Il generale di corpo d’armata Paolo Gerometta, già comandante del reggimento Savoia Cavalleria, con esperienza di missioni in Kosovo e Libano, è stato nominato dal sindaco di Roma, Virginia Raggi, comandante del corpo dei vigili urbani della capitale.
La domanda che ci si pone è la seguente: cosa c’entra un militare con la polizia urbana? Il problema non sono certo le qualità dell’ufficiale, piuttosto il sistema caotico e inaffidabile inerente la gestione dell’attività di controllo del traffico automobilistico nella capitale d’Italia. Chi vive a Roma ben conosce le difficoltà del doversi muovere in macchina e lo scarso controllo esercitato dai vigili, non sempre per colpa loro. Ormai siamo abituati da anni a vedere i militari armati per le strade (operazione Strade Sicure, attualmente la più impegnativa del nostro Esercito), senza un criterio logico sull’impiego, solo come spauracchio contro un eventuale attacco terroristico, senza una tempistica circa la durata della missione.
Ma un conto è utilizzare i soldati per l’ordine pubblico, altra faccenda pensare di applicare la disciplina militare a un corpo civile come quello dei vigili urbani. Un comandante di un’unità militare si aspetta che gli ordini impartiti vengano eseguiti, mentre un vigile urbano dell’Urbe che non condivide una disposizione ricevuta si "potrebbe mettere" in malattia (basta ricordare la notte di capodanno di qualche anno fa, anche se l'epilogo fu rassicurante).
In conclusione è necessario dotare i dirigenti pubblici di reali poteri, non solo decisionali, onde poter svolgere il proprio lavoro al meglio, senza magari vedere una propria disposizione annullata da qualche tribunale del TAR.
Foto: Geroluke