in materia di prevenzione e risoluzione dei conflitti.
Oggi si vogliono particolarmente ricordare non solo l’ingresso delle donne nelle Forze Armate e Forze dell’Ordine ma soprattutto le condizioni di miglioramento generale, socio-economiche, e di iniziative politiche, mentre dall’altro lato non mancano ancora oggi le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state sottoposte e per cui dal 17 dicembre 1999 è stata istituita anche la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.
Non vanno dimenticati tutti i casi in cui le donne sono state vittime di molestie e di abusi, riportando in taluni casi conseguenze morali e biologiche che le hanno segnate per tutta la vita, arrivando a perdere il posto di lavoro e facendo emergere come all’interno dell’organizzazione militare i controlli non sono mai abbastanza ein aggiunta occorre far prevalere una cultura di rispetto e di accettazione che deve essere di esempio dentro questi apparati. Chi mai accetterebbe che la propria sorella, figlia, fidanzata… venga trattata con violenza o disprezzo dentro una organizzazione fondata sulle regole, sul rispetto e soprattutto sull’ordine? Come non capire che il migliore mezzo di relazione per una donna è il rispetto, la delicatezza, la sensibilità, l’essere presenti nei momenti di difficoltà senza mai approfittarne e soprattutto immaginarla come un fiore da protegge e curare.
Dopo l’excursus dei casi di molestie e violenze commesse in ambito militare e che hanno coinvolto la cronaca nazionale, proprio due giorni addietro ricordiamo come La Marina Militare Americana sta rischiando di essere travolta da uno scandalo sui social network dove sono apparse foto di marines nude con post di carattere osceno scritti dentro una pagina Facebook “Marines United“. Mentre Il Pentagono ha annunciato l’apertura di un’inchiesta non è ancora definito il numero delle donne coinvolte nello scandalo, né quante foto siano state pubblicate con o senza il consenso delle militari in atteggiamenti ambigui. Gli iscritti al gruppo invitavano a fornire nuove foto in versione hard delle loro colleghe tra commenti volgari e inviti allo stupro. Il caso è stato affidato Naval Criminal Investigative Service, e i colpevoli rischiano la corte marziale.
Purtroppo non è il primo episodio di molestie contro le donne nelle forze armate statunitensi: soltanto lo scorso 2016 le forze armate americane hanno ricevuto 6.000 denunce per molestie sessuali, una cifra che non rispecchia il numero effettivo, dato che numerose soldatesse non escono allo scoperto per timore di conseguenze peggiori. In Italia la situazione non ha queste dimensioni ma il fenomeno deve essere costantemente tenuto sotto controllo.
In tutti gli ambiti di impiego comunque le donne cercano di distinguersi per l’impegno la serietà e la dedizione ala lavoro talvolta raggiungendo risultati di tutto rispetto sia nel lavoro che nello sport .
Come non ricordare la prima donna al comando di unità navali, la prima donna direttore di macchina di un pattugliatore, la prima donna dell’A.M. nello spazio, le prime donne nei sommergibili grazie all’accanimento di una allieva dell’Accademia Navale, la prima donna della M.M. a vincere un campionato di equitazione, la prima donna carabiniere sposa in alta uniforme , la prima donna generale dei CC, ecc. Purtroppo in negativo dobbiamo anche annoverare la prima donna ufficiale in manette da poco tempo.
Senza false ipocrisie c’è da chiedersi però se a parità dei ruoli svolti dalle donne in uniforme questo non abbia portato ad una influenza negativa nella vita e nella personalità femminile, specie negli incarichi pesanti e rischiosi i dove tradizionalmente è l’uomo a svolgerli; se questo impegno non significa per una donna riportare lesioni gravi sui fronti di combattimento o rinunciare ad avere una famiglia , dei figli, una vita serena.
Attualmente il personale femminile di Esercito, Marina, Aeronautica e Carabinieri, tra ufficiali, sottufficiali e volontarie, viaggia su quote che sfiorano le 12.000 unità dove la presenza più corposa è nell’Esercito, seguita da Marina, Aeronautica e Arma dei Carabinieri.
Le donne in uniforme sono oramai una realtà costante del comparto difesa e sicurezza che caratterizza la vita nei comandi e nelle unità operative sia sul suolo nazionale che all’estero. Dall’ Afghanistan al Libano la presenza femminile si esplica con compiti di ogni genere sia nel ruolo tecnico, logistico, sanitario che anche di combattimento. A terra a bordo delle unità navali, sui mezzi aerei , sulle radiomobili per l’ordine pubblico, nelle foreste, nei luoghi di detenzione, negli ospedali. A loro si affiancano le donne dei ruoli civili del comparto difesa e sicurezza, talvolta provenendo anche dai ruoli militari, che fianco a fianco, sono impegnate a svolgere le loro mansioni dividendosi trai compiti di mogli, madri, casalinghe con un carico di lavoro davvero encomiabile e che meriterebbe agevolazioni di ogni genere per non sovraccaricare i loro delicati compiti. Ricordiamo che all’interno della famiglia è la donna che volente o nolente assume un ruolo primario nella conduzione della vita domestica, nell’organizzazione della casa, nella preparazione dei pasti, nella cura dei figli, nell’assistenza gli anziani, nello svolgimento degli onerosi compiti che la gestione familiare richiede e che hanno un peso non indifferente nella vita di ogni donna e che spesso la vedono sacrificata per amore.
Passiamo dalle parole ai fatti per sollevare queste condizioni dando una mano di aiuto alle nostre donne, a queste maestre d’amore, che comunque e dovunque nel mondo passano alla storia per averci portato dal loro ventre in questo mondo.