Il primo lunedì di febbraio di questo 2020 per il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è stato come tanti altri giorni. Imperiale.
Ha dichiarato che i Siriani di Assad pagheranno cara l’uccisione di otto uomini delle Forze armate turche a Idlib, la città contesa tra lealisti filorussi e islamisti filoturchi: anzi, ha affermato che “gliela stiamo già facendo pagare”, annunciando così un attacco già in corso delle Forze aeree di Ankara contro decine di obiettivi siriani. Per la cronaca, i turchi hanno ucciso 76 uomini di Assad con questa ritorsione.
Ha sottoscritto accordi per cooperazione militare e finanziaria con l’Ucraina, allo stesso tempo incontrando il leader tataro Mustafa Dzhemilev (foto seguente), eroe nazionale vivente per i tatari ed ex dissidente sovietico, che Mosca vede come il fumo negli occhi. Il presidente ucraino Zelenski ha ringraziato calorosamente per “l’assistenza turca alle Forze armate ucraine” impegnate a tamponare i separatisti filorussi nel Donbass.
Ha intensificato i bombardamenti contro i territori curdi in Siria, in particolare a nord di Raqqa e dalle parti di Tall Tamr, mentre alcuni veicoli corazzati russi si allontanavano scortati dagli Americani per evitare “incidenti”.
Ha perso un aeromobile a pilotaggio remoto nel nord dell’Iraq, in una zona in cui la Turchia ha decine di punti di osservazione.
Ha rigettato la proposta di Donald Trump per la pace tra Israele e Palestina, criticando il silenzio dei Paesi arabi del Golfo.
Ha fatto scortare da una fregata la consegna via mare di armamenti e sistemi, munizioni e veicoli a Tripoli, sotto lo sguardo attento ma prudente della portaerei Charles De Gaulle.
Ha definito illegittima l’annessione della Crimea da parte della Russia e ha avvertito Mosca di non mettersi di traverso in Siria.
Infine, ha letto i commenti stizziti di Emmanuel Macron sull’attivismo turco nell’Africa occidentale e nel Sahel, tradizionalmente zone di influenza esclusiva o quasi di Parigi, oltre che sul progetto di costituirvi una base militare turca. Non a caso, di recente Erdogan ha visitato Senegal e Gambia.
Tutto questo nelle prime ventiquattr’ore della settimana.
Nelle stesse ore Giuseppe Conte ha commentato le ultime uscite di Renzi e ha incontrato il premier ungherese Viktor Orban a Palazzo Chigi. Non oso nemmeno pensare come hanno passato questo lunedì i nostri altri leader di maggioranza e opposizione.
Fine della giornata.
Foto: Türk Silahlı Kuvvetleri / presidency of the republic of Turkey