Raggiunto da una tardiva comunicazione giudiziaria riesumante passate violazioni dell'area del Poligono di Capo Teulada, l'ex-onorevole Mauro Pili il 30 aprile ha rilasciato un'intervista ad un quotidiano locale per riprendere la sua crociata contro le calamità bibliche dovute alla presenza militare nell'Isola. Le sue dichiarazioni mi hanno fatto sentire un Don Chisciotte in eterna lotta contro i mulini a vento; infatti da più di un decennio cerco di informare l'opinione pubblica in merito ad alcuni dati di fatto che cozzano col grido di dolore dell'ex-governatore della Sardegna chiamato a rispondere di atti su cui la magistratura (e non l'Esercito Italiano) dovrà pronunciarsi. Questi i cinque capisaldi che ritengo ogni cittadino abbia il sacro diritto di conoscere:
- primo: nei poligoni sardi non è mai stato sparato un solo colpo all'uranio impoverito;
- secondo: l'ARPAS regionale già nel 2015 dichiarò che “i livelli di radioattività nel poligono sono al di sotto dei limiti di legge. Risultati che escludono qualsiasi ipotesi di disastrato ambientale, a conferma di quanto indicato dal prof. Mario Mariani nominato dal gup di Lanusei Nicola Clivio (Unione Sarda dell'1/4/2015);
- terzo: la Procura di Cagliari già il 25/2/2011 chiuse due inchieste escludendo “che nell'area di Quirra esistano tracce di uranio impoverito”;
- quarto: già nel 2001 tre dei massimi oncologi nazionali (Franco Mandelli, Franco Nobile e Giuseppe Remuzzi) escludevano che l'UI (ribadisco: quello che non ha MAI varcato i confini dei poligoni sardi) potesse provocare tumori di alcun genere; ciò in virtù del fatto che l'UI emette radiazioni 3 milioni di volte inferiori a quelle emesse dalla vernice Ra 226 impiegata per rendere fosforescenti le lancette di sveglie e orologi. Significativo che proprio con l'UI vengano realizzate le corone dentarie e gli stent coronarici;
- quinto: circa il numero “dei sardi e dei soldati malati” per colpa dell'UI-fantasma, l'Istituto Superiore di Sanità (dottoressa Musumeci) sin dal 14/7/2012 sosteneva che “nella zona i valori di mortalità sono sotto la media regionale e non se ne discostano se non per cause non tumorali come la cirrosi”. Quindi le generiche stragi non certificate, i bambini nati deformi e i misteriosi agnelli con due teste rientrano tra quelle che i sindaci di Perdasdefogu e di Villaputzu, Mariano Carta e Sandro Porcu, hanno definito rispettivamente “clamorose falsità” e “sconcertanti non veridicità”, causa di gravi danni d'immagine per le comunità locali. In tale contesto rientra anche la nota campagna che per anni ha attribuito all'UI il decesso del compianto Valery Melis, altra falsità sulla quale si è pronunciato in via definitiva il TAR di Cagliari (Unione del 17/4/2015).
Nell'intervista al Pili si legge anche una grottesca conclusione: “a causa dell'impiego dei missili Milan è come se nel poligono di Teulada fosse esplosa una bomba nucleare”. A questo punto ho farfugliato: “Gesù, Gesù! Dopo Hiroshima e Nagasaki ora anche Capo Teulada! Ma come hanno potuto Luca Gaviano e Donatella Petretto, ricercatori dell'Università di Cagliari definire 'blue-zone' l'area di Teulada per il solo fatto d'aver registrato tra i 3600 abitanti del paese 4 ultracentenari, 330 ultraottantenni e 953 ultrasessantacinquenni, tutti in ottime condizioni fisiche e intellettuali?”. Ci sarebbe da chiedersi anche come mai il Guinness mondiale di longevità è detenuto dai nove fratelli Melis di Perdasdefogu, nati e cresciuti tutti all'ombra del poligono?
Il resto dell'intervista non offre spunti di interesse in quanto ripropone il collaudato bagaglio anti-militarista; ma su un punto l'intervistato ha ragione da vendere, laddove dichiara “è gravissimo che esista una zona della Sardegna proibita dal 2011 (in realtà il divieto è ancora più datato n.d.r.) per la potenziale presenza di ordigni inesplosi...”. È vero! La penisoletta più meridionale del poligono, area di arrivo dei colpi di artiglieria, fu “sacrificata” per consentire le scuole di tiro che comportano l'estrema difficoltà a individuare e bonificare eventuali colpi inesplosi. L'attività di tiro è stata comunque sospesa ed è stata avviata una laboriosissima opera di bonifica al termine della quale anche quest'area, pari a circa lo 0,02% del territorio isolano, “non sarà più sottratta al turismo e al pascolo del bestiame”.
In attesa di ciò i sardi aspettano che governatori e parlamentari di qualunque formazione politica saturino di attività produttive il restante 99,98% del territorio isolano, per consentire alla Sardegna di affrancarsi finalmente dalla presenza militare che, non va dimenticato, comprende la Brigata Sassari e l'indotto di circa 5000 stipendi che tale presenza comporta.
Gen. Nicolò Manca (già primo comandante sardo della “Sassari”).
Foto: web (nell'immagine d'apertura la nube di Nagasaki ripresa a diversi chilometri di distanza dalla città, a seguire l'impatto di un Milan su un carro)