“Non ho idea di quali armi serviranno per combattere la Terza Guerra Mondiale, ma la Quarta verrà combattuta con bastoni e con le pietre” (Albert Einstein)
Oggi, nel 2020, possiamo dire che sì, Albert Einstein aveva ragione. Ma mai, lui con noi, avrebbe potuto immaginare che la Terza Guerra Mondiale sarebbe stata combattuta dal genere umano contro un virus.
Nel 2006, l'attore ed autore americano Maximillian Michael “Max” Brooks, figlio del grande Mel Brooks, diede alle stampe un romanzo, oggi diventato un autentico “cult”, intitolato: “World War Z. La guerra mondiale degli zombie”, dal quale venne poi tratto nel 2013 un fortunato film avente Brad Pitt nei panni del protagonista. Per coloro che non ne hanno mai sentito parlare, “World War Z” non è il classico libro del genere “zombie-horror” bensì una fine analisi multi-spettro del mondo nel quale viviamo la quale mescola in maniera magistrale elementi di medicina, sociologia, storia, geopolitica, economia e scienza militare in una maniera tale da risultare sconcertante e persino istruttiva. Mi sono imbattuto per la prima volta in “World War Z” intorno all'anno 2012 e, da allora, oltre a rileggere il libro diverse volte, non ho mai perso l'occasione di consigliarlo a tutti coloro che, come me, si occupano di analisi geopolitiche ad ampio raggio.
La ragione di tale inusuale “sponsorizzazione” non sta nel fatto che io abbia una qualsivoglia passione per il genere “zombie” ma perché, nonostante anni di letture e ricerche, non sono ancora riuscito ad imbattermi in una pubblicazione che sia riuscita a presentare una vera e propria “analisi globale” del mondo e delle società nelle quali viviamo che sia all'altezza di questo pur fantascientifico romanzo. Ciò che mi affascina tutt'ora di “World War Z” è lo scenario di come l'Umanità presentata nel racconto (per altro con i protagonisti presi proprio dalla scena politica mondiale esistente nel 2006!) fosse riuscita ad affrontare una situazione di “collasso globale” causato dal diffondersi incontrollato di una pandemia zombie e di come la guerra contro questo inedito nemico mettesse a nudo tanto la forza quanto le debolezze delle varie società umane prese in considerazione nella loro interezza. E, soprattutto, mentre rileggevo il suddetto manoscritto più e più volte, mai mi sarei sognato che un giorno sarei stato testimone di uno scenario così simile a quello descritto in quelle pagine.
Sia ben chiaro, non sto affatto dicendo che oggi ci troviamo “sull'orlo della fine dell'Umanità”; come tutti possiamo vedere, non siamo in presenza di orde di zombie cannibali pronte ad irrompere nelle nostre case, né il tasso di mortalità ad oggi attribuito al Covid-19 è tale da farci pensare che esso possa causare “l'estinzione della nostra specie”. Tuttavia, è bene che tutti quanti inizino seriamente a familiarizzare con il fatto che, in virtù della sua rapidità di trasmissione, della capacità di colpire in maniera potenzialmente devastante le fasce di popolazione anziana o caratterizzate da una salute precaria con conseguente saturazione dei sistemi sanitari, il Covid-19 è a tutti gli effetti una minaccia per la pace e la stabilità mondiale perché sta letteralmente destrutturando l'interno sistema produttivo e di vita materiale e sociale che sono stati faticosamente edificati dal genere umano negli ultimi 75 anni di Storia, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ad oggi. Nessun altra malattia infatti (con la notevole eccezione del vaiolo e della peste bubbonica) ha avuto un impatto così durevole sulle società umane e minaccia di lasciarci in eredità (una volta che la crisi sanitaria in sé e per sé sarà terminata) un'era fatta di destabilizzazione di interi paesi o addirittura aree geografiche (specialmente tra i paesi poveri e in via di sviluppo) con conseguente esplosione di conflitti geopolitici e militari i cui contorni e la cui intensità sono al momento assai difficili da prevedere.
