Tutto comincia nel luglio 2010, non su un ponte sospeso sul nulla al confine tra le Potenze Occidentali e il nemico del “Secolo Breve”, la Russia, ma nelle asettiche salette dell’Aeroporto di Vienna1, quando le delegazioni di Washington e del Cremlino, allora “teleguidate” da Obama e Medvedev, si scambiarono, come ai vecchi tempi, due gruppi di “ospiti non graditi”, già arrestati come spie al servizio (quando non al soldo…) di un Paese straniero. Dieci a quattro: forse, il Cremlino era stato più bravo della CIA nell’infiltrare “cimici umane” negli Stati Uniti o forse era stato meno scaltro nel cercarne a casa propria, dato che se ne vide restituire tante di più.
Restiamo a Vienna per leggere, a fine marzo 2018, la dichiarazione del cancelliere austriaco Sebastian Kurz, rilasciata a mezzo di Twitter all’indomani dell’espulsione di un centinaio di diplomatici russi da parte degli Stati europei, la quale, oltre a insistere sulla politica di neutralità austriaca, propone l’Austria come pontiere tra Est e Ovest. Si astiene dal cacciare le feluche senza ricorrere all’escamotage del richiamo per consultazioni dell’ambasciatore, come fatto - tra gli altri - dal Portogallo ma aderendo alla dichiarazione di solidarietà al Regno Unito sottoscritta dal Consiglio europeo.
Da Vienna mi sposto a Berna. La Svizzera, negli stessi giorni, non fa nemmeno quello: si limita a dichiararsi pronta a reagire “al termine delle indagini condotte dall’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche”2. Già, a quanto pare dalle parti di Berna si preferisce dare credito a un’analisi internazionale e indipendente del grave episodio di Salisbury. Intanto, il presidente della Duma di Stato russa è stato accolto con tutti gli onori…3
Da Berna a Londra: qualcuno sa se al direttivo che guida la Confederazione sono arrivate le voci circa il rapido miglioramento delle condizioni di salute di papà Skripal e della figlia Yulia? Chissà se sanno che - lungi dal venire messi in quarantena in modo scientifico - gli animali domestici della famiglia dell’ex spia e contro-spia russa sono stati chiusi nella loro abitazione, probabilmente senza acqua né cibo, dato che i maialini d’India sono morti di sete e uno dei gatti è stato soppresso “perché troppo agitato”. È andata meglio ai due target del gas Novichok, cioè Sergey e Yulia, se è vero che in queste ore la ragazza si intrattiene in lunghe conversazioni con i parenti (forse senza troppa privacy, se è vero che chi scrive e chi legge probabilmente le ha ascoltate…) e sia lei sia il babbo stanno talmente bene che con un Tweet il ministro degli esteri di Sua Maestà, Boris Johnson, si complimenta col servizio sanitario britannico per gli ottimi standard raggiunti. Forse su con quest’ultima dichiarazione l’ex sindaco di Londra e apostolo della BREXIT ha davvero un po’… esagerato.
Ironia a parte, resta il fatto che il gas nervino probabilmente usato nella casa non è riuscito ad uccidere nemmeno due roditori da meno di un etto l’uno.
Da Londra a Minsk, non a Mosca. Ci viene voglia di dipingere uno scenario: la procace Anna Vasil'evna Kuščenko, in arte Chapman, si reca per un periodo in Bielorussia, il più fedele alleato di Mosca, e qualcuno la manda a dormire in un ospedale di Minsk somministrandole un agente nervino in passato sintetizzato nel Regno Unito. Facendolo, inquina un intero quartiere a macchia di leopardo. Secondo voi, come reagiscono Lukashenko e Putin? Si limitano a espellere una cinquantina di diplomatici britannici? O portano il mondo sull’orlo di una crisi paragonabile solo a quelle di Berlino nel 1948, di Suez nel 1956 e di Cuba nel 1962?
Già, a ben vedere quello di cui si parla - se dimostrato - è un atto di guerra, non un semplice crimine internazionale, dato che fino ad oggi nessun governo ha fatto uso delle armi chimiche al di fuori di un contesto bellico internazionale, salvo i casi di guerra civile o attentati terroristici. Francamente, se il governo britannico ha le prove e aspetta solo di farsele confermare da un’organizzazione internazionale terza, allora che senso ha tenere in piedi le relazioni diplomatiche con la Russia?
Diciamolo apertamente: a parti invertite, Mosca avrebbe preteso la consegna dei responsabili, a costo di violare la sovranità territoriale del Regno Unito.
Ciò detto, chi scrive se ne torna in Italia a godersi lo spettacolo gratuito del teatrino della politica. Mentre il mondo rischia di bruciare, l’orchestrina da noi suona sempre un motivetto.
3 Da notare anche la prudenza di Israele: secondo un portavoce del governo, “Israel views with gravity the event which took place in Great Britain and condemns it vigorously. We hope that the international community will cooperate in order to avoid such further events”.