Nel Mare Magnum dell'offerta di corsi di Difesa Personale è giunto il momento di istillare qualche pillola di saggezza per fare chiarezza e, forse, tutelare qualche sprovveduto.
Attualmente in Italia siamo invasi da una miriade di attività inerenti, affini o paragonabili a quello che il sistema sociale denomina "Difesa Personale". Spesso le Associazioni che si pongono come riferimento dell’ambiente promuovono iniziative partendo dall’immagine cercando di far leva sul fascino di un nome.
Basta effettuare una piccola ricerca per immagini su internet per notare un fattor comune nella propaganda: maestri, quasi sempre vestiti di nero, con abbigliamento aderente per enfatizzare muscoli scolpiti e visi contratti, sembrano parafrasare sceneggiature di Fiction Televisive che trattano argomenti delinquenziali. Non contenti, arricchiscono i messaggi con loghi evocanti teschi, gladi, figure riconducibili ad un paramilitare che fa tendenza ed espande l’ego.
Generalmente questi pseudo insegnanti provengono (almeno ce lo auguriamo) da settori marziali come Judo, Lotta, Karate ed altre arti e concludono la loro espressività scenica con mimetiche, pugnali e pistole: coreografici stili di machismo guerrafondaio diseducativo e per nulla professionale.
In questo poliedrico scenario si riempiono le palestre, a volte le scuole, spesso parchi pubblici, veicolando insegnamenti sull'autodifesa mascherati talvolta da precetti salutistici (sia fisici che mentali).
Un attento osservatore, conscio delle differenze che caratterizzano i veri format della difesa personale, rimane incredibilmente colpito dalla massa di sedicenti trainer della domenica chiedendosi: “perché nessuno controlla?”, “perché nessun organo si propone di verificare la qualità di un insegnamento offerto?”
Dobbiamo realisticamente comprendere che esiste un tipo di Difesa Personale insegnato solo dopo un'accurata selezione delle risorse, dopo anni di studio, dopo un bagaglio di esperienze reali in ambienti di vero pericolo per la propria o altrui incolumità. Per questi esempi si rimanda all’ambito militare, ai corpi di polizia, o alle organizzazioni private che operano per la tutela di persone e/o beni.
Un rigoroso studio ed una conoscenza della materia coniugata alle norme giuridiche sia nazionali che internazionali, all’utilizzo di consulenze legali e psicologiche, all’impiego di nozioni sanitarie e di igiene è di fondamentale importanza. Questo prima ancora di affrontare fisicamente, fossanche una serie ristretta, gli allenamenti.
Altro aspetto è ciò che vuol essere fatto passare per "Difesa Personale" ma che di fatto tutto rappresenta tranne che quella. Bisogna fare molta attenzione agli specchietti per le allodole, imparando a curiosare e documentarsi, per comprendere le effettive esigenze che nascono in qualsiasi momento della nostra vita nel voler apprendere tecniche di autodifesa.
Un consiglio pratico? La miglior difesa di fronte ad una situazione di pericolo si attua principalmente con la prevenzione. Dove potrebbe nascere un rischio: una manifestazione o una passeggiate serale? Chi è al mio fianco: una ragazza, mia moglie, una persona disabile, un animale? Qualcosa potrebbe limitare la libertà di movimento: ombrelli, passeggini, guinzagli, ecc...?
Evitiamo zone riconosciute come rischiose. Parcheggiamo con attenzione il nostro veicolo (magari illuminando anticipatamente con gli abbaglianti la zona circostante l’ingresso di casa!). Prepariamo la chiave di una serratura nella mano, separandola dalle altre.
Queste ed altre nozioni arricchiscono il nostro stato di alert in ambito difesa personale e diminuiscono in maniera sostanziale gli atti di aggressione che potremmo subire. Rimangono, se protratte nel tempo, comunque buone prassi nel vivere quotidiano.
Un proverbio tipicamente milanese recita “Ofelè fa el to mesté” (Pasticciere fa il tuo mestiere): si dice a chi cerca di fare ciò che non è esattamente in grado di svolgere. Impariamo la difesa personale da persone competenti ma soprattutto con anni di pratica.
In una società civile ed evoluta è importante saper discriminare ciò che viene erogato spesso con il solo scopo di vendere illusioni e fare marketing sul nulla, a discapito delle persone.
Investiamo sulla prevenzione, sull’insegnamento nel saper "decodificare" i messaggi non verbali tipici di chi vuole offendere. Sviluppiamo corsi più teorici e preventivi che pratici e tecnici (specie con la dissonanza visiva nell’assistere a sessioni outdoor con tanto di guantini e caschetto!).
Ricordiamoci che un malintenzionato votato al dolo ed all’offesa non sarà mai uno sparring partner capace di agevolare le nostre tecniche durante una dimostrazione fisica.
Utilizziamo pertanto esperti di metodi creati ad hoc in ambito militare per addestrare personale militare (di per se gia selezionato ed allenato nell’operare negli ambienti più critici e stressanti) e - in ambito civile - nella più onesta linea teorica, magari integrando le sessioni di allenamento pratico per acquisire più dimestichezza e flessibilità reattiva, qualità capaci di fare la differenza salvandoci la pelle… Anche scappando e non reagendo!
Il mondo della Difesa Personale civile cerca spesso di confondersi con quello militare, talvolta in modo disonesto, talvolta a causa di maestri che non hanno mai indossato una divisa.
Foto: web / U.S. Air Force / U.S. Marine Corps