In Italia abbiamo un vizietto ricorrente di snobbare le divise qualunque esse siano, ma poi quando siamo nel pantano dei problemi ci ricordiamo che esistono e che nel momento del bisogno non si tirano mai indietro e ci tirar fuori dai problemi di qualsiasi tipo. L’emergenza covid-19 non fa differenza! Nella storia d’Italia qualsiasi governo, di qualsiasi colore ne ha fatto ricorso.
Dopo un anno di commissariamento di Domenico Arcuri, l’attuale presidente del consiglio fa un cambio al vertice licenziando Arcuri e nominando il generale di corpo d’armata Francesco Paolo Figliuolo. Fermo restando che non ho mai creduto ai salvatori della patria, questa mia riflessione non vuole essere una lode all’uomo, ma un capire perché il cambio di passo è tangibile. Sicuramente sono palesi due principali caratteristiche, il curriculum professionale e la macchina amministrativa su cui può fare affidamento.
Il gen. Figliuolo ha maturato esperienze gestionale sia in pace che in “guerra”, infatti in ambito internazionale ha maturato esperienza come comandante del contingente nazionale in Afghanistan, nell’ambito dell’operazione ISAF e come comandante delle Forze NATO in Kosovo e in ambito nazionale ha ricoperto l’incarico di capo ufficio generale del capo di stato maggiore della Difesa, e dal 7 novembre 2018 è comandante logistico dell’Esercito.
Sicuramente riuscire a dirigere contingenti in aree operative cosi impegnative e instabili rende un generale un manager pubblico eccellente, ma è solo questa la differenza? sicuramente no, ulteriore pregio è la macchina amministrativa di supporto. Il generale può far affidamento su una macchina amministrativo-burocratica, quale le strutture dell’esercito, ben rodate a operare ogni-tempo e con una chiara catena di comando che si trasforma in controllo su tutta la linea di esecuzione.
Probabilmente alla fine di questa emergenza bisognerà interrogarci sulla struttura della nostra Protezione Civile, nonostante l’ultima riforma sul piano normativo, sul piano esecutivo probabilmente andrebbe rivista la macchina operativa, e provare ad immaginare una Protezione Civile come nelle altre nazioni, ovvero una sorta di riserva delle Forze Armate. Ad esempio negli Stati Uniti hanno la Guardia Nazionale, una forza di riserva con aliquote nei vari Stati che può essere chiamata a svolgere un incarico attivo dai governatori per rispondere alle emergenze di protezione civile.
Sarebbe auspicabile anche per l’Italia avere una forza mobilitabile alla bisogna, a disposizione dei governatori, che consenta di operare in contiguità con le strutture delle Forze Armate.
Voglio precisare che quanto ho detto non è una critica al mondo del volontariato che ha dato tanto e ha fatto miracoli durante questa emergenza e in tutte le emergenze d’Italia, ma una riflessione sull’organizzazione operativa di un settore che ahimè è sempre più protagonista nella realtà italiana, per le numerose emergenze di ogni tipo che purtroppo ci siamo abituati a vivere.