L’operazione speciale va fermata! È il "prezzo da pagare" che fa discutere…

(di Giuseppe Morabito)
03/05/24

La guerra russo-ucraina è a un punto di svolta e il fattore determinante sarà la misura in cui le potenze occidentali saranno disposte o meno a sostenere l’Ucraina nel suo obiettivo di riconquistare il territorio occupato dalla Russia a partire dal 2014.

Purtroppo, il 3 maggio il ministro della Difesa russo Shoigu, citato dall’agenzia Interfax, ha dichiarato, parlando della da Mosca denominata Operazione Speciale, che “le forze russe penetrano nelle roccaforti ucraine lungo tutta la linea di contatto” e che “le forze ucraine stanno cercando di mantenere le linee di difesa ma si ritirano sotto la pressione delle truppe russe”.

In tale contesto, che se confermato appare veramente avverso, per gli esperti è necessario considerare subito gli aspetti relativi alla situazione attuale sul campo. In particolare: l’obiettivo della, oggi dichiarata vincente, campagna russa per il 2024; il possibile impatto strategico, politico e operativo di ulteriori pacchetti di aiuti per la sicurezza all’Ucraina e, infine, cosa sarà deciso nel vertice NATO 75 di Washington di luglio (dopo le elezioni europee).

È oramai evidente che lo scopo della strategia russa è quello di stremare gli ucraini politicamente e militarmente sfruttando ciò che Mosca ritiene sia la sua maggiore capacità strategica e la preponderanza di personale in armi. Per quanto precede, l’Occidente dovrebbe. tempestivamente e senza soluzione di continuità, riaffermare il proprio sostegno all’Ucraina per dimostrare a Mosca lucidità nelle strategie, determinazione politica, capacità di pensiero. Il problema è che nessuna delle precedenti capacità parrebbe immediatamente evidente e fattivamente messa in atto.

A livello strategico, qualsiasi progresso politico in Ucraina probabilmente deriverà solo da colloqui diplomatici geopolitici sulla sicurezza europea tra Russia e Occidente, più precisamente tra Russia e Stati Uniti. Vi è incertezza sul livello e sulla consistenza del sostegno americano ed europeo all’Ucraina e, nonostante il maggiore sostegno finanziario e materiale per Kiev, l’ultimo pacchetto USA potrebbe anche essere l’ultimo, in particolare se l’ex presidente Trump tornasse alla Casa Bianca. L’impatto sull’Ucraina della perdita del sostegno americano sarebbe critico (se non fatale) dato il livello di stanchezza bellica in Ucraina e la posizione politica sempre più precaria del presidente Zelensky che , a parere di molti, commette errori non trascurabili nella gestione del personale della difesa e nella politica interna.

A livello strategico-militare, l’Ucraina si trova in una posizione difficile sul terreno (se si dà credito a Shoigu), ma ci sarebbe in alcuni analisti occidentali la convinzione che tra i 3 ed i 6 mesi le cose potrebbero cambiare. Sebbene le forze russe abbiano subito enormi perdite, Mosca ha adattato la sua strategia, per limitare le perdite, facendo forza sulla sua potenza aerea, in particolare operando dall’interno del suo territorio utilizzando attacchi finalizzati a distruggere sia la volontà sia la capacità di combattere dell’Ucraina. Per contrastare la strategia russa ci sarebbero le prove che gli Stati Uniti stanno fornendo missili balistici a lungo raggio all’Ucraina consentendo così a Kiev di prendere di mira raffinerie e centri di stoccaggio di petrolio e altre infrastrutture russe all’interno della Russia stessa, infrastrutture vitali per lo sforzo bellico.

A livello operativo l’Ucraina ha urgentemente bisogno di maggiore potere offensivo e infatti è passata ad un atteggiamento difensivo in attesa dell’arrivo di ulteriori aiuti occidentali. Ad esempio, la Russia attualmente gode di una superiorità di 15:1 nei proiettili di artiglieria e ha adattato i droni (molti sarebbero di provenienza iraniana) per attaccare efficacemente i mezzi corazzati forniti dall’Occidente. Mosca sta anche facendo un utile uso della guerra elettronica che solo le forze occidentali potrebbero contrastare. Kiev deve anche riconsiderare la sua capacità operativa dopo che nell’estate 2023 la troppo decantata controffensiva è fallita non semplicemente perché mancava il peso militare necessario per sfondare le linee difensive russe, ma perché le forze di Kiev non impiegarono l’equipaggiamento moderno fornito dall’Occidente per trarne il massimo vantaggio e, probabilmente, erano insufficientemente addestrate.

Se la strategia è quella di continuare a creare una contrapposizione sorretta da un impegno occidentale nella contesa russo-ucraina, l’Occidente dovrà dimostrare a Mosca che questa è il punto di forza dell’Ucraina. Ciò sarà possibile solo se gli ucraini potranno contare su un approvvigionamento sicuro di risorse militari e economiche, se la base industriale e tecnologica di difesa occidentale sarà adeguatamente mobilitata, se vi sarà unità di intenti e di sforzi in tutta la comunità euro-atlantica.

“L’operazione speciale” di Mosca in Ucraina ha avuto un prezzo enorme per la Russia soprattutto per la perdita di influenza nel Mar Baltico e nell’Europa del Nord. Tuttavia, per la Russia la guerra in Ucraina è esistenziale per il governo attuale e l’Occidente deve capirlo. L’Occidente deve rispondere urgentemente a diverse domande e se possibile entro (meglio prima) il vertice NATO di Washington. Si deve decidere rapidamente quale “prezzo” è ancora disposto a pagare per Kiev e cosa accadrebbe alla NATO se Putin potesse dichiarare la vittoria in Ucraina.

Si deve fare una scelta tra fare la pace con la Russia adesso a spese dell’Ucraina, nella speranza che “chiuda un capitolo e renda l’Europa più sicura”, o fare la pace con la Russia solo quando l’Ucraina sarà stata difesa con successo e così facendo inviare un chiaro messaggio al mondo (Cina Popolare in primis e Iran e gruppi terroristici da lui sponsorizzati a seguire) sulla determinazione collettiva dell’Occidente a resistere a ogni forma di aggressione.

Parlare di pace con una Ucraina “forte del sostegno” appare evidente sia una base di partenza utile, ma forse bisogna che qualcosa cambi prima anche a Kiev.

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