(Intervista rilasciata a margine del primo evento della XVIII Legislatura targato "Intelligence Collettiva", v.articolo)
Sottosegretario Tofalo oggi abbiamo parlato di processi di digitalizzazione e del sempre maggior investimento, promesso da questo governo in continuità con i precedenti, in tecnologie informatiche da parte della pubblica amministrazione. Pensando ai vari asset strategici dello Stato, non ultime le forze armate, lei non crede che questo trasferimento sul digitale possa esporre l’Italia sempre più ad attacchi informatici ai quali il Paese non è pronto?
Il Paese è sempre esposto a minacce e pericoli, ma questo non può essere un alibi per chi vuole frenare l’innovazione tecnologica. Oggi abbiamo presentato a questo settimo evento sull’intelligence collettivo un approfondimento sulla tecnologia blockchain che, come abbiamo visto, può fornire grande duttilità e trasparenza fornendo servizi alla pubblica amministrazione. Noi oggi ne abbiamo parlato come meccanismo per monitorare le fake news ma anche come possibile supporto alla costruzione dell’identità digitale, nonché come strumento possibile per realizzare il voto partecipato online: proprio oggi non posso non citare Gianroberto Casaleggio che fu il primo ad intuire le potenzialità della piattaforma Rosseau, oggi uno strumento di democrazia partecipata che può essere implementato anche dalla tecnologia blockchain.
Quindi in qualche modo questo processo di democrazia diretta iniziato dal Movimento 5 stelle potrà diventare un modello per lo Stato? Penso per esempio all’introduzione del voto elettronico...
Sicuramente si. Già ci sono state delle applicazioni, come durante il referendum in Lombardia con l’I-voting, diverso sottolineo dall’ E-voting, e quindi ci sono dei passi in avanti. In ogni elezione politica o amministrativa ci sono molto spesso indagini che si aprono su presunte situazioni anomale, quindi magari lo strumento del voto elettronico al servizio della pubblica amministrazione può prevenire questi problemi.
I nostri lettori sono interessati ai temi della Difesa. Il Movimento 5 Stelle si è contraddistinto negli anni per le sue posizioni un poco critiche verso la Difesa italiana e in particolare sul coinvolgimento militare del nostro Paese all’estero. Qual’ è la vostra idea sulle missioni italiane, anche nel quadro del framework delle iniziative esistenti a giuda Unione Europea o Nazioni Unite che vedono attualmente impegnati i nostri uomini, sia militari che civili?
Noi nei primi anni all’opposizione abbiamo avuto è vero un approccio molto critico, una critica dovuta al fatto che il governo non forniva le giuste risposte e i giusti dati al Parlamento e quindi al popolo sovrano. Noi, come ha già detto il ministro Trenta, saremo molto attenti ad analizzare ogni situazione e decideremo di volta in volta per ogni scenario. È chiaro che oggi come governo abbiamo a disposizione finalmente tutti i dati, anche quelli riservati e segreti, e quindi il presidente del Consiglio e il ministro della Difesa potranno prendere le decisioni più opportune e con più consapevolezza. Oggi avendo un quadro informativo più chiaro possiamo fare scelte sicuramente più attente.
Va bene, mi permetta un’ultima domanda...
...si vorrei aggiungere un’altra cosa che credo sia importante. Noi siamo al governo con un’altra forza politica con cui abbiamo scritto un contratto con punti ben precisi, anche sulla Difesa. Quindi non c’è nulla di critico, ogni cosa verrà valutata nel merito.
Una domanda sull’Unione Europea. Questo governo ha un rapporto non facile con l’UE e ci sono tanti dossier aperti contemporaneamente: immigrazione, economia e difesa. Negli anni scorsi Federica Mogherini, Alto Rappresentante per la politica estera e di difesa, si è spesa molto per una cooperazione rafforzata tra Paesi europei mirata soprattutto a ricerca e sviluppo di tecnologie militari. Visto che questo governo è in discontinuità con i precedenti sia in materia economica che migratoria, cambierà anche il sostegno italiano a questo progetto?
Sicuramente i dossier aperti sono numerosi. Questo governo vuole affermare qualcosa di molto semplice: noi siamo l’Italia, siamo un popolo sovrano e quindi se diamo soldi alla Comunità europea vogliamo dire la nostra sui tavoli che contano. Noi difenderemo la volontà del popolo italiano che questo governo esprime.
Per quanto riguarda la Difesa comune europea questo è un tema dibattuto da anni e il primo documento ufficiale è stato quello sulla sicurezza cibernetica, un nuovo codice che viene applicato da due mesi anche in Italia. Questo forse è stato il primo vero atto di difesa comune. Si sta discutendo molto sul resto, ci sono molti fondi che vanno intercettati e sicuramente noi entreremo sulla partita prepotentemente. Questo non solo sugli armamenti, direi che noi siamo concentrati soprattutto sulle tecnologie per la Difesa da utilizzare sia in ambito militare sia nel comparto civile, il così detto “dual use”. Il governo ha già detto chiaramente di voler proseguire su questa direttrice e quindi continueremo su questa strada.