Maria Tripodi è capogruppo di Forza Italia nella Commissione Difesa della Camera dei Deputati. Nei giorni scorsi ha annunciato di voler presentare un’interrogazione parlamentare sull’EII, European Intervention Initiative, iniziativa multilaterale di diversi Paesi europei sostenuta dalla Francia, che mira a creare un primo nucleo di intervento rapido per crisi in zone operative. Questo progetto dovrebbe essere connesso all’insieme di iniziative per la Difesa proposte in sede europea in questi mesi1. Finora al progetto hanno aderito Gran Bretagna, Francia, Germania, Belgio, Portogallo, Danimarca, Estonia e Olanda, mentre il governo italiano non si è ancora espresso.
On. Tripodi lei ha annunciato recentemente all’ANSA di voler presentare un’interrogazione parlamentare sull’assenza italiana alla European Intervention Initiative, iniziativa di intervento rapido che assicurerebbe il dispiegamento di soldati europei in zone di crisi all’estero o in caso di disastri naturali all’interno dell’Unione. Ci può dire di più su questo progetto?
Certamente, mi sembra un atto più che doveroso richiedere un chiarimento al Governo e lo farò come capogruppo già in Commissione per due ordini di motivi: il primo perché l’Italia è uno dei Paese fondatore dell’Ue, da sempre protagonista delle Missioni Internazionali ed invece attualmente si ritrova spettatrice e marginalizzata in un periodo storico costellato da diversi rischi per la sicurezza. Il secondo è perché è necessario capire come mai, dall’interesse iniziale manifestato dal Governo Italiano, per un accordo che di fatto è il primo passo verso la difesa militare comune europea, si è passati al silenzio.
L’assenza italiana è abbastanza sorprendente. In effetti tutti i Paesi dell’Europa occidentale aderiscono, tranne noi. Quale pensa sia la ragione?
Credo sia opportuno, al netto delle ipotesi, prendere coscienza del fatto che il ruolo del nostro Paese è passato da protagonista dello scacchiere internazionale con lo spirito di Pratica di Mare (dove Silvio Berlusconi fu il promotore dell’ Accordo tra Bush e Putin che consentì un allargamento del Consiglio della Nato alla Federazione Russa), ad anello debole e isolato, che subisce e accetta decisioni altrui, condizione troppo spesso verificatesi negli ultimi anni.
Recentemente Difesa Online ha intervistato il sottosegretario Angelo Tofalo (v.articolo), il quale ha assicurato che l’Italia continuerà a contribuire allo sviluppo di una cooperazione rafforzata europea sulla Difesa. Pensa che questo governo sarà coerente con il programma sottoscritto tra Lega e Cinque Stelle o che la mancata ratifica di questa iniziativa sia un segnale di un progressivo disimpegno dai progetti europei che si stanno concretizzando?
Sicuramente la mancata ratifica dell’EII è un campanello di allarme, tenuto conto come ho spiegato precedentemente del ruolo dell’ Italia. Tuttavia a prescindere dalla diversità di pensiero e colore politico, auspico vivamente che il Governo non disattenda gli impegni che il Paese deve onorare, sarebbe un danno enorme in termini di credibilità, affidabilità e prestigio.
Le proposte di Difesa Comune, così come quelle di riforma della governance economica, vengono principalmente da Berlino e Parigi, mentre Madrid tenta di prendere il posto al tavolo prima occupato dall’Italia. Che tipo di politica europea si auspica Forza Italia in questa situazione?
Per uscire da una situazione complessa come quella descritta, bisogna puntare su quell’europeismo caro ai Padri Fondatori, molto diverso da quello odierno, troppo spesso caratterizzato da rigidi vincoli burocratici. Forza Italia crede nell’Ue, da sempre è parte del PPE, la più grande famiglia della democrazia e della libertà in Europa e ha l’onore di essere rappresentata nella massima Assise dall’altissimo profilo di Antonio Tajani. Non possiamo che auspicare al netto delle problematiche contemporanee la piena realizzazione politica di un’Europa che sia forte e unita dall’Atlantico agli Urali e non assoggettata alla supremazia o ai rapporti di forza di singoli Stati. Naturalmente l’Italia deve recuperare la centralità perduta, essere credibile e giocare un ruolo da protagonista e non da anello debole del sistema.
1 Attualmente è allo studio la possibilità di far figurare l’EII come cooperazione europea rafforzata senza sacrificare la presenza inglese in caso di Brexit.