La clamorosa favorevole giravolta di certa politica e di certa stampa nei confronti delle forze armate è indubbiamente dovuta all'emergenza coronavirus, ma fa comunque un certo effetto incappare in un articolo pubblicato da un quotidiano sardo tradizionalmente critico verso il mondo militare e constatare che l'appello governativo “serve l'Esercito nelle strade” viene ripreso senza alcun commento critico. Ora tutti invocano l'intervento dell'esercito: governatori, sindaci e capi partito. Bersaglieri, alpini, brigata Sassari, paracadutisti, tutti li chiamano tutti li vogliono.
Non proprio tutti per la verità, perchè c'è ancora chi (come gli attivisti di “A foras”, organizzazione della sinistra locale che vuole appunto i militari “Fuori” dalla Sardegna) proclama che “di militari nella nostra isola ne abbiamo fin troppi e più che combattere le malattie, ce le hanno portate...”. Si tratta di personaggi che, equiparando i militari agli immigrati importatori di malattie, fingono di dimenticare sia le sentenze giudiziarie e le indagini medico-sanitarie che sbugiardano le loro teorie sia vari attestati nazionali e internazionall che certificano l'eccezionale longevità ed efficienza psico-fisica delle popolazioni che vivono in prossimità dei poligoni.
Tuttavia fa ancor più effetto confrontare l'attuale atteggiamento verso le forze armate, e in particolare verso la brigata “Sassari”, con quello riservato appena un mese fa dal sindaco di Villanovaforru a una proposta formulata dal comandante della “Sassari” “...nell'intento di rendere merito ai suoi concittadini, reduci dimenticati … della seconda guerra mondiale ... per riavvicinare e valorizzare le gesta di coloro che hanno contribuito a rendere Gloriosa questa Grande Unità... e recuperare i rapporti con chi ancora in vita abbia combattuto tra le fila della Brigata Sassari”.
Alla lettera del comandante della “Sassari” il sindaco in questione ha risposto con un comunicato sul sito “YOU TG-NET” definendo la proposta “una pedante e implacabile manipolazione operata dallo Stato sulle nostre coscienze, nel tentativo di creare un mito che renda i sardi sempre più sardi ma anche italiani(sic)... una lettera, adorna di stemmi e stelletta, che si chiude con un sonante “Forza Paris!”.... Non so cosa mi dia più fastidio se tutte quelle maiuscole impiegate per indicare la Gloriosa, Grande, Unità... o il velato tentativo di far passare la guerra fascista come una guerra qualsiasi” (sic)... o la richiesta indebita di fornire i dati personali dei miei compaesani... o la smaccata ricerca della complicità istituzionale.” Quindi la decisione finale: “Ho archiviato la lettera: rimarrà per me un prezioso esempio di ciò da cui dobbiamo guardarci. E prego che sempre più sardi prendano coscienza della propria alterità rispetto allo sciocchezzaio simil-identitario rifilatoci da Roma”.
Prima di entrare nel merito di questa risposta è opportuna una premessa: il sindaco di Villanovaforru forse ignora che chi può esprimere il più severo dei giudizi sulla guerra, bollandola come il peggiore dei mali, è il soldato. E poco cambia per il militar-soldato che viene spedito in guerra dal politico-di-turno se una guerra viene dichiarata con lo sopo di affermare il fascismo o il comunismo o l'indipendenza dall'Austria-Ungheria; per il soldato conta il fatto che deve mettersi in gioco e, nel caso peggiore, morire. Al soldato poco interessa se l'affermazione del Clausewitz “la guerra è la prosecuzione della politica con altri mezzi” suoni come un'altisonante ambigua giustificazione o abbia un reale fondamento; per il soldato la guerra è semplicemente il fallimento della politica, un fallimento di cui non è responsabile ma comunque chiamato a pagarne i costi con la moneta più prezosa: il rischio della vita. Questo è il motivo per cui, che si tratti della prima o della seconda o, speriamo mai, della terza guerra mondiale, il soldato va rispettato, ricordato e onorato. Sempre, comunque e dovunque.
