Coronavirus: gestione e malagestione delle navi. Chi lavora nelle FFAA dovrebbe leggere questa intervista

(di David Rossi, Gino Lanzara)
12/06/20

I lettori hanno seguito su Difesa Online e sugli altri media i massacri di anziani nelle RSA, ma anche nei centri di dialisi e negli ospedali, così come il dilagare della pandemia sulla nave da crociera Diamond Princess e sulle portaerei nucleari USS Roosevelt  (foto) e Charles De Gaulle. In queste ultime il COVID-19 ha provocato un danno strategico importante per il mondo occidentale: in altri tempi, avrebbe potuto trovare il blocco sovietico pronto a reagire. Stavolta, Russi, Cinesi e Iraniani tengono le loro flotte in porto per paura della pandemia.

Abbiamo deciso di parlare dei rischi di diffusione del coronavirus in ambienti chiusi come le navi, delle strategie di gestione del rischio e di altre problematiche relative al Sars-Cov2 col dott. Pasquale Mario Bacco. Ne è venuto fuori un colloquio che riteniamo molto significativo...

Rossi: Parliamo del caso della Diamond Princess, un ambiente chiuso tenuto in isolamento per quasi un mese prima che il mondo aprisse gli occhi sui pericoli della pandemia. Quanto ha influito sulla conoscenza del COVID-19?

Il virus era già sicuramente conosciuto prima delle date che noi abbiamo: quindi, il caso della Diamond Princess non ha aggiunto niente di specifico.

Per le conoscenze sul virus sono stati fondamentali gli studi in vitro in laboratorio.

Rossi: Secondo l'OMS (e più modestamente anche Difesa Online) oltre la metà delle morti in Europa sono avvenute nelle RSA. Come circola il virus in questi ambienti?

Il Sars-Cov2 non è mortale da solo in soggetti in buona salute, ma lo diventa quando abbiamo patologie concomitanti o quando c'è una risposta immunitaria meno efficace come capita nei soggetti anziani.

In pratica nelle RSA, questi anziani - lasciati senza misure di sicurezza - è come se fossero stati condannati a morte, anche perché in questo caso certamente un ruolo importante lo ha avuto anche la carica virale, che essendo al chiuso si è auto potenziata. 

Lanzara: Francia, USA (ed anche l’Italia, anche se se ne è parlato di meno…), hanno avuto problemi con grandi unità navali operative. Come sarebbe stato possibile prevenire? E soprattutto, com'è possibile intervenire per preservare salute ed operatività di navi ed equipaggi?

Negli spazi chiusi, come nelle navi, bisogna realizzare interventi preventivi, basati su test sierologici rapidi bisettimanali e sanificazione degli ambienti.

Non serve caricare il personale di mascherine e guanti. Sono efficaci, invece, l’uso di igienizzanti, il controllo giornaliero della temperatura corporea, la ventilazione ove possibile e la sanificazione periodica.

In caso di positività̀ accertata, se il soggetto è asintomatico o con debole sintomatologia, è necessario il suo isolamento, con controllo continuo dell'ossigenazione e terapia sintomatica, così come la sanificazione giornaliera degli ambienti. È raccomandabile il controllo sanitario per il resto del personale con profilassi estesa con idrossiclorochina.

Rossi: Potrebbe spiegare meglio perché sconsiglia la mascherina al personale?

L’utilizzo della mascherina all’interno degli spazi chiusi creerebbe due conseguenze importanti: vere concentrazioni di microrganismi davanti bocca e naso dovuti all’innalzamento delle temperature in seguito al continuo utilizzo e il verificarsi di casi di ipercapnia che durante il lavoro possono essere addirittura fatali.

Lanzara: Dottore, quanto oggettivamente si sa sul virus e sulle sue capacità di mutazione?

Rispetto al virus originario è nettamente mutato, anche se soprattutto sugli introni, cioè̀ regioni del genoma che non producono poi grandi differenze concrete. 

Lanzara: Scientificamente, cosa c'è da aspettarsi da una seconda ondata?

Alzando la temperatura di 2 gradi in laboratorio il 52% dei ceppi muore, il 48% si muove molto di meno. Quindi il virus supererà in parte questo periodo climatico e tornerà di sicuro.

Come tornerà in termini di letalità e mortalità, oggi non si può dire. Sicuramente troverà̀ una grande quantità di immunizzati che renderà molto più complicato la diffusione. Oltretutto, ora anche in termini di terapie sappiamo come comportarci.

Lanzara: Il lettore medio di Difesa Online (e non solo) è nel dubbio perché il mondo scientifico ha dato diverse interpretazioni sull’origine del virus. Se c'è, quanto c'è di manipolato? E se no, se è tutto naturale, cosa dobbiamo aspettarci?

Il virus non presenta nessun caratteristiche di virus prodotto in laboratorio. Il virus deriva sicuramente da un fenomeno di spill-over.

Lanzara: Ritorno sulle navi (deformazione professionale). Spazi stretti, coabitazione forzata, ventilazione interna come la coabitazione. Oggettivamente, come si potrebbe fare?

È chiaro che gli ospiti devono seguire le linee guida utilizzate da tutte le aziende:

Misurazione temperatura, igienizzazione mani, minima distanza di sicurezza.

Lanzara: Sempre dal punto di vista scientifico, quali sono le differenze tra l'epidemia del 57 e questa? Una profilassi vaccinale avrebbe effetto?

La pandemia del 1957 è simile, perchè il virus anche in quel caso aveva una scarsa mortalità e letalità, difatti causò decesso soprattutto in soggetti anziani e con patologie concomitanti.

Considerando il grado di mutazione del virus, il vaccino rappresenta un elemento terapeutico difficile da realizzare ed in ogni caso molto poco utile, in quanto creerebbe una immunità molto breve.

Foto: U.S. Navy