Ex alpino attraversa in solitaria il deserto del Quarto Vuoto! La distesa di sabbia più grande del Mondo, Rub' al-Khali, è stata tracciata dal nostro connazionale Massimiliano “Max” Calderan, tanto che ora la nuova pista si chiama "Calderan Line".
L'impresa è stata portata a termine in solitaria, percorrendo 1100 km di sabbia in Arabia Saudita, da Najrān (vicino al confine con lo Yemen) fino al confine con gli Emirati Arabi, in 18 giorni (dal 16 gennaio al 2 febbraio) in condizioni pressoché estreme.
Max, classe '67, di Portogruaro (VE), è un ex alpino. Ha vinto il Pentathlon militare del 1991 ed è laureato in Scienze Motorie. Decorato al valore civile dal presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Ambasciatore ONU per la salvaguardia del ghepardo asiatico. È scrittore di manuali sportivi ed esploratore desertico estremo. Parla fluentemente l'arabo e nei deserti si fa chiamare Al Madhi ("Ben Guidato").
Max, ha fatto l'alpino ed è stato campione di Decathlon militare. Che ricordi ha di quel periodo?
Uno dei periodi più belli della mia vita. Dopo il C.A.R. (Centro Addestramento Reclute) sono entrato nei gruppi sportivi. Allenamenti in natura mantenendo la disciplina militare. Lo spirito di appartenenza al Corpo Alpino ha cementato i rapporti con i miei ‘’fratelli’’ che a distanza di oltre 30 anni sono ancora nel mio cuore.
Come è arrivata la passione per il deserto?
Avevo 7 anni. Mia mamma aveva comprato una enciclopedia. Sfogliando il volume dedicato alla geografia rimasi ammaliato da una foto del deserto Rub Al Khali che si trova in Arabia Saudita. Da quel momento, era il 1974, decisi che lo avrei esplorato. Ero incuriosito dal fatto che c’era scritto che anche i cammelli non lo attraversavano. Volevo scoprirne le ragioni. Dopo 46 anni dalla lettura e 1.100 km di esplorazione a piedi in solitaria ho tracciato per la prima volta la "Calderan Line".
L'essere stato alpino ha aiutato?
Sicuramente! E non solo nello sport, ma anche nella vita. Quando si cresce e si matura seguendo con le regole apprese negli Alpini, dentro ti rimane l’attitudine alla disciplina intesa come prendersi cura non solo di te stesso ma anche degli altri, rispettando ruoli e competenze senza privarsi delle proprie opinioni.
Sulla base di questa struttura acquisita ho personalizzato tutto il mio percorso, anche di esploratore, mettendo a frutto molto di quello che ho imparato durante la mia permanenza con il IV corpo di armata alpino.
Ha messo a punto delle tecniche di allenamento specifiche?
Mi sono specializzato negli anni, sulla base di solidità scientifiche, nella privazione di cibo, acqua e sonno. Dopo una decina di anni passati lavorando nel settore farmaceutico e dopo l’apertura di un laboratorio di analisi genetiche e microbioma intenstinale, ho potuto mettere a frutto tutta la mia esperienza che ora è un metodo che può essere applicato da chiunque per migliorare salute e benessere.
Queste tecniche possono essere usate anche dai militari?
Per il settore militare ci sono dei programmi specifici, soprattutto per le forze speciali che sono sottoposte ad un maggiore carico di stress. E questo è il caso soprattutto di chi opera in zone di conflitto, come il Medio Oriente, o di chi deve essere operativo 24 ore in contesti di protezione o sorveglianza continua.
Usa materiali speciali per le sue imprese?
Abbigliamento personalizzato preparato appositamente da Montura di derivazione dal vestiario per il soccorso alpino. Altro equipaggiamento (torce, binocolo, ecc) di derivazione militare però applicato ad uso civile.
Che tipo di scarpe usa? Hanno una suola speciale per correre sulla sabbia?
Scarpe leggermente modificate e rinforzate sia come ‘’colla’’ sulle suole sia come asportazione di alcune parti che posso esercitare, durante gli sforzi continuativi, abrasioni al tendine di Achille o pressione sulle dita dei piedi. Nessuna soletta particolare. Solitamente le tolgo e rimango ‘’scalzo’’ dentro la scarpa. Ricordo che non corro sulla sabbia, perché non è una gara ma una esplorazione. L'obiettivo è sopravvivere per poter raccontare. Nulla viene lasciato al caso e le scarpe sono un elemento importante.
Che tipo di alimentazione adotta?
Biologica almeno al 90-95% sia durante una esplorazione sia nella vita di tutti i giorni. Scarsi o nulli carboidrati (da 0 a 15% sul totale giornaliero), carne una volta a settimana, frutta solo al mattino, legumi, verdure e noci. Tutto secondo un programma personalizzato che ormai seguo da almeno 30 anni. Tutto è partito dai tempi dell’Università e sulla base delle mie predisposizioni sia genetiche sia ormonali, tenendo conto anche dei batteri intestinali. Non uso integratori, barrette o similari.
Acqua: è importante conoscere quello che dice la medicina e la fisiologia in tema di idratazione. Ma dimentichiamo spesso di essere unici. Ognuno di noi è unico. Personalmente mi rifiuto di appartenere ad una media statistica, non curandomi di quello che viene scritto nei manuali di sopravvivenza. Ogni anno in piena estate uno degli allenamenti di ‘’routine’’, negli Emirati Arabi in piena estate (temperature comprese tra + 50 C e +60 C diurne) è quello di percorrere 100 km sulle sabbie, senza bere, senza mangiare e senza dormire in meno di 24ore e in totale solitudine senza supporti di alcun genere (auto, satellitare, zaino). È un allenamento che faccio ogni 15 giorni per almeno 4 volte. Non sono incosciente ma conosco bene il mio corpo.
Ho fondato 15 anni fa un laboratorio di analisi genetiche e microbioma intestinale (e non solo) e da allora unendo la mia esperienze decennale nel settore farmaceutico con quella di ricerca ho sviluppato un metodo che mi permette fare quello che apparentemente sembra impossibile.
Il deserto è sabbia. L'alpino si muove tra rocce e boschi. Non sembra un controsenso?
Assolutamente no! Gli opposti si attraggono. La natura non conosce confini. Non potevo innamorarmi del deserto se prima non avessi amato la montagna.
Sportivamente mi sono formato con l’arrampicata estrema, lo sci estremo, lo scialpinismo, le cascate di ghiaccio e parliamo degli anni '80… senza internet e YouTube dove poter attingere informazioni e stuadiare. Pioniere (e allora sì incosciente) assieme a pochi altri dell’epoca molto più famosi e preparati.
Usa tecniche di sopravvivenza?
Nessuna. Per sopravvivere devi solo essere in grado di comandare il tuo corpo a piacimento, piegarlo a piacere nella privazione assoluta. Fatto questo, ogni tecnica vale l’altra.
Come gestisce il rischio con animali pericolosi come serpenti e scorpioni?
Sono io che rappresento un rischio per loro! Ragiono sempre all’inverso.
Comunque la conoscenza delle loro abitudini e l’allenamento a conviverci insieme riduce al 99.9% ogni rischio. Accetto il fatto che loro sono indifferenti alle mie conoscenze e alla mia presunzione di poter gestire tutto in base alle mie esperienze e a quanto viene scritto sui libri in tema di animali pericolosi. Certo, uno scorpione posso farmelo camminare sul viso. Un serpente nascosto sotto la sabbia lo posso prendere a mani nude. Ma per cosa poi... solo la gratificazione personale.
Accetto quindi il fatto di essere a casa loro e io a casa mia in quel momento. Rispetto reciproco.
Il bagaglio che si porta dietro in che cosa consiste e quanto pesa?
Circa 18-24 kg a seconda dell’acqua contenuta. Farmaci (antibiotici – antidolorifici – anticoagulanti – adrenalina in caso di shock anafilattico). Pannellino solare per ricarica batterie, acqua, cibo. Telefono satellitare, gps, specchietto, fischietto, coltellino mini, nastro adesivo, qualche fascetta da elettricista. Sacco a pelo ultra leggero. Occhiali da sole e maschera protettiva in caso di forte vento o tempeste di sabbia.
E molta molta pazienza…
Foto: Massimiliano Calderan