“Grande” offensiva russa?

(di David Rossi)
20/04/22

In questi giorni le attenzioni delle cancellerie e gli analisti di mezzo mondo sono concentrati sulla così detta “grande offensiva” che il generale Alexandr Dvornikov si appresta a dirigere con l’obiettivo minimo di conquistare il bacino del Don e l’Ucraina sud-orientale. Ma davvero questa ennesima offensiva delle truppe di Mosca è così “grande” come siamo indotti a credere?

Gli Americani, che da sei mesi sembrano informati sulle manovre e sugli strumenti delle forze russe quanto e forse più di Putin stesso, parlano di 78 BTG russi presenti sul territorio ucraino sud-orientale, quello oggetto delle azioni di Mosca. Per capirsi, un BTG - acronimo inglese che riassume “gruppo tattico di battaglione” - di solito comprende un battaglione (tipicamente, di fanteria meccanizzata) supportato da 2-4 compagnie, con unità di artiglieria, antiaeree, genio e supporto logistico, tratte da una brigata dell'esercito. Il più delle volte un BTG include, come rinforzo, una compagnia carri e una di artiglieria lanciarazzi. Dato che ogni BTG include 600-800 truppe, parliamo all’incirca di una forza di questa entità:

  • Fra un minimo di 46.800 e un massimo di 62.400 truppe, di cui 15.600 fanti

  • All’incirca 800 carri armati e 3.200 veicoli corazzati da combattimento

  • All’incirca 20-30.000 paramilitari, di cui 20.000 mercenari, con compiti di copertura dei fianchi e delle spalle

Potremmo tranquillamente aumentare di un buon 50% detti numeri, considerando anche le milizie delle così dette repubbliche separatiste del Donbass, arrivando a una forza di 120.000 attaccanti.

Cerchiamo di capire su che superficie viene applicata una tale potenza, perché stiamo parlando di un’aggressione contro il secondo stato più esteso d’Europa, dopo la Russia stessa appunto.

L’area oggetto di occupazione militare o di operazioni belliche si estende su non meno di 110.000 chilometri quadrati, quasi quanto l’intera Italia settentrionale. Su una superficie di queste dimensioni, i Russi riescono appena a schierare un milite per ogni chilometro quadrato, anche includendo i miliziani del Donbass e i mercenari. Quello che i media spesso non considerano è che - oltre a combattere - i soldati russi devono agire anche come forza di occupazione, per reprimere rivolte, imporre l’ordine ecc. Per capirsi, solo per il controllo del territorio l’Italia schiera più di 250.000 uomini e donne della polizia di Stato, dei carabinieri e della guardia di finanza su una superficie di 300.000 chilometri quadrati che certamente non devono essere tenuti con la forza. Va da sé che le truppe di Putin restano impegnate in un fronte lunghissimo che va dalla foce del Bug meridionale fino all’entroterra di Kharkiv, vale a dire quasi il triplo dei 480 km erroneamente calcolati dai media italiani.

Ma in che condizioni sono davvero i combattenti russi? Sempre secondo gli Americani, hanno circa il 75% della loro potenza di combattimento dall'inizio dell'invasione. Tuttavia, nonostante l’esercito russo sia più numeroso delle forze ucraine, gli ucraini "hanno ancora molta potenza di combattimento" e vengono "riforniti ogni singolo giorno" dagli alleati occidentali1.

Fred Kagan, un analista dell'American Enterprise Institute, sottolinea poi come molti battaglioni russi siano deboli a causa delle perdite e dell'equipaggiamento perso e danneggiato e abbiano forze di leva scarsamente addestrate. Secondo l’Institute for War Studies, le forze russe potrebbero certamente essere in grado di indebolire le posizioni ucraine nell'Ucraina orientale attraverso una forte concentrazione della loro potenza di fuoco, ma probabilmente a un costo elevato. Tuttavia, un improvviso e drammatico successo dell'offensiva russa rimane altamente improbabile e le perdite tattiche ucraine non significherebbero la fine della campagna nell'Ucraina orientale, tanto meno la guerra nel suo insieme.

In conclusione, torniamo sul tema dell’occupazione e di chi coadiuva le (scarse) forze armate in questo compito gravosissimo. Il principale agente del Cremlino in questo ambito è la Rosgvardia (guardia nazionale russa), la cui grande presenza in Ucraina, sempre secondo l’Institute for the War Studies, indica che la repressione della popolazione è un chiaro obiettivo russo. La Rosgvardia, che in combattimento si è dimostrata inadeguata e ha subito perdite enormi, non fa parte delle forze armate russe; riferisce direttamente a Putin ed è uno dei suoi strumenti di repressione in Russia. Il leader russo, che prima del 24 febbraio si era illuso del contrario, non può controllare alcuna area dell’Ucraina senza il terrore2. Città come Kherson e Melitopol possono essere occupate ma non governate: la gente del posto sta resistendo al dominio straniero con proteste, sabotaggi e omicidi ai danni dei militari russi. Il terrore serve a compensare i limiti della potenza militare e la mancanza di benefici che il Cremlino può offrire a coloro che sta cercando di controllare, sia all'interno che all'esterno della Russia. Anche se la Rosgvardia avesse schierato un terzo del proprio personale - 340.000 effettivi - per “gestire” l’Ucraina occupata, si tratterebbe al massimo di un uomo per ogni chilometro quadrato. Ma certamente ne sta impiegando molti meno, anche per non perdere il controllo domestico in questa fase così critica.

Numeri così ridotti aumentano il morale dei resistenti: non è un caso che il capo della diplomazia ucraina, Dmytro Kuleba, abbia affermato che la fine della guerra di aggressione russa sarà decisa dal campo di battaglia, non dai tavoli negoziali.

2 Si badi bene: le atrocità russe in Ucraina non sono un fenomeno nuovo. La Russia e le forze che controlla hanno commesso atrocità in Ucraina negli ultimi otto anni. Una prigione, nota come "Izolyatsia", a Donetsk è stata de facto un campo di tortura. La Russia persegue da anni i tartari di Crimea nella penisola

Fotogramma: MoD Fed. Russa