Un attacco sconcertante e fuori luogo contro le nostre Forze dell’Ordine, lanciato dall'ECRI, l’organo del Consiglio d'Europa di cui il professor Alberto Gambino è commissario con riferimento all’Italia all’interno dell’organismo europeo e che, dopo averci contattato, tiene a sottolineare di aver preso le distanze dal contenuto del rapporto redatto da due commissari della Bulgara e della Romania: "...non potendo io, in quanto italiano partecipare alle sua stesura".
L’Italia è accusata di avere una polizia razzista ed omofoba, un'accusa ingiusta e infamante che ha sollevato un'ondata di indignazione, con il segretario generale del sindacato di polizia Coisp, Domenico Pianese, in prima linea. Un documento che ha fatto discutere cittadini e rappresentanti politici, persino il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha manifestato stupore di fronte a un rapporto che sembra ignorare i passi avanti fatti dal Paese.
Accuse del secolo scorso
Viene naturale chiedersi se dietro queste accuse non si nascondano motivazioni politiche ipocrite, che contrastano con i fatti concreti: le istituzioni italiane hanno compiuto significativi progressi nella lotta al razzismo e all'omofobia. Basti pensare che già dai tempi della ministra della Difesa Roberta Pinotti, sia le Forze Armate che le Forze di Polizia hanno sostenuto le unioni civili Lgbt in uniforme, segnando un importante passo di inclusività per le democrazie occidentali. È importante ricordare che sia nelle Forze Armate sia nelle Forze dell'Ordine esiste la libertà di avere qualsiasi rispettabile e trasversale orientamento politico, e non sono pochi coloro che, fuori dal servizio, svolgono attività di volontariato nelle Onlus.
Tuttavia, è necessario concentrarsi sui problemi reali dell’Italia, quelli che richiedono risposte immediate e le più complicate: sanità, istruzione, salari, gli argini dei fiumi, la guerra e, non ultima, la sicurezza. Sfogliando un qualsiasi quotidiano si percepisce, soprattutto a Milano e Roma, un crescente senso di insicurezza tra i cittadini. E chi si adopera per rassicurarli sono proprio gli agenti, che ogni giorno affrontano situazioni difficili con risorse limitate. Troppo spesso, le forze dell'ordine sono costrette a operare in condizioni di disagio economico, con dotazioni insufficienti e, di conseguenza, con un senso di frustrazione crescente anche tra le polizie locali, ormai demotivate.
Il vero problema sta altrove: da oltre vent'anni, la politica italiana non è stata capace di attuare una seria strategia per l'integrazione, permettendo che si allargassero le maglie dell’illegalità. Dalle infrazioni stradali alle aggressioni contro insegnanti, medici e autisti il degrado è sotto gli occhi di tutti. Le cronache sono piene di nomi che non suonano italiani, ma il punto non è l'origine, bensì l'incapacità di gestire l'immigrazione e l'integrazione con regole chiare e applicabili. Difendere chi è vittima di ingiustizie è doveroso, ma è altrettanto vero che le forze dell'ordine sanno distinguere tra chi viola la legge e chi ne è vittima, agendo con professionalità e sapendo richiamare all’ordine qualche mela marcia che oltrepassa i limiti del codice.
Forze dell’ordine e società
Le critiche dell'ECRI appaiono come un affronto ai migliaia di agenti di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza che, ogni giorno e senza cercare visibilità, proteggono i cittadini con dedizione. Chi sbaglia deve essere punito, questo è fuori discussione, ma è intollerabile che chi serve lo Stato debba affrontare più volte lo stesso criminale perché in Italia la certezza della pena rimane un'illusione. Ancora più grave è il fatto che un agente, nello svolgimento delle sue mansioni, debba sentirsi intimidito di fronte a un malintenzionato per il timore di diventare oggetto di critiche virali, una situazione purtroppo all'ordine del giorno.
A peggiorare questa tendenza, contribuiscono anche alcuni rapper che, attraverso i loro testi, alimentano una cultura di sfida all'autorità, esercitando un'influenza negativa sui giovani, spesso alla ricerca di un'identità e quindi particolarmente vulnerabili. Sul tema, il professor Umberto Galimberti ha recentemente offerto un punto di vista interessante, evidenziando il vuoto interiore che caratterizza molti giovani e li rende fragili di fronte a modelli sbagliati.
Le indecisioni presentano il conto
L'Italia esita ancora nell'adozione del taser come strumento di difesa, nonostante siano appena cinquemila i dispositivi distribuiti tra Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza, e circa 200 i Comuni in cui le Polizie locali lo utilizzano regolarmente (fonte Sole24 Ore, 2023). Un'incertezza che coinvolge anche le Forze Armate, impegnate nell'operazione “Strade Sicure”, dove i soldati, utilizzati come deterrenti visivi, non hanno la formazione e le qualifiche necessarie per intervenire direttamente, e con il terrore di doversi pagarsi una difesa legale.
La verità è che mancano uomini, risorse e soprattutto il coraggio di ammettere che la sicurezza in Italia è fuori controllo in molti settori. È più facile puntare il dito contro le forze dell'ordine accusandole di razzismo e omofobia, dimenticando che oggi tra i nostri agenti ci sono molti operatori con origini non italiane che lavorano con dedizione e professionalità.
Foto: Polizia di Stato