Svendite di Stato

(di Caio Mussolini)
26/11/21

Da alcune settimane si susseguono notizie riguardanti la possibile vendita di Oto Melara e WASS, ora incorporate nella divisione difesa di Leonardo, a Fincantieri (nel migliore dei casi), Iveco (per la parte terrestre) o addirittura a il gruppo KNDS (francesi di Nexter e tedeschi di KMW) nella peggiore delle ipotesi.

Ho lavorato per diversi anni in Oto Melara come area manager per il Sud America e il Medio Oriente. Conosco bene i prodotti e le persone (oramai solo le più anziane) che lavorano in quella fabbrica fondata nel 1905, e delle quali conosco l'attaccamento all'azienda e al territorio. I prodotti, specialmente quelli nel campo navale dei calibri medi (76mm) e grandi (127mm) sono all'avanguardia, e riconosciuti come i migliori sul mercato.

Il nome Oto Melara è sinonimo di "cannone navale" in ogni marina militare del globo. Con lo sviluppo poi del munizionamento "intelligente" (che può sostituire in molti casi l'uso dei più costosi missili) per il 76 e 127mm (anche applicabile a calibri più grandi come il 155mm), l'azienda ha conquistato dopo 20 anni di investimenti un settore di nicchia molto importante, con un prodotto unico al mondo.

Da ufficiale sommergibilista conosco anche la WASS, acronimo per Whitehead Alenia Sistemi Subacquei, altra realtà industriale di nicchia che nasce a Livorno come Moto Fides alla fine degli anni '30, ed eccellenza nella produzione di sistemi subacquei, siluri leggeri e pesanti. Anche loro con una importante presenza tra i players internazionali del settore.

Il giro d'affari delle due aziende si attesta sui 550 milioni di Euro l'anno, con circa 1.500 dipendenti nelle varie sedi (Spezia, Brescia, Livorno e Pozzuoli). Quindi sarebbe lecito ipotizzare che le due aziende siano "strategiche' per gli interessi industriali e delle difesa nel nostro paese. Tuttavia non sembra essere così, visto l'evolversi della situazione e le voci sulla possibile vendita. Cessione che vede il gruppo franco-tedesco KNDS (8.200 impiegati e un fatturato di 2.4 miliardi di Euro) in prima linea. E ciò significa che gli asset in vendita sono "bocconcini prelibati".

Da una decina d'anni assistiamo al depauperamento di alcune aziende di Stato della Difesa. Basta vedere la trasformazione di Finmeccanica in Leonardo passando da 70.000 dipendenti a meno di 50.000 e con ordini passati da 17.4 miliardi (2011) a 13.8 miliardi (2020) e con aumento dell'indebitamento finanziario netto, nonostante le vendite di partecipate effettuate in passato. Qual è la visione strategica che guida questi cambiamenti?

Nel mondo inglese esiste il principio della "accountability" ovvero la responsabilità e l'obbligo di rispondere di qualcosa. Da noi è inesistente, con i risultati che vediamo da decenni. Forse bisognerebbe iniziare da qui e ragionare su cosa sia andato storto in questi ultimi anni.

Cosa vuole fare il governo con queste aziende e questo (bistrattato) importante settore della nostra economia? Continuare a venderle dopo i riassetti e acquisizioni fatte nel passato in momenti dove i manager consolidavano le aziende invece che liquidarle per fare cassa, vedi DRS nel 2008?

Sorprende inoltre che una azienda partecipata dallo Stato possa instaurare discussioni su una eventuale cessione con un gruppo straniero, senza che il governo (ovvero l'azionista di maggioranza di Leonardo) sia informato e abbia dato a priori indicazioni a tutela degli interessi strategici nazionali.

Ciò che manca è una visione strategica industriale, non finanziaria, condivisa e strutturata a beneficio del paese. E in questo momento gli unici che sembrano avere le idee chiare sono i vertici, navigati, di Fincantieri.

Fincantieri, ricordiamolo, è la società che con una mossa lungimirante nel 2017 aveva avviato l'acquisizione del 50% dei Chantiers de l'Atlantique (ex STX France) rilevando le quote della coreana STX OSV messe in vendita dal tribunale di Singapore. Tale acquisizione fu poi bloccata dal presidente Macron e il governo francese, che aveva definito l'acquisizione un "errore strategico per i rischi per l'occupazione e la sovranità francese". Alla faccia dell'Europa...

Ora Fincantieri potrebbe, anzi meglio dovrebbe, essere nel caso di cessione il partner privilegiato, considerando anche il consolidamento nel settore dell'elettronica (vedi acquisizione IDS e la mancata acquisizione di Vitrociset, bloccata da Leonardo). Ed è qui che il governo dovrebbe auspicabilmente intervenire, per evitare che Oto Melara e WASS cadano in mani franco-tedesche e contrastare la loro offerta a Leonardo, che dovrebbe essere superiore di circa 200 Milioni di Euro a quella di Fincantieri. Ed è questo il punto: non deve essere solo una questione di cassa. Invero deve essere una questione di interesse strategico, per consentire almeno a Fincantieri di avere un ruolo sempre maggiore nel panorama futuro della difesa europea, con al suo interno Oto Melara e WASS. Ma con modelli di business ben definiti, con ingegneria e produzione integrate e un commerciale che riporti all'espansione del business dei sistemi navali all'estero, e di quello terrestre in sinergia con Iveco sul mercato nazionale, cogliendo anche l'opportunità per giocare un ruolo adeguato, e non da iloti, nel programma del nuovo carro europeo.

Foto: U.S. Navy / Difesa Online / ministero della Difesa