La notizia riporta la data del 28 ottobre 2019 e, come consuetudine, la circolare è stata inoltrata ai Comandi di Presidio militare presenti nelle regioni dallo Stato Maggiore della Difesa. Una missiva che, poco dopo la registrazione, è stata indirizzata per via gerarchica a tutti i Comandi delle Forze Armate dipendenti nelle varie località, ma anche a istituzioni locali e Corpi civili e militari presenti nelle varie regioni italiane.
Dalle indiscrezioni si dedurrebbe che dal Dicastero della Difesa, retto dal 5 settembre 2019 dal ministro Lorenzo Guerini, s’intenda ridurre il personale partecipante alla celebrazione del 4 Novembre, da 101 anni Giornata dell’Unità Nazionale e delle nostre Forze Armate.
Proposta in questi termini potrebbe suonare come un coerente contenimento della spesa pubblica, peraltro più che condiviso, ma qualche polemica non si è fatta attendere ed è già trapelata.
Un enorme sacrificio e la fierezza di una vittoria
La Grande Guerra del 15 -18 ha registrato una sofferta vittoria per l’Italia contro l’Impero Austro-Ungarico che ha portato all’annessione delle città di Trento e Trieste; una data il 4 Novembre che non dovrà mai sbiadire, fosse solo per ricordare le terribili sofferenze di una guerra oltre alla fierezza di una vittoria.
Dopo la disfatta di Caporetto sull’Isonzo, nel Regio esercito si decise di giocare l’ultima carta avvicendando il generale Luigi Cadorna con il generale Armando Diaz, nominato capo di Stato Maggiore dell’Armata.
Un cambio di quadri vincente seppur tragico e forse qualcuno ricorderà una celebre frase di Armando Diaz: “L'arma che sono chiamato a impugnare è spuntata; la rifaremo”.
Un conflitto che alla sola Italia che allora contava 35 milioni di abitanti costò più di 650.000 vittime tra i militari e circa 600.000 tra i civili senza contare feriti e dispersi, anche se autorevoli fonti riferiscono agghiaccianti numeri superiori.
Tutti parteciparono sotto il tricolore
Un vero e massacro che pone senza dubbio interrogativi ma che vide uniti sul fronte militari, finanzieri, civili volontari, guardie di P.S. pompieri locali, ma anche le nostre benemerite Crocerossine e il Corpo militare della Croce Rossa italiana.
Il Corpo militare della Croce Rossa impiegò circa 10 mila militari mentre le Crocerossine diedero il loro contributo con 8200 unità; una presenza indispensabile se consideriamo le oltre 200 unità campali tra cui i 65 ospedali. Importante fu il numero di perdite registrato anche dalla Croce Rossa, nonostante portassero aiuti, cure e soccorsi ai feriti.
Presso il sacrario di Redipuglia, come si può immaginare, sono raccolte in un eterno omaggio solo una parte delle vittime del conflitto.
Gli esclusi
Da quanto si apprende dalla circolare relativa all’assetto per la commemorazione dell’Unità Nazionale, e dal sito della Difesa, riportante la data del 29 ottobre, quest’anno non saranno schierati i plotoni ausiliari delle FFAA, ovvero del Corpo militare volontario della Croce Rossa italiana, né le Infermiere volontarie, comunemente soprannominate Crocerossine.
Dal portale della Difesa si apprende: “Lo sfilamento coinvolgerà un reparto interforze composto da 5 battaglioni, uno per ogni Forza Armata e per la Guardia di Finanza”.
Non è però riportato se i reparti interessati prevedano i Corpi ausiliari al seguito, ma può essere utile prendere in esame Milano, dove le componenti della Croce Rossa svolgeranno solo i loro compiti d’istituto. Un dato che fa riflettere, considerato che proprio in Lombardia sui cruenti campi di Solferino e a Milano nel giugno 1864, prende vita la Croce Rossa. Forse non sono da escludere deroghe a quanto emanato nelle varie piazze italiane ma il sentore è che queste siano le linee guida 2019 in ambito nazionale.
È bene ricordare, vista l’esclusione, che il personale del Corpo militare è a tutti gli effetti militare e, le crocerossine sono assimilate di rango militare direttivo, D.Lgs. 66/2010 art. 1626.
Ma c’è dell’altro, infatti neppure la Polizia di Stato né la Penitenziaria né tanto meno i Vigili del fuoco avranno un loro schieramento, come era generalmente consuetudine in questa data.
Certo, qualcuno potrà affermare che oggi sono corpi civili senza stellette a cinque punte, ma la storia sul fronte austriaco l’hanno scritta con il prezzo del sangue e del sacrificio anche loro, quand’erano corpi di polizia militarizzati.
La parata vedrà inquadrati solo i plotoni di Esercito, Marina, Aeronautica, Carabinieri e Guardia di Finanza, quest’ultimo esterno alle FFAA.
Le polemiche tra storia, politica e ottimizzazione
Per correttezza è necessario sottolineare che il Corpo militare volontario e le crocerossine, - Corpi ausiliari - come riportato al punto 3 della circolare, ci saranno ma solo per rivestire il loro ruolo d’istituto come supporto sanitario alla manifestazione.
Sull’eventuale riduzione dei costi, la scelta del Ministero potrebbe avere una sua motivazione, ma è bene sottolineare che l’attività di volontariato all’interno della Croce Rossa è completamente gratuita.
Del resto l’utilità dei Corpi ausiliari in supporto alla FFAA ha sempre avuto un ruolo cruciale, in particolar modo nel nuovo secolo, un periodo dove anche la Sanità militare non naviga in buone acque. Questo è uno dei motivi per il quale sono fomentate grandi proteste tra gli ex dipendenti di CRI, quando il governo Monti appoggiò la privatizzazione dell’ente. Una triste pagina per il comparto italiano dell’organizzazione ginevrina, che ha visto il congedo di validi dipendenti e il proscioglimento dal loro lavoro dei precari. Responsabili di questa drastica decisione sarebbero i buchi di bilancio della vecchia Croce Rossa, che a fatica si potrebbero associare ai lavoratori crociati.
Questo quadro, che dovrebbe presentarsi il giorno 4 Novembre nelle principali piazze italiane, significa forse che il Dicastero sta seguendo una direzione poco riguardosa verso la storia che dovrebbe invece essere un caposaldo tramandato ai giovani?
Speriamo di sbagliarci.