Possiamo permetterci il “lusso” del pacifismo in tempo di guerra?

(di David Rossi)
26/02/22

“Un pacifista è colui che nutre un coccodrillo, sperando che lo mangi per ultimo”: sono le parole pronunciate nel 1954 da Winston Churchill a commento della politica di appeasement con Hitler e, più tardi, dei movimenti di anime belle che avrebbero voluto l’Europa disarmata davanti alla minaccia sovietica.

Oggi, mentre passeggiavo nel centro della mia amata Prato1, fra il Palazzo Pretorio e il Corso Mazzoni, mi sono trovato ad assistere a una scena surreale…

Premetto che era in corso una manifestazione “per la pace” organizzata dal Comitato 25 Aprile, a cui stava partecipando - ho verificato: con regolare invito - anche una delegazione di una ventina di cittadini ucraini, in rappresentanza di una parrocchia.

Si sono accomodati in un angolo, hanno inalberato una bandiera ucraina insieme a una di quelle così dette “della pace” e -non dimentichiamolo: erano un gruppo di parrocchiani - hanno recitato una breve preghiera, a alta voce fra di loro conclusa con un ritornello del loro inno nazionale, che prevede, fra le altre, le parole cadenzate “Ukrajiny slava”.

A quel punto, le vecchiette sono state affrontate da un nerboruto giovanotto, presumo un esponente dei “pacifici” anche se lui nemmeno si è identificato come staff, il quale e ha intimato loro - con tono non davvero “pacifico” - di non usare “slogan nazionalisti”. Qualcuno, fra i presenti più istruiti, ha fatto presente a quel vociante individuo che le parole incriminate significano "gloria all'Ucraina" - un'espressione patriottica come "Vive la France", "Long Live the Queen", "Che la Polonia sia la Polonia".

Chiameremo fascisti gli Italiani perché per loro la vittoria è “schiava di Roma” o i Francesi perché vogliono che il “sangue impuro” dei nemici invasori bagni i loro campi? Forse la così detta Cancel Culture ora vuol censurare gli inni nazionali?

Dopo gli inni, non potevano mancare le bandiere. Ecco, così, un secondo individuo, dal comportamento più felpato, che si è avvicinato alla piccola comitiva ucraina e, anziché offrire parole di solidarietà a quelle donne, che di certo hanno figli fra i combattenti, i riservisti e forse fra i morti, ha lamentato la presenza della bandiera gialla e blu dell’Ucraina.

Trattenendomi dal dirgli dove avrei voluto che si mettesse quella bandiera che non voleva vedere, a quel punto ha però prevalso lo spirito toscano e ho dovuto dirgli la mia: gli ho chiesto se per lui i morti sono persone vere e concrete, se hanno una patria: “cavolo, vi chiamate 'Comitato 25 Aprile': per lo meno, dovreste avere davanti agli occhi la bandiera italiana”, vessillo di quel Paese che il 25 aprile 1945, avendo l’onore di entrare con gli alleati a Milano, è stato riconosciuto come vittorioso cobelligerante del Mondo Libero e, in conseguenza di ciò, “dovreste portare rispetto per le bandiere delle vittime della guerra”, siano queste afghane, ruandesi, greche o polacche, solo per citarne alcune. Invece, no: il silenzio.

E pensare che facevano garrire e veneravano sull’asfalto della bella piazza toscana, quel loro emblema con tutti i colori che per questo non ne rappresenta nessuno e che non ha una storia, anzi che vuol proprio cancellare tutta la Storia. È mancato davvero poco che la bandiera ucraina fosse rimossa dai pacifisti “denoantri”: né più né meno il gesto che vuol fare il Cremlino; questo di fronte alla popolazione e alle autorità italiane.

Abbiamo persino sentito il secondo “gentiluomo” sottolineare come, questi testimoni e vittime della prima guerra di aggressione in Europa dopo la Seconda guerra mondiale, dovevano comportarsi “bene” perché erano solo degli ospiti della loro associazione...

No, ragazzo mio: tu e i tuoi compagni eravate lì a motivo della LORO sofferenza.

In definitiva, eravamo di fronte a giovani più o meno benestanti di Paesi ricchi arrabbiati contro i poveri vecchi di un Paese aggredito. Mi sono vergognato e indignato insieme.

Che dire… Augurando agli Ucraini che davvero la loro tenacia e le loro fatiche siano premiate e il canto della libertà risuoni in tutta l'Ucraina, come scritto nel loro inno, concludo con un grido rivoluzionario che mi attirerà di certo le proteste, se ci sono, degli sciocchi ideologici che finiscono al servizio dei prepotenti: Gloria all’Italia!

1 In Toscana