“Così insegneranno a mio figlio l’educazione come hanno fatto a Scieri quelli a Livorno!” È un pisano, il tipo più ruvido e indisponente del toscano, lo sconosciuto che ascolta con me alla radio di un anonimo bar, in questi giorni di esodo, le motivazioni, secondo il ministro degli Interni Matteo Salvini - che si noti bene: NON è responsabile delle questioni della Difesa e delle forze armate -, per reintrodurre la leva universale obbligatoria.
“Da ministro e da papà vorrei che oltre ai diritti tornassero ad esserci anche i doveri. Io ho un figlio di 15 anni e ogni tanto, sia per lavoro che per divertimento, metto delle foto su Instagram. Anche ieri l’ho fatto, dalle Isole Tremiti, e gli scemi non mancano mai. A me la critica piace, altrimenti cambierei mestiere. Ma c’è chi si sveglia la mattina con il gusto di insultare. Poi, vai a vedere e molti hanno 13, 14, 15 anni e allora mi si conferma il fatto che facciamo bene a studiare i costi, i modi e i tempi per valutare se, come e quando reintrodurre il servizio militare alcuni mesi e il servizio civile per i nostri ragazzi. Così almeno si impara un po’ di educazione che i genitori non sono in grado di insegnare”.
A chi scrive non piace l’acido commento del signore di Pisa, ma pure le parole di Salvini stanno non poco sullo stomaco. Il titolare del Viminale, così cattolico quando si tratta di arringare le folle con rosari e bibbie in mano, riscopre il suo passato marxista quando qualche troll gli punzecchia la creatura avuta dalla prima delle sue tre o quattro moglie e/o compagne: anziché puntare sulla famiglia, per cui si sgola la Chiesa cattolica, meglio espropriare i discoli o potenziali tali e affidarli alle mani sapienti di ufficiali e sottufficiali, che si sa sono delle tate meravigliose.
All’ex Eurodeputato leghista e attuale vicepresidente del Consiglio ha risposto l’unico membro del Governo titolato a parlare di riforme della Difesa: il ministro Elisabetta Trenta, la quale ha definito “anacronistica l'idea di ritornare ad avere il servizio militare obbligatorio, in considerazione del fatto che le forze armate italiane di oggi sono composte da professionisti" e che, come tali, "si sono rivelate fra le migliori del mondo… la leva è stata sospesa non perché non fossero bravi i militari di leva, ma perché non potevano più essere impiegati in operazioni complesse e a rischio, visto che la possibilità di essere impiegati in operazioni deriva anche dall'addestramento e dalla capacità di operare in ambiti internazionali”. Insomma, sono finiti i tempi della “carne da cannone” e dell’addestramento in massa di centinaia di miglia di reclute poco qualificate: non ha senso ritornare al passato con la motivazione di dare una mano alle famiglie a educare i figli: dove fallisce quasi ogni giorno la scuola, Signor Ministro, non arriveranno le Forze Armate. Antica istituzione napoleonica, resa obbligatoria alla vigilia della Grande Guerra e protagonista in quasi tutti i Paesi occidentali fino alla caduta del Muro di Berlino, oggi la vecchia leva universale non serve più a niente, salvo forse a far perdere, con ogni probabilità, il posto di lavoro al diciottenne o al neolaureato coscritto, a creare il rischio di nuove opacità nella spesa dei fondi pubblici da parte delle Forze Armate e, in definitiva, a sovraccaricare i conti dello Stato di costi di cui, francamente, non si sente il bisogno.
(foto: staff ministro Interno)