Sbagliamo a credere che il nodo gordiano della vicenda Covid-19 riguardi unicamente la “gestione sanitaria” dell'emergenza e i suoi immediati contraccolpi economici. Appare ormai evidente che la “World War Coronavirus” ha dato inizio alla più pesante recessione della Storia, certificata dalle agenzie di rating e dai principali istituti di credito internazionali, oltre che dall'intuizione e dal buon senso dei singoli cittadini. Non solo; la debolezza, la palese incapacità e, a volte, la colpevole inettitudine, dimostrate finora da pressoché tutti i governi mondiali (non importa se democratici o autoritari) nella gestione di questo evento epocale hanno già lasciato una pesante cicatrice nella psiche e nella cultura di tutte le società, dalle più povere alle più ricche.
Come tale cicatrice verrà rielaborata nei diversi paesi e nazioni è una domanda alla quale è assai difficile rispondere e molto dipenderà dalla velocità con la quale le diverse aree del globo riusciranno ad uscire dalla crisi. Esiste tuttavia la concreta possibilità che la presente crisi sia solamente il primo passo di un imponente processo di destabilizzazione che investirà tutti gli angoli del globo è provocherà una scia di guerre e catastrofi umanitarie che genereranno ulteriori scossoni e ramificazioni complesse.
Se pensate che tale affermazione possa costituire un'esagerazione basterebbe fare una comparazione con l'effetto che le epidemie scatenate dalla peste bubbonica, dal vaiolo e dall'influenza spagnola hanno rispettivamente avuto sulle società europee e mediorientali del Tardo Medioevo, sul collasso delle popolazioni indigene dell'America Precolombiana e sulla popolazione mondiale già indebolita dalla Prima Guerra Mondiale. Proprio come le epidemie di allora, anche il Covid-19 influenzerà la Storia e lascerà ai superstiti una pesante eredità geopolitica che spetta a noi anticipare sin d'ora per non lasciarci cogliere nuovamente alla sprovvista dal mare degli eventi.
Ecco dunque che, esattamente come l'anonimo giornalista protagonista di “World War Z”, anche noi ci incammineremo lungo un tortuoso viaggio nei meandri del nostro mondo cercando di destrutturarlo e ricomporlo mediante l'utilizzo degli strumenti della demografia, della cultura, della storia, della geografica così come delle variazioni nella capacità economica, in quella tecnologica ed in quella militare. Cercheremo inoltre di capire come le crisi innescate dalla “World War Coronavirus” andranno ad impattare la mentalità strategica, la pianificazione strategica e, più importante di tutto, la “volontà politica” delle élite nazionali e transnazionali in questi frangenti e negli anni a venire.
Non credano i lettori che la scelta di strumenti come la storia e la cultura siano inutili o ridondanti dato che proprio la Storia ci insegna che le epidemie hanno influito grandemente sullo sviluppo dell'Umanità ed esse stesse hanno profondamente segnato la cultura che ne ha poi tramandato la memoria; sapere chi siamo e da dove veniamo è sempre la premessa fondamentale per capire dove andremo.
Coloro che abitualmente leggono le mie analisi non avranno bisogno di spiegazioni riguardo alla demografia dato che io la ritengo termometro indispensabile per capire lo stato di salute e le pulsioni profonde delle società, mentre la geografia è elemento ineludibile di “tutto ciò che è geopolitica”.
La capacità economica, quella tecnologica e quella militare verranno tutte messe a dura prova sia dalla “World War Coronavirus” che dalle altre crisi da essa generate e proprio la loro abbondanza (o la loro scarsità) risulteranno di capitale importanza per comprendere quali paesi riusciranno a superare la tempesta e quanti ne risulteranno drammaticamente ridimensionati.
Infine, proprio la situazione di “stress esistenziale” da “Fine della Storia” sarà la cartina di tornasole per la valutazione della mentalità strategica, della pianificazione strategica e della volontà politica dei paesi (soprattutto le grandi potenze) e la loro capacità di reinventarsi per fare pronte a queste inedite sfide.
Valuteremo inoltre l'abilità e l'istinto di sopravvivenza delle leadership al comando al fine di comprendere quali riusciranno a proiettare loro stesse verso nuovi orizzonti di gloria e quali periranno rimanendo sepolte tra le sabbie della Storia. Allacciamo pertanto le cinture e prepariamoci a vivere e studiare il “presente” dato che la “World War Coronavirus” sarà l'ultimo evento della “Storia Contemporanea” e il primo tassello della “Storia Futura”.
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