Cosa ci faceva una dozzina di ufficiali stranieri insieme ai ribelli siriani che resistevano nella sacca di Aleppo est? È inquietante anche solo a pensarlo, ma non sarebbe così assurdo. Anzi, sarebbe un'operazione da manuale per le forze armate occidentali e i propri 'alleati', se si sfoglia la storia bellica del XXo secolo, e si attinge al nostro expertise in materia di strategie applicate al combattere 'guerre' che non ci appartengono in aeree dove si hanno interessi economici e geopolitici ma poche o nessuna scusa per intervenire.
L’ambasciatore siriano alle Nazioni Unite, Bashar Al Ja’afari (foto), dinnanzi al Consiglio di Sicurezza sull’emergenza umanitaria ad Aleppo - fonte un'informativa del governo di Damasco - ha affermato che 12 “foreign officers" erano insieme ai ribelli siriani. Se si rivelasse vero, ci troveremmo davanti ad una vicenda degna dei più appassionanti libri di storia e, forse, finalmente, gran parte della stampa internazionale che si è presentata alla propaganda faziosa riguardo alla 'guerra civile siriana' potrebbe iniziare a tacere: o per lo meno chiedere conto a chi la comanda.
Dodici ufficiali stranieri, tutti ufficiali dell'intelligence o militari di Paesi della Coalizione internazionale: 6 sauditi, 1 americano, 1 israeliano, 1 turco, 1 marocchino, 1 giordano, sarebbero stati identificati in compagnia dei ribelli ad Aleppo.
"A far che?" - sorge spontaneo domandarsi.
Se l'identificazione venisse confermata, basterebbe pensare - con l'ausilio di un po' di fantasia certo - al tenente colonnello Thomas E. Lawrence: promotore della rivolta araba per conto di Sua Maestà, quando il Medio Oriente ancora non esisteva e la Turchia, alleata della Germania durante il primo conflitto mondiale, andava osteggiata a tutti i costi per evitare ingenti mutamenti nello scacchiere politico-economico mondiale.
Si potrebbe poi pensare all'MI6, il servizio segreto britannico, che mandava i suoi agenti e i suoi commandos in Jugoslavia, ad armare e appoggiare l'Esercito popolare di liberazione di Tito per combattere l'Asse durante la seconda guerra mondiale e a combattere gli jugoslavi durante la guerra civile greca, due anni dopo. Agli agenti della CIA in Laos e Cambogia prima dell'incidente del Tonchino, alla Legione Straniera belga nel Katanga congolese del '61.
Insomma, basta pensare a come si combattono le guerre degli altri in silenzio, quell'attività in cui l'Occidente è sempre stato talentuoso professionista: posare pedine intelligenti sullo scacchiere, muovere i fili con sapienza, ed esfiltrarle prima che sia troppo tardi e qualcuno se ne accorga.
(foto: UN)