Nei mesi scorsi avevamo scritto che il lockdown era stato più dannoso che inefficace (v.articolo), ma anche che il coronavirus circolava in Cina già all’epoca della Coppa del Mondo di Basket, di cui un gruppo ha giocato a Wuhan, dell’Open femminile di tennis e dei Giochi militari, entrambi tenuti nel capoluogo dello Hubei tra settembre e ottobre 2019 (v.articolo). Avevamo, più di recente, parlato della conoscenza del coronavirus ben prima del 31 dicembre (v.articolo).
La seconda parte dell’intervista al prof. Bassetti ci porta significative conferme alle nostre indagini, ma arricchisce anche la nostra conoscenza come solo un infettivologo di questa levatura può fare.
Professore, quando ha sentito parlare la prima volta del COVID-19 ovvero di questo nuovo coronavirus?
Guardi ero in vacanza in montagna intorno al 20 dicembre Anzi, forse qualche giorno prima: intorno alla metà del mese di dicembre c'erano state le prime segnalazioni sulle riviste internazionali.
Da quando circolava secondo lei?
È molto difficile stabilirlo. In una prima fase credevo molto ai cinesi, oggi devo ricredermi: ci hanno raccontato un sacco di balle!
Credo che ragionevolmente i casi cinesi risalgano intorno a settembre-ottobre del 2019. Proprio in quel periodo c'è stata una serie di grandi manifestazioni di tipo sportivo, fra cui proprio i Giochi Militari. È probabile, secondo me, che si possa far risalire ad allora l'inizio della circolazione del virus, quando molte persone sono andate lì (a Wuhan, ndr) e probabilmente sono state infettate.
I casi delle RSA, delle navi da crociera, adesso anche dei mattatoi. Perché la circolazione del virus in questi ambienti è avvenuta in modo così rilevante? Per degli errori gestionali?
I mattatoi, così come un mercato cinese, non sono altro che luoghi in cui c'è probabilmente una bassa attenzione all’igiene. Se lei va a guardare cosa succede in un mattatoio, per quanto uno cerchi di mantenere misure adeguate di isolamento e quant'altro, non credo che si riesca più di tanto a usare i guanti, mascherine, ecc. Immagino quindi che nel Mattatoio come nel mercato ci sia una grande vicinanza tra le persone per cui basta anche un infetto perché il virus passi ad altri facilmente.
Ripeto quello che ho detto tante volte: siamo in una fase in cui bisogna stare attenti a questi focolai. Tuttavia, un conto è un focolaio interno ad una RSA che va a colpire soggetti fragili che possono morire rapidamente, un conto è un focolaio in un mercato o in un mattatoio. Hanno significati patologici diversi.
Attenzione: noi dobbiamo sempre spiegare che cosa vuol dire "avere un focolaio": per esempio, in Cina non mi risulta che ci siano persone in terapia intensiva che stanno morendo. Stiamo parlando di asintomatici: bisogna vedere anche che valore puoi dare a tutto questo perché oggi l’OMS sta in qualche modo dicendo che gli asintomatici forse non sono poi così "trasmettitori" come abbiamo pensato negli ultimi quattro mesi. Quindi, avere cento persone con tampone positivo non vuol dire immediatamente avere un focolaio: avere un focolaio vuol dire avere cento persone che vanno in ospedale col COVID o che vanno dal loro dottore con sintomi compatibili con il COVID. Bisogna chiarire bene questo concetto perché altrimenti rischiamo di confondere le cose.
Di tutte le misure prese in questi mesi di lockdown quali sono state secondo lei veramente efficaci? Penso soprattutto alla chiusura delle scuole dell'infanzia se ha avuto un senso.
Le più efficaci sono state quelle che hanno rinforzato la rete ospedaliera. Queste sono state le uniche che hanno consentito veramente di gestire il problema: aumentare posti in terapia intensiva, assumere medici, infermieri, operatori sanitari e in generale potenziare i percorsi, le ambulanze, comprare ventilatori, potenziare i laboratori di virologia dove fare i tamponi ecc. In questo siamo stati molto bravi, devo fare un plauso.
Quanto al resto, abbiamo chiuso le scuole ma non abbiamo chiuso gli anziani a casa. Dove crede che siamo stati i bambini che non sono andati a scuola? Coi nonni! Mentre la gente tornava a lavorare, i bambini dove stavano? Se vogliamo sostenere che i bambini sono un problema, perché sono quelli che trasportavano il virus, dove non li mettiamo? A casa con i nonni???
