In questi giorni di reclusione forzata (ma con il Decreto Salva Italia i mafiosi settantenni escono di prigione) molti si stanno facendo domande sul senso della nostra Democrazia, delle nostre Istituzioni, del destino del nostro popolo.
La Repubblica Italiana, nata dalla sconfitta del Regno d’Italia (la dichiarazione di guerra alla Francia e all’Inghilterra era stata firmata dal Re Vittorio Emanuele III) nella Seconda Guerra Mondiale, ha sempre messo al centro, di qualunque questione politica, la sovranità del Parlamento (a differenza di quanto avveniva nel Ventennio Monarchico-Fascista), ma in questi giorni abbiamo assistito alla sospensione della Democrazia Parlamentare, in luogo di un più efficiente premierato di Conte, il quale ha dichiarato di non volere voti parlamentari per non indebolire la sua azione al Consiglio d’Europa.
Visto i risultati ottenuti sarebbe stato meglio, forse, affrontare i partner europei con l’appoggio del Parlamento.
Dopo la fine dell’emergenza pandemica, questo Paese dovrà capire quale posizione vorrà avere nel contesto internazionale. Per 75 anni ci siamo crogiolati con la cosmogonia della Resistenza, rifiutando la guerra fascista del 1940-43 come qualcosa di imposto, obtorto collo dal regime fascista (Monarchico-Fascista). Un po' come i sovietici con la Grande Guerra Patriottica 1941-45 (solo che la Secondo Guerra Mondiale iniziò anche a causa dell’invasione della Polonia da est, da parte dell’Armata Rossa nel settembre del 1939).
Credo che per gli italiani sia giunto il momento di affrontare i propri sbagli e le proprie inefficienze, spesso incarnate da una classe politica, industriale, militare del tutto inadeguata ad affrontare il mondo contemporaneo.
Ci vantiamo del nostro patrimonio culturale ma ancora non riusciamo a riconciliarci con la nostra Storia, ancora siamo divisi tra chi ha combattuto per la libertà (i partigiani) e chi invece per la tirannide (i repubblichini), ma troppo spesso ci si dimentica dei 600 mila soldati del Regno d’Italia che affiancarono gli Alleati (Cobelligeranti) nella liberazione della Penisola.
Forse un giorno si potrà arrivare a comprendere che anche i repubblichini combatterono per l’Italia, se non altro con uno spirito di senso patrio che non poteva certo appartenere alle formazioni partigiane di ideologia comunista.
Solo dopo una pacificazione (visto che Montanelli definì la Resistenza una guerra civile) tra italiani potremmo finalmente essere una Nazione e non solo un popolo.
Foto: Quirinale