Libano: intervista esclusiva al portavoce UNIFIL, Andrea Tenenti

09/04/24

Qualche giorno fa abbiamo raggiunto da remoto il dott. Andrea Tenenti, portavoce UNIFIL e profondo conoscitore della realtà libano-israeliana, che ci ha aggiornato sulle ultime novità a cavallo della blue line tra Israele e Libano.

Ci sono aggiornamenti in merito allo scontro tra Israele ed Hezbollah? La preannunciata volontà da parte di Israele di invadere anche il Libano è un'ipotesi remota?

La situazione sicuramente è rimasta ed è ancora molto tesa da ottobre ad ora, quindi non troppe cose sono cambiate. Quello che abbiamo potuto osservare all'inizio, ma anche adesso, a parte appunto alcuni momenti di attacchi al di fuori dell'area di operazione, è che l'80% di questi "scontri a fuoco" (le Nazione Unite li hanno così definiti e non "ostilità" o "conflitto" al momento) avvengono nella zona prossima alla Blue Line, la linea di demarcazione del ritiro delle forze israeliane nel 2000. Ci sono stati dei momenti di scontri a fuoco più intensi nei mesi passati ed anche le settimane passate. Nell'ultima un po' di meno. Diciamo che ancora non vediamo una volontà di allargare il conflitto.

La retorica è sicuramente molto elevata, ma c'è sempre una differenza tra le parole e la realtà. Quello che vediamo in questi giorni è che UNIFIL, per mezzo del suo comandante, viene costantemente utilizzata nella quotidianità per riuscire a scambiare messaggi da una parte all'altra visto che, sia il Libano che Israele, non hanno relazioni formali: sono in guerra da sempre e non c'è un confine stabilito.

La missione è l'unico organismo che riesce ancora a dialogare con entrambe le parti (quando parlo di entrambe le parti intendo l'esercito libanese o le autorità libanesi e l'esercito israeliano) e fino a che esiste questa comunicazione, constatiamo che non c'è una volontà reale di ampliare il conflitto.

Dobbiamo anche sottolineare che quando si parla con la parte libanese non si parla con Hezbollah, visto che la missione non ha l'autorità di interagire con partiti politici. Logicamente le autorità e l’esercito libanese sono loro che portano il messaggio di Hezbollah attraverso noi e viene comunicato alla missione. Diciamo, quindi, che la possibilità di una miscalculation è sempre dietro l'angolo e questo è molto difficile da prevedere. Al momento, però, l'80% degli scontri fuoco rimangono molto localizzati 5-6 km dalla linea blu, tuttavia le negoziazioni non stanno avanzando.

Abbiamo letto in questi giorni di un ritiro da parte di Amal dal conflitto. Cosa può dirci in merito?

Diciamo che si tratta solamente media reports quindi, nessuno del movimento Amal formalmente ha riferito questa notizia, sono state solamente fonti vicine ad Amal. Per quello che riguarda la missione in generale, Amal non ha mai partecipato al conflitto e non hanno mai detto che ne facevano parte.

Per quanto riguarda l'aspetto più militare lungo la Blue Line, ci sono degli scontri con la popolazione locale e gli israeliani degni di rilievo?

In questo periodo, lungo la linea blu, la maggior parte dei villaggi che sono vicini alle linea di demarcazione sono stati fortemente danneggiati. Alcuni di più di altri, tipo Ayta el Chaeb, Adshit, Maroun el Ras, molti dei quali quasi rasi al suolo. Questo ha portato logicamente non solo danni materiali ma anche l'uccisione di civili. Hezbollah ha riportato la perdita di oltre 250-280 fighters, però c'è stato anche un alto numero di vittime civili. Ciò ha costretto una gran parte della popolazione a lasciare le proprie case per andare in altre parti del Paese. È un risultato comune da entrambe le parti, nel nord di Israele e anche nel sud del Libano.

Un grosso danno lo sta subendo l’economia del Paese che era già in condizioni precarie. Adesso ci troviamo in un situazione che sarà molto difficile da recuperare, soprattutto nei territori che erano utilizzati per l’agricoltura da parte della popolazione del sud del Libano. Il clima è grave, ci sono state diverse vittime e, come detto, dopo cinque mesi di conflitto non si intravede una soluzione.

Può dirci qualcosa in merito alle altre due missioni1 delle Nazioni Unite presenti nella regione?

Tutte le missioni della zona stanno subendo ripercussioni per l’implementazione del loro mandato.

Per quanto riguarda la risoluzione 1701 di UNIFIL anch’essa sta vivendo momenti difficili ma i suoi principi rimangono ancora validi. Diciamo che sia nel consiglio di Sicurezza sia in entrambe le parti c’è un forte desiderio di implementazione della 1701 forse più adesso che in precedenza e la stessa cosa vale per le altre due missioni nella regione.

È importante che i vari interlocutori politici, anche a livello internazionale, si stiano muovendo per la ricerca di una soluzione. Mai si erano viste tante autorità politiche in questa parte del mondo.

Noi, come missione, possiamo aprirci a una finestra di opportunità tra le parti per cercare soluzioni, però non possiamo sostituirci al dialogo politico. Siamo qui per implementare un mandato come per tutte le altre missioni. Vedremo i risultati delle negoziazioni. UNIFIL è qui per implementare qualsiasi decisione della comunità internazionale.

Ricordiamo l’ultimo evento del 30 marzo che ha coinvolto tre osservatori UN dell’OGL (Gruppo Osservatori in Libano) a Rmeish nel sud del Libano.

AL

1 UNTSO e UNDOF

Foto: UNIFIL