Guardate bene questo pezzo di carta: è uno delle migliaia di volantini che la forza aerea turca ha fatto piovere nelle ultime ore sui villaggi di un’ampia fascia di territorio abitato da Curdi in Siria che Erdogan si appresta, proditoriamente, a invadere e occupare.
Il messaggio invita i civili ad allontanarsi dall’area per un imminente conflitto.
Guardate bene anche quest’altro volantino caduto dal cielo pochi mesi fa a nord di Aleppo: è un avvertimento da parte del regime siriano e dei suoi protettori russi che sta per essere lanciato un attacco russo-siriano contro le forze turche e i loro alleati.
Guardate, poi, questo terzo volantino - dei Curdi col sostegno americano - che mette in guardia la popolazione circa l’imposizione di un coprifuoco, del pericolo rappresentato dalla fuga di terroristi dell’ISIS e dalla possibilità di lucrare una taglia per la loro cattura.
Guardate questi messaggi in lingua russa che avvertono i civili ucraini di allontanarsi dalle zone oggetto di attacchi missilistici o di artiglieria…
Come non vedete niente? Ah, sì… Non vedete nessun volantino perché le truppe russe, nella loro furia di “liberare” gli Ucraini dai “neonazisti” non si curano di avvertirli che intendono colpire zone talvolta densamente abitate. Noi che scriviamo abbiamo conoscenza diretta del fatto che chi è stato in Ucraina per motivi familiari dopo il 24 febbraio sapeva che - se non si era parti di un convoglio umanitario ben riconoscibile - per prudenza scriveva sul tetto dell’auto - o del ricovero - la parola russa дети (pronuncia: dièthi, cioè bambini) perché si presumeva che ci fosse un tacito accordo: i veicoli che trasportano i più piccoli e i fragili non devono essere attaccati. È successo il contrario: chi si sposta nell’Ucraina orientale e meridionale ha imparato a spese proprie e dei propri cari che se facevi sapere ai caccia e agli elicotteri da guerra del Cremlino che avevi a bordo dei bambini, automaticamente diventavi un bersaglio in movimento (e incapace di rispondere al fuoco). Né più né meno quello che è successo al Teatro Drammatico di Mariupol.
Ora, nessuno chiede ai Russi di fare come gli Israeliani, cioè inviare prima di ogni attacco un messaggino sui cellulari di tutti quelli presenti nell’area avvertendoli per tempo di mettersi in salvo: servirebbe molto meno di quello che già fanno in Siria. Semplicemente, basterebbe che avvertissero le autorità ucraine con quindici minuti di anticipo, abbastanza tempo per mettere in sicurezza i civili, non certo per spostare armi eventualmente presenti in zona e che possono essere l’unico legittimo bersaglio di un attacco di artiglieria o missilistico.
Invece che sperare nel Nobel per la Pace proponendo piani impossibili da accettare per entrambe le parti, perché il nostro governo non chiede a Mosca e a Kiev, ma soprattutto a Mosca come è ovvio, di impegnarsi su questo semplice punto?
Basterebbe un accordo di un solo paragrafo: “La Federazione russa e la Repubblica ucraina si impegnano a scambiarsi una nota informativa prima di colpire con qualsiasi arma del peso superiore a … in territori con densità di popolazione in data 23 febbraio superiore a…”
Semplice e umano, no?
Foto: web / Twitter / Maxxar