Guardate bene la mappa e le foto in fondo all'articolo: la prima ritrae quello che è successo nelle ultime tre settimane nelle location indicate sulla cartina dell’Ucraina.
La controffensiva delle forze di Kiev non è ancora cominciata ma già è successo qualcosa che ha posto termine alla seconda fase così come l’abbiamo vista dall’inizio della “grande controffensiva” (vedi articolo) nella prima metà di aprile, anzi che ha proprio cambiato le regole della guerra per come eravamo abituati a vederla dal 24 febbraio.
Ma andiamo per ordine…
A fine marzo, dopo un mese di inadeguata pressione sul più lungo fronte di guerra della storia europea, dal Nord di Kiev all’Isola dei Serpenti nell’oblast di Odessa, il Cremlino ha dato l’ordine di ritirarsi dagli oblast di Chernihiv, Sumy e della stessa Kiev, in pratica un territorio esteso quanto il Nord Italia (vedi articolo).
Un semplice fermoimmagine come questo quello della foto qui sotto ci fa poi capire che cosa è successo.
Che cosa hanno combinato i leader russi nella regione settentrionale dell’Ucraina che ha portato a queste perdite?
Hanno permesso ai difensori ucraini, inaspettatamente - per i Russi - capaci di resistere come leoni, di annientare forze speciali, miliziani ceceni e tank in quantità assurde. Elicotteri e aerei pieni delle truppe destinate dal Cremlino a prendere Kiev ma rimaste inoperose, mentre i carristi mandati in avanguardia venivano fatti a pezzi, la dicono lunga: era necessario riprogettare tutto per evitare il fallimento politico e militare.
Si arriva così alla presa di Izium, principale cittadina sul fianco orientale dell’oblast di Kharkiv, e il 12 aprile all’inizio della così detta “grande offensiva”, il cui obiettivo era di prendere l’intero Donbass.
Ancora una volta, gli Ucraini hanno sorpreso Mosca adottando, per così dire, l’approccio del generale Kutuzov, vincitore di Napoleone, invece che quello di Stalin, prima amico e poi vittima di Hitler: insomma, hanno preferito salvare l’esercito a costo di perdere terreno così mantenendo la possibilità di salvare il Paese, invece che piccarsi a non fare un solo passo indietro.
Di passi indietro ne hanno fatti parecchi le truppe di Kiev, ma alla fine hanno costretto le forze russe a guadagnare pochi chilometri nell’oblast di Luhansk - l’area attorno a Severodonetsk e Lysichansk misura la metà della provincia di Lodi, mentre l’intera Ucraina ha una superficie doppia rispetto all’Italia - al prezzo di enormi perdite umane e materiali.
Soprattutto hanno imparato moltissimo dalla prova di forza messa in piedi dai Russi con l’uso massiccio dell’artiglieria: razzi, bombe e missili hanno supplito alle croniche deficienze di Mosca nella qualità dei mezzi e nella logistica, oltre che nell’addestramento e nel morale del personale. Ma hanno anche esposto il ventre molle della potenza russa: l’artiglieria ha una fame bulimica di munizioni e di carburante, senza i quali semplicemente deve rallentare fino a fermarsi. E qui arriva il game changer…
Fra gli obici forniti da Francia e Italia, i missili anti-nave arrivati dalla Danimarca e tante tecnologie messe a disposizione degli Ucraini da parte degli occidentali, si sono imposti gli M142 HIMARS (High Mobility Artillery Rocket System - foto precedente), dei lanciarazzi multipli e leggeri sviluppato alla fine degli anni '90 per l'esercito degli Stati Uniti, montati su un telaio standard per camion M1140 dell'esercito americano.
Non spetta a me parlarne e non lo farò: mi limiterò a dire che potendo colpire depositi e basi russe in modo agevole, rapido e sicuro, gli Ucraini hanno fatto in poche settimane quello che vedete nella foto all’inizio dell’articolo… hanno, mi si passi il termine, svuotato i magazzini che gli occupanti russi avevano allestito in tutto il Donbass, arrivando a colpire giorno e notte dentro e attorno a Donetsk.
Tutto questo ha provocato un crollo della capacità dell’artiglieria russa: è di questi giorni l’annuncio da parte del governatore militare di Luhansk Serhei Haidar che gli Ucraini stanno registrando un drastico calo della potenza di fuoco russa su tutto il fronte orientale. Attenzione: non sto dicendo che l’artiglieria russa è ferma ma che adesso i comandanti devono tener di conto delle scorte in prima linea, perché da dietro non può arrivare quasi più nulla.
Come se non bastasse, la stessa operazione di “pulizia dei depositi” è in atto anche nel Sud dell’Ucraina, dove gli HIMARS e gli altri sistemi d’arma moderni in mano agli Ucraini (addestrati a migliaia da USA e alleati) hanno fatto strage nei centri di comando, hanno colpito basi aeree, hanno danneggiato o interrotto vie di collegamento di importanza strategica per gli occupanti russi.
L'immagine a fianco viene da Kherson.
Ora, si attendono i nuovi razzi capaci di colpire fino all’incirca a 300 chilometri in profondità, il cui bersaglio non saranno più solo caserme e magazzini, ma i collegamenti viari fra l’Ucraina meridionale e la Crimea occupata da Mosca nel 2014.
In una intervista a The Times, l’ex comandante delle forze NATO, il generale americano Philip Breedlove, ha definito il ponte Kerch, quello che collega la Crimea alla Russia continentale un bersaglio legittimo. Il fatto che Kiev ne abbia sventolato i dati tecnici e le esercitazioni delle forze russe sulla gestione di un attacco inducono a pensare che da entrambe le parti si pensa che Breedlove ha solo anticipato il prossimo futuro. Consideriamo anche che con i sistemi missilistici anti-nave in uso a Kiev e il ponte reso inutilizzabile, la Crimea sarebbe a serio rischio…
Così, eccoci nella "terza fase"
Di qui a poche settimane, starà di nuovo a Mosca dare le carte per reagire a questo balzo in avanti degli Ucraini. Per adesso, la guerra ci ha insegnato che quello che ieri tutti definivano impossibile e folle, domani sarà la nuova regola: così è stato per le forniture di armi anticarro, per quelle di carri armati e aerei ex sovietici, per l’invio di armi moderne e l’addestramento dei soldati ucraini, per la fornitura di obici e HIMARS, per l’invio di razzi a medio raggio ecc.
Quale sarà il prossimo tabù a diventare la norma?
Foto: web / U.S. Army National Guard