Superata l'incredulità o quanto meno la perplessità nel leggere parole pronunciate da un sindaco che trova coerente, dopo aver giurato fedeltà alla Costituzione Italiana, schierarsi contro quella “Roma” che oltre allo “sciocchezzaio simil-identitario” gli rifila anche uno stipendio per fare il sindaco, trovo inaccettabile che sia il sindaco di Villanovaforru (che evidentemente conta sul fatto che ”l'attenzione di tutti è rivolta ad altro”, per dirla con parole sue che avrebbe dovuto rivolgere anzitutto a se stesso) ad avere l'ultima parola su valori che sopravviveranno a tutti i COVID 19 e ai saparatismi della storia.
Ritengo doveroso che a proporre alla meditazione del sindaco alcune riflessioni sia il sardo Nicolò Manca, che non ha dimestichezza con gli sciocchezzai separatisti, piuttosto che il “continentale” Andrea Di Stasio, che comprensibilmente non può distogliere la sua attenzione dall'approntamento della “Sassari” per gli impegni che l'attendono, sia che si tratti di missioni fuori area, sia di lotta al coronavirus, sia di Strade Sicure.
1° In fatto di indipendentismo e di “distacco amministrativo e politico da Roma” non credo che la pensino come il sindaco di Villanovaforru i soldati in genere e quelli della “Sassari” in particolare. Penso inoltre che non la pensino come lui il nonno materno di chi scrive, Loddo Giovanni di Ortueri, e suo fratello Francesco, Caduti nella “Sassari” (per i militari tutte le maiuscole non sono casuali ma meditate). Può avere un significato sottolineare che “zio Francesco” morì a Monte Zebio nello stesso giorno e a pochi metri dal punto dove cadde anche il suo comandante di brigata, il generale Eugenio Di Maria . Penso comunque che non la pensino come il sindaco di Villanovaforru molti sardi... anche tra i suoi amministrati.
2° Per il soldato la guerra, prima che fascista o altro, è solo guerra.
3° Quella che il sindaco di Villanovaforru definisce “complicità istituzionale” per il soldato si chiama lealtà, e quando un soldato dissente da questa linea lascia la divisa (che per un sindaco dovrebbe equivalere a rimettere il mandato).
4° Definire indebita la richiesta dei dati personali dei compaesani significa volerli tenere nell'oblio ...a meno che gli interessati, interpellati, abbiano espresso la loro volontà in merito.
5° Infine un suggerimento per il sindaco di Villanovaforru: chieda scusa ai soldati di ieri e di oggi, a cominciare da quelli della “Sassari”, che si sono sentiti offesi dal suo comunicato, perchè sono consapevoli di essere quelli che vengono chiamati non appena incombe un pericolo, che si tratti di guerra o di terrorismo o di calamità naturale o di emergenza sanitaria. Abituati quindi ad essere disponibili (oltre che a basso costo in quanto tra i meno pagati d'Europa) nella versione di soldato combattente, di operatore sanitario o della protezione civile e, nell'attuale emergenza, anche nella versione monatto, come direbbe il Manzoni se vedesse le lunghe colonne di camion carichi di salme destinate agli inceneritori di varie regioni d'Italia. Camion che sfilano sotto insulsi cartelli che recitano “tutto andrà bene”, nonostante tutto stia andando invece maledettamente male.
Ma qualcosa mi dice che, passata la buriana, una certa politica e una certa stampa accantoneranno l'Inno di Mameli e i buoni propositi dettati dalla paura, e riprenderanno a considerare non prioritari i bilanci per sanità, forze armate e sicurezza, privilegiando il panem et circenses del reddito di cittadinanza e altre elargizioni a pioggia, sicure fonti di voti; garantendo copertura ai faraonici costi della politica nazionale ed europea e al finanziamento dell'immigrazione irregolare, come auspicato dalle cooperative di partito, di parrocchia e di camorra.
In un angolo del cuore del soldato tuttavia sopravvive la flebile speranza che, preso atto di come l'Europa si sia platealmente rivelata per quella che è (chi avrebbe mai sospettato che stati europei fratelli avrebbero emulato Giuda “intercettando” del materiale sanitario donato all'Italia da lontani paesi amici?), gli italiani non dimentichino l'Inno di Mameli e la tragica lezione impartita dal COVID 19.
Nicolò Manca (comandante della “Sassari” dal '93 al '95)
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