I bambini non sono un problema, se lo fossero stati, avremmo fatto un disastro! Abbiamo detto che in quel momento avevamo tutte le intenzioni di mettere i bambini a casa lontano dai nonni, ma l’unico provvedimento preso è stato la chiusura delle scuole, in una società come la nostra che è basata sulla famiglia allargata, col nonno, lo zio e magari un genitore.
Il lockdown, specificamente…
Secondo me tante cose fatte, come anche il lockdown, sono state eccessive. Avremmo probabilmente potuto ottenere gli stessi risultati senza devastare l'economia del nostro Paese se avessimo detto: "mettiamo la mascherina!", "teniamo il distanziamento fisico!" o "teniamo a casa tutti gli anziani e facciamo uscire una volta la settimana gli immunodepressi!". Tutto questo avremmo potuto farlo salvaguardando la parte produttiva del Paese.
Come capacità di reagire siamo poi l'ultimo paese che riapre. Lo stiamo facendo troppo lentamente: con la scusa dello smart working, ormai c'è una fetta di gente che non fa niente da mesi. Questo, lo dico anche se non faccio il politico, non ce lo possiamo permettere!
Nessuno ha mai chiesto a me come epidemiologo cosa ne penso: perciò, chi ha fatto certe scelte, se ne assumerà la responsabilità.
Il dibattito sul Lockdown non è un dibattito che fa Bassetti con lei, è un dibattito che c'è tutto il mondo. Quali sono i benefici? Quali sono rischi? Se lei guarda al mondo nessuno ha fatto come noi. Non ha fatto come noi la Germania. Non ha fatto come noi la Spagna. Non parliamo della Svizzera dove sono stati bravissimi a gestire focolai molto grandi. Non hanno chiuso gli alberghi, non hanno mai chiuso la gente in casa.
Se lei guarda la legge dello Stato, si parla di "più posti in terapia intensiva" ma nessuno si è occupato di una cosa fondamentale: le "malattie infettive". Da noi l'ultima legge fatta in Italia sulle malattie infettive è la legge 135 del 1990 definita "legge AIDS": da allora i reparti sono stati costruiti con una concezione di 30 anni fa che, evidentemente, non è più idonea. Oggi ci hanno riammodernato al volo mentre bisognerebbe fare un piano Marshall per gli investimenti nelle malattie infettive. Attenzione, non solo nei reparti ma anche nel personale, nella cultura infettivologica sul territorio. Questo lo fai soltanto con una legge che preveda investimenti corposi: finché, non farai questo ti troverai sempre a fare degli interventi di fortuna.
Bisogna fare un investimento sul lungo termine non nel breve: dobbiamo pensare a investire nella prossima pandemia, da qui a dieci anni, non solo per la seconda ondata in autunno. Se no, magari tra appena due anni, ci ritroviamo senza un piano pandemico, senza posti, senza infettivologi, ecc.
Una domanda specifica per il settore della difesa: come possiamo gestire le grandi navi, le caserme, in modo tale che il sistema per così dire non si blocchi?
Secondo me, possiamo applicare soluzioni molto simili a quelle che noi oggi utilizziamo degli ospedali e che sono disponibili anche fuori. Voglio dire che tutte le persone che salgono su una nave potrebbero essere testate per vedere se hanno il COVID e, quindi, in qualche modo evitare che il virus entri.
È evidente che su una nave non è piacevole avere anche una epidemia influenzale. I militari dovrebbero essere vaccinati contro le influenze. Fino a quando non ci sarà un vaccino per il COVID, dovranno fare la loro parte per prevenire, per evitare che mezzo al mare ti capiti di avere il 15-20% dell'equipaggio positivo. L'unico metodo sicuro è lo screening, cioè fare il test sierologico rapido contestualmente al tampone. Roba da pochi euro…
Non esiste un vaccino per gli altri coronavirus. Questo sarà il primo?
Questo sarà il primo ma tutto questo sarà possibile perché c'è tutto un lavoro pregresso. C'è oggi gente che si stupisce quando dici che ci sarà il vaccino e non c'è stato prima per gli altri coronavirus. Non c'è stato per il virus della Sars perché è sparito ma tutto il lavoro fatto non si è buttato ma è stato recuperato per il COVID.
Buona parte di quello che avremo a breve non è soltanto legato a questo nuovo coronavirus. Sarà frutto di tutto il lavoro precedente.
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