Intervista al c.te della Scuola di Aerocooperazione, gen. Fabio Giunchi

02/10/14

Non me ne abbiano i docenti od i frequentatori ma se c'è un nome che meno rende giustizia alle straordinarie attività di un istituto, questo è il caso della "Scuola di Aerocooperazione". La prima volta che ne ho sentito parlare sono partito prevenuto nei confronti di termini così poco accattivanti.

Leggendo e pubblicando notizie ho tuttavia scoperto che i corsi che vi si tengono sono semplicemente all'avanguardia e di valore fondamentale nelle moderne operazioni militari. Ed in futuro tale importanza sarà ancora maggiore.

Nel 2011, durante una visita a Camp Arena (Herat), ho avuto modo di apprezzare il centro di elaborazione e studio delle immagini provenienti da velivoli come gli AMX, aggiornati con moderni pod digitali, o i Predator. Un salto epocale se pensiamo che fino a pochi anni addietro si utilizzava ancora la pellicola! Di quella risorsa mi colpì sopratutto la capacità degli operatori: militari che proteggevano la popolazione e, non di rado, i colleghi a terra analizzando ed elaborando riprese e sequenze di immagini per favorire operazioni o prevenire attacchi IED ed imboscate.

In Italia il luogo in cui si formano figure come quella dell'analista delle immagini telerilevate, dell'addetto alla sala operativa o del controllore aereo avanzato - solo per citarne alcune - è la Scuola di Aerocooperazione di Guidonia (RM).

Il generale Fabio Giunchi, il comandante, ci ha accolto con cortesia e disponibilità eguagliate dallo staff dell'istituto.

Andrea Cucco