Lo avevano già annunciato nell’incontro bilaterale di Napoli, lo scorso febbraio. In quella circostanza il presidente francese Macron aveva chiesto al Governo italiano un sostegno nella lotta contro il terrorismo islamico nella regione del Sahel.
Ora è ufficiale, ci andiamo ad infilare tra le dune dell’Africa sub-sahariana a combattere i tuareg radicalizzati all’Islam. Due giorni fa, il Consiglio dei Ministri, ha approvato il decreto missioni, tra cui risulta anche quella di assistenza militare alle truppe di Parigi nel Sahel. I soldati italiani faranno parte di una doppia Task Force internazionale, impegnate in Niger e nel Golfo di Guinea.
Come scritto in un precedente articolo (v.link), il sostegno italiano comporterà il dispiegamento di distaccamenti delle Forze Speciali (Co.F.S) e di assetti ad ala rotante (HH-90 e AH-129D). Quindi appare inequivocabile che si tratti di una operazione combat, in cui si deve dare la caccia ai tuareg e, possibilmente, eliminarli, di modo che i regimi corrotti della regione (sostenuti da Parigi) possano continuare a prosperare.
Negli ultimi mesi, nel Sahel, sono cresciuti il numero degli attacchi contro basi militari e degli attentati nei confronti dei civili.
Il processo di radicalizzazione e diffusione del jihadismo comincia negli anni ’90 dello scorso secolo, quando i miliziani del GIA (Gruppo Islamico Armato) fuggono dall’Algeria e si rifugiano nella regione. Qui cominciano a fare proseliti, favoriti in questo dai governi dittatoriali che i francesi sostengono per mantenere viva la loro idea colonialista.
Nel processo evolutivo che porta i jihadisti ad espandersi, i due principali gruppi (Jnim affiliato ad al-Qaeda e Isgs affiliato all’ISIS) hanno reclutato molti tuareg reduci dalla guerra civile libica del 2011 (anche in questo caso frutto degli errori francesi).
Il “successo” di questi gruppi risiede nella loro capacità di colmare vuoti causati dal sistema statale. Certo, in molti casi con la forza, ma in altri portando standard di governo e affidabilità, nonché accattivandosi il consenso delle popolazioni vessate dalle truppe governative.
Il Governo Conte ha deciso di invischiarsi in questo nuovo teatro operativo, forse per avere in cambio un appoggio francese al tavolo delle trattative a Bruxelles; forse perché vuole combattere il terrorismo jihadista; forse – come sembra più probabile – perché non ha alcuna visione strategica del ruolo dell’Italia nello scenario internazionale.
Foto: Ministère des Armées / presidenza del consiglio dei